Analisi tecnica e non fondamentale del nuovo Governo

Dal contrasto alla crisi economica a quello della crisi sociale e di sovranità. Appare questa una linea guida del programma del nuovo Governo. Propongo poche valutazioni in un’ottica tecnica, organizzativa e comportamentale, non troppo politica.

L’infusione dell’ottimismo è palese nelle intenzioni di chi è al Governo, ma sottostima le tensioni latenti nei partiti che lo supportano. Si evidenziano strategie non parallele; chi è entrato ipotizza di concretizzare importanti soluzioni (anche non numerose) per alcuni problemi chiave, mentre chi è rimasto in Parlamento (quando non addirittura fuori da questo) privilegia la speranza di risultati scarsi o nulli per trarne forza per l’inevitabile tornata elettorale che seguirebbe la chiusura celere di questa esperienza.
Nessuna scelta è perfetta e tutte le proposte possono essere contestate; non possiamo peraltro sottostimare l’equilibrio del progetto di Governo, teso verso un miracolistico esito: combinare attese delle parti che concorrono senza enfatizzare quelle che si scontrerebbero con i dinieghi più sostanziali della parte avversa. Un doppio-doppio equilibrio, miracolo della fisica, soprattutto in un contesto non razionale.
Suggerisco un’ipotesi verificabile entro l’inizio del week-end di Ferragosto (9 agosto = 100 giorni); le misure più necessarie (ovviamente anche urgenti), quelle più al limite dell’accordo e, se possibile, quelle più numerose debbono essere impostate, discusse e approvate entro questa scadenza; senza un risultato concreto, l’esperienza verrebbe aggredita dai suoi detrattori generando condizioni difficili e pericolose per l’autunno 2013.

Un altro profilo concerne la sostenibilità finanziaria delle misure da adottare:
a)    aumentare le imposte (anche sostitutive di altre) può determinare, come finora, diminuzione degli introiti attesi, causa minore denominatore della base di calcolo;
b)    le soluzioni migliori (revisione del TUIR e dell’IVA e contrasto più corretto all’evasione fiscale) operano nel medio periodo oltre i 18 mesi target;
c)    senza mutamenti delle regole europee non vi sono prospettive utili; peraltro mai come ora vi è convergenza possibile in tal senso per impostarle; tuttavia, tali misure potranno essere possibili solo dopo le elezione tedesche, quindi ancora in autunno;
d)    sarebbe utile una spending review operativa della spesa pubblica (non da libro bianco) del 10% (60 mld€); possiamo tentarne – forse - una da 30, senza illusioni da cespiti patrimoniali.
Si percepisce la “voglia di consenso” da parte di circa il 70% dei poteri di voto; per taluni (il 25 % di questi) è forzata, temporanea e pronta a sciogliersi; un’ulteriore pressione verso la celerità delle proposte più necessarie.
Se dovessi valutare la composizione del Governo, sempre nell’ottica del mio anomalo criterio di osservazione, la definirei densa di flessibilità inusuali; manca la composizione dei sottosegretari per poter avere maggiore convinzione al riguardo, ma sono assenti gli estremi delle parti e presenti operatori, sia pur non entusiasti, del dialogo. Restano incrostazioni strutturali e il timore di ciascuno di favorire successi degli altri (temendo di non essere capace di conseguire i propri).
Soluzione idealmente pessima, l’unica possibile, quindi democratica perché riproduce l’incertezza del popolo circa il modo in cui farsi governare.

di GIUSEPPE G. SANTORSOLA
Professore Ordinario di
Economia degli Intermediari Finanziari.
Università Parthenope di Napoli
santorsola@uniparthenope.it

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