"AMERICA FIRST" OR "ISRAEL FIRST???
Giannina Puddu, 27 giugno 2025.
E' dal 1992, che Benjamin Netanyahu prevede che l'Iran avrà un'arma nucleare "entro tre o cinque anni", quindi, l' Iran avrebbe potuto avere la sua atomica, nel 1997, nel 2004, nel 2009, etc....
Lo ripete come un mantra quando gli torna utile.
Come adesso per giustificare il suo attacco all'Iran e per trascinarsi dietro l'uomo dell' "America First", Donald Trump.
E, abbiamo visto che, almeno fin qui, Trump si è lasciato trascinare, deludendo molta parte del suo elettorato, tanto da bombardare l'Iran anche se limitandosi ad attacchi con il bisturi e neanche sappiamo quanto sia sceso nella profondità delle viscere iraniane e provocando quali danni reali...
Gli attivisti di CODEPINK hanno organizzato una protesta, chiedendo al governo statunitense di interrompere il suo sostegno a Israele.
Hanno scritto:
Mentre il mondo assiste agli attacchi immotivati di Israele contro l'Iran, alimentati da decenni di propaganda, dobbiamo chiamarli con il loro vero nome: fascismo in azione.
L'Iran ha agito solo in difesa della propria sovranità, dopo aver subito continue provocazioni da parte di Israele e degli Stati Uniti.
Lanciando questi attacchi contro l'Iran, comprese le operazioni all'interno del Paese, Israele e gli Stati Uniti stanno ancora una volta dimostrando il loro disprezzo per il diritto internazionale. L'attacco in corso rappresenta una grave escalation:
- Violazione dell’articolo 2 (4) della Carta delle Nazioni Unite: un attacco israeliano sul territorio iraniano senza l’autorizzazione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite o una chiara prova di una minaccia imminente costituisce un uso illegale della forza.
- Violazione della sovranità dello Stato (diritto internazionale consuetudinario): condurre operazioni militari all'interno dell'Iran costituisce una violazione della sua sovranità.
- Violazione dell'articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite (diritto all'autodifesa): Israele non può legalmente rivendicare l'autodifesa in assenza di un chiaro e imminente attacco iraniano.
- Violazione del Diritto Internazionale Umanitario (DIU): l'attacco ha causato vittime civili e ha preso di mira infrastrutture senza alcuna dimostrata necessità militare. Anche quando Israele afferma di aver preso di mira scienziati nucleari, questi scienziati sono civili che vivono tra civili!
- Violazione della risoluzione 3314 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (definizione di aggressione): un attacco contro uno Stato sovrano senza giustificazione legale rientra nella definizione di aggressione.
Chiariamoci: non è stato l'Iran a provocare tutto questo.
Stati Uniti e Iran erano in realtà nel bel mezzo di negoziati quando Israele ha lanciato i suoi attacchi.
Perché il New York Times non lo denuncia? Perché non cita i fatti, non chiede conto e non sollecita la diplomazia? L'ipocrisia della pubblicazione e la sua storia di riecheggiare la propaganda ufficiale non sono solo irresponsabili; sono mortali.
Lo abbiamo già visto. Il ruolo del New York Times nel fabbricare il consenso per l'invasione dell'Iraq nel 2003 ha contribuito a rendere possibile una guerra basata su menzogne, una guerra che ha ucciso oltre un milione di iracheni e ne ha sfollati altri milioni.
Ora, mentre gli Stati Uniti usano Israele come strumento per attaccare l'Iran, il pubblico americano si rivolge di nuovo al Times e, ancora una volta, il Times sta alimentando la violenza attraverso omissioni, eufemismi e linguaggio passivo.
Anche se gli Stati Uniti negano il coinvolgimento diretto negli attacchi, i fatti, insieme alle dichiarazioni del Presidente Trump, raccontano una storia diversa.
Questa non è una risposta difensiva. È premeditata e offensiva. Secondo quanto riferito, i funzionari statunitensi sono stati informati in anticipo dei piani di Israele.
Le ambasciate sono state evacuate. I sistemi di difesa aerea sono stati riposizionati. E, naturalmente, Israele ha portato a termine questa operazione criminale utilizzando armi e aerei forniti dagli Stati Uniti.
Washington è più che complice; è un attore attivo in questa escalation.
Negli USA, una delle lobby più potenti, se non la più potente, su questioni internazionali è quella filo-israeliana.
Ben finanziata e politicamente influente, la lobby filo-israeliana è una forza importante negli affari esteri americani che mira a continuare il sostegno militare e fiscale degli Stati Uniti allo stato-nazione ebraico.
La lobby ha ottenuto recentemente un successo politico con l'amministrazione Trump, che ha trasferito l'ambasciata statunitense in Israele dalla capitale riconosciuta a livello internazionale di Tel Aviv a Gerusalemme, una mossa a lungo sostenuta da alcuni membri della lobby filo-israeliana.
In questo contesto opaco, almeno in relazione alla politica estera americana, viene da chiedersi se sia "America First" o "Israel First"...