CASSA FORENSE. PIU' DONNE E PIU' PENSIONATI...

CASSA FORENSE. PIU' DONNE E PIU' PENSIONATI...

Trento, 23 maggio 2023. Di Paolo Rosa, avvocato Foro di Trento. Esperto in Diritto del Lavoro e Previdenziale.

Cassa Forense, come tutte le altre Casse, rientra nell’elenco delle amministrazioni pubbliche alla voce “enti nazionali di previdenza e assistenza sociale” (Istituto Nazionale di Statistica – elenco delle amministrazioni pubbliche inserite nel conto economico consolidato individuate ai sensi dell’art. 1, comma 3, della legge 31.12.2009, n. 196 e successive modificazioni).

Le Casse dei professionisti sono caratterizzate da un quadro normativo di riferimento molto complesso e in continua evoluzione.

Dopo la privatizzazione, di cui al d.lgs. 509/1994 e 103/1996, sono andate incontro ad un processo legislativo di ripubblicizzazione in considerazione della finalità di rilievo nazionale e comunitario da loro perseguita.

Oggi si cerca, da un lato di arrestare il processo di ripubblicizzazione in corso, e dall’altro di aumentare la loro autonomia.

Gli aspetti demografici e reddituali sono due passaggi fondamentali per la sostenibilità di lungo periodo delle Casse di previdenza dei professionisti avendo, volontariamente, rinunciato alla garanzia finale dello Stato.

Cassa Forense, come vedremo nell’espressione dei numeri, denuncia una diminuzione degli iscritti, la progressiva femminilizzazione della professione, un aumento del reddito medio, un aumento dei pensionati.

La diminuzione degli iscritti è un dato reale perché, nell’ultimo ventennio, vi è stata una progressività geometrica nel numero degli iscritti a fronte di una diminuzione della popolazione italiana nel suo complesso. Il reddito medio degli italiani è più basso di 30 anni fa di almeno € 150,00 in termini reali rispetto al 1995.

Questa dinamica molto negativa, registrata dall’indagine ConfcommercioCensis, tiene inoltre conto del progredire dell’inflazione.

L’aumento del reddito medio dell’avvocatura italiana dovrà pertanto essere attentamente monitorato anche in considerazione che il reddito medio delle donne non va oltre il 50% rispetto a quello dei colleghi maschi e questo è un problema che Cassa Forense non può risolvere da sola se non stimolando il Legislatore a garantire una migliore distribuzione dei redditi con politiche attive in favore delle donne.

Il rapporto Censis ha segnalato che all’inizio della carriera il reddito tra donne e uomini è quasi equivalente: successivamente la forbice tende ad allargarsi.

Il 54,2% degli intervistati ha indicato negli impegni familiari e nella difficoltà di conciliare famiglia e professione la causa principale.

Le intervistate donne tendono a rimarcare la presenza di discriminazioni dal lato della clientela (51%) e, soprattutto, a segnalare una valorizzazione non adeguata del proprio lavoro (50,3%).

Sempre dal lato femminile, trovano un minore riscontro le cause che riguardano una sorta di specializzazione delle donne in materie di fatto meno remunerative. Tutti gli aspetti analizzati segnalano però una maggiore esposizione delle donne avvocato a fattori di rischio che possono provenire dall’esterno della professione e che possono essere generalmente ricondotti all’andamento generale delle attività economiche, ma anche a forme di discriminazione della clientela, a una scarsa valorizzazione del lavoro che svolgono le donne, o ancora a impegni familiari.

Tutte queste difficoltà, non basta declamarle ma bisogna affrontarle e possibilmente risolverle così da garantire quella parità di trattamento economico che, visto da Cassa Forense, è fondamentale per la sua sostenibilità nel tempo.

CNF, OCF e COA debbono svolgere il loro ruolo di stimolo al Legislatore per l’adozione di politiche attive in favore della donna avvocato.

Teniamo anche conto dei dati pubblicati dal MEF il 17 maggio 2023 – Ragioneria Generale dello Stato, sui dati contributivi che riporto:

1. Le entrate contributive.

Gli incassi contributivi nei primi tre mesi del 2023 sono risultati pari a 67.004 milioni di euro, in aumento di 3.598 milioni di euro (+5,7 per cento) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

Le entrate contributive dell’INPS ammontano a 60.694 milioni di euro, in aumento di 3.501 milioni di euro rispetto al 2022 (+6,1 per cento), per effetto sia dell’andamento delle entrate contributive del settore privato - in crescita del 5,7 per cento - sia di quello degli incassi delle gestioni dei lavoratori dipendenti pubblici, che osservano un aumento del 6,6 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente.

La crescita rilevata per le entrate contributive delle gestioni dei dipendenti pubblici sconta gli effetti economici dei rinnovi dei contratti del pubblico impiego per il triennio 2019-2021 siglati nel corso dell’esercizio precedente.

I premi assicurativi dell’INAIL ammontano a 3.881 milioni di euro, in aumento di 171 milioni di euro rispetto al mese di marzo 2022. Le entrate contributive degli Enti previdenziali privatizzati risultano pari a 2.429 milioni di euro, in riduzione del 3 per cento rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Nell’analisi di tale andamento deve tenersi conto della non omogeneità dei dati relativi alle due annualità in esame. Infatti, a seguito del trasferimento all’ INPS della gestione sostitutiva dell’AGO dell’INPGI dal 1° luglio 20221, a partire da tale data gli incassi contributivi della predetta gestione sono registrati nelle entrate contributive dell’INPS.

Pertanto, i dati del primo trimestre 2023 degli enti previdenziali privatizzati non includono più gli incassi contributivi della gestione ex-INPGI, che risultano, invece, contabilizzati nell’aggregato in esame nel corrispondente trimestre del 2022».

Vediamo ora i numeri di Cassa Forense che traggo direttamente dalla fonte ufficiale e cioè dal Bilancio consuntivo 2022, da pag. 6 a pag. 14.

Gli scenari demografici e reddituali

La popolazione degli avvocati e praticanti iscritti alla Cassa al 31/12/2022, per il secondo anno consecutivo mostra una flessione nella sua consistenza numerica rispetto a quanto registrato nell’anno precedente. Il numero degli iscritti alla Cassa è passato, infatti, da 241.830 posizioni di contribuenti (iscritti e pensionati contribuenti) presenti al 31.12.2021 a 240.019 posizioni presenti alla data del 31.12.2022, con un decremento di circa lo 0,7%, mentre l’anno precedente la contrazione era stata dell’1,7%).

Negli anni antecedenti il 2021 si era giunti a una stabilizzazione del numero degli iscritti; la contrazione del numero degli iscritti registrata negli ultimi anni è in realtà riconducibile oltre che a una contrazione del numero di nuove iscrizioni, in particolare ad un incremento consistente del numero di cancellazioni/sospensioni dagli albi e, pertanto di cancellazioni dalla Cassa. 

L’evoluzione per il periodo 2010-2022 del numero delle nuove iscrizioni e delle cancellazioni alla Cassa, distinto per genere.

I dati fanno emergere, innanzitutto una prevalenza del genere femminile per entrambi i flussi di entrata e di uscita e, come anticipato, una flessione del numero di nuovi iscritti a cui si associa una importante crescita del numero di cancellazioni che passa da 1.373 del 2010 a 8.698 nel 2022.

L’andamento dei dati di flusso qui riportati ha fatto sì che il tasso medio annuo di crescita degli avvocati italiani nel quinquennio che ha preceduto l’anno 2021 ha mostrato comunque valori estremamente contenuti e inferiori al 2% (0% nell’ultimo anno), niente a che vedere con i livelli dell’8-10% registrati negli anni ‘90.

Tale andamento va comunque contestualizzato nell’analogo andamento del numero della popolazione residente che ha mostrato nel medesimo periodo tassi di crescita in costante diminuzione.

Il grosso afflusso di giovani nuovi professionisti dell’Avvocatura osservato negli anni antecedenti l’approvazione della nuova legge professionale che, a partire dall’anno 2014, ha previsto la contestualità dell’iscrizione agli Albi Forensi con l’iscrizione alla propria cassa di previdenza, ha comunque prodotto un aumento dell’incidenza di avvocati sulla popolazione italiana che, invece, ha mostrato un progressivo decremento: si è passati da circa 1,5 avvocati ogni mille abitanti del 1995 a 4,1 avvocati ogni mille abitanti nel 2020-2022 (con una sorta di stazionarietà negli ultimi sette anni). 

La media di circa quattro avvocati ogni mille abitanti (ormai ferma nell’ultimo quinquennio) è piuttosto alta rispetto agli altri paesi UE, ma la distribuzione del dato a livello regionale evidenzia l’esistenza di realtà molto differenti.

Il “numero di avvocati ogni mille abitanti” vede punte di quasi il 7% per la Calabria, 6,2% per la Campania e 5,9% per il Lazio a fronte dell’1,3% per la Valle d’Aosta, dell’1,7% per il Trentino Alto Adige e il 2,1% per il Friuli Venezia Giulia.

La quota di rappresentanza femminile nella professione forense, fortemente lievitata negli ultimi decenni passando infatti dal 30% del 2001, al 42% del 2011 fino al 47% del 2022  è comunque diminuita rispetto agli ultimi due anni: 48% nel 2021 e nel 2020.

Circoscrivendo l’analisi ai soli iscritti non pensionati e analizzando la distribuzione territoriale degli iscritti alla Cassa al 31/12/2022, emerge che comunque in molte regioni del centro-nord il numero di donne avvocato ha superato il numero dei colleghi uomini.

Insieme all’analisi demografica assume una notevole importanza l’analisi dello scenario reddituale degli avvocati.

Tale indicatore è importante non solo dal punto di vista previdenziale, ma è utile per individuare il livello di sviluppo economico della professione e la sua affermazione sul mercato.

A tal proposito appare indicativo un commento ai dati reddituali dichiarati dagli avvocati iscritti alla Cassa e riportati nella tabella a corredo di questo articolo.

Nella tabella si riporta, per ogni anno considerato, il monte reddituale Irpef complessivamente dichiarato dagli iscritti alla Cassa, il tasso di variazione annuo del monte, il reddito Irpef medio con il relativo tasso di variazione annuo e infine, nell’ultima colonna, l’evoluzione del reddito medio dal punto di vista reale ottenuto mediante la rivalutazione monetaria degli importi all’inflazione annua registrata, così da riportare tutti i valori nella stessa moneta del 2020.

Dall’analisi dei dati risulta che la ricchezza complessivamente prodotta dagli avvocati iscritti alla Cassa per l’anno 2021 ammonta a 9.447 milioni di euro con un forte incremento rispetto all’anno precedente di quasi un miliardo di euro, con un tasso di crescita medio annuo di circa il 10,7%.

Tale ricchezza, che aveva mostrato nell’anno precedente una contrazione del 4,1% quale conseguenza degli effetti negativi legati agli avvenimenti pandemici, mostra quest’anno non solo il recupero di quanto perso ma un ulteriore crescita non legata all’aumento del numero degli iscritti. Si sottolinea difatti come, contestualmente alla crescita del monte reddituale, si rileva una crescita del reddito medio di quasi 5.000 euro per professionista con un tasso di incremento medio superiore al 12%. L’aumento ha effetti positivi anche sull’evoluzione del reddito medio rivalutato che si attesta ad importi in media dichiarati negli anni 2012- 2013.

Può essere interessante inoltre approfondire l’analisi dei redditi prodotti dall’avvocatura non solo con riferimento al suo valore medio ma anche in relazione alla dislocazione territoriale in cui si svolge l’attività professionale e alle caratteristiche demografiche del dichiarante.

Dall’analisi della distribuzione territoriale del reddito medio dichiarato dagli avvocati iscritti alla Cassa Forense emerge una forte dicotomia tra Nord e Sud: le regioni del Nord dichiarano redditi professionali superiori al valore medio nazionale (pari, nel 2021, a euro 42.386), mentre le regioni del centro-sud, fatta eccezione esclusivamente per il Lazio, mostrano importi inferiori a tale valore medio. In tutte le regioni si rileva un aumento del reddito medio professionale dichiarato per l’anno 2021 rispetto all’esercizio precedente. I tassi di crescita più elevati si registrano in Sardegna, Valle d’Aosta, Puglia, mentre aumenti più contenuti riguardano Trentino alto Adige, Veneto e Umbria.

Inoltre, il fenomeno della forte femminilizzazione che ha caratterizzato sempre più, negli ultimi decenni, la professione forense, può costituire un ulteriore elemento di valutazione per gli scenari previdenziali se è vero, come è vero, che il reddito medio delle donne avvocato è inferiore di circa il 50% rispetto a quello dei colleghi uomini.

Gli avvocati di sesso maschile realizzano guadagni di gran lunga superiori rispetto alle loro colleghe, tuttavia l’aumento del reddito professionale Irpef 2021 rispetto all’anno 2020 è stato più elevato per le donne che hanno avuto un incremento medio di circa il 13,2% mentre per gli uomini dell’11,6%.

Si rileva inoltre che negli ultimi otto anni, malgrado i livelli di reddito professionale femminile siano palesemente inferiori a quelli dei loro colleghi uomini, la crescita temporale è avvenuta a tassi più elevati per le donne rispetto agli uomini.

Tuttavia, gli eventi, verificatisi nel corso del 2020 e l’elevato numero di cancellazioni osservate nel corso del 2021 e del 2022, richiedono un attento monitoraggio del comportamento della categoria nei prossimi mesi. Occorre, infatti, tener presente che questa Avvocatura, già soggetta a forti impulsi trasformatori ha subito importanti cambiamenti nei suoi elementi caratterizzanti a causa delle difficoltà riscontrate durante la pandemia.

La tenuta di un sistema previdenziale, pur con la presenza di elevati livelli di patrimonializzazione, che fonda il suo equilibrio su un patto generazionale di finanziamento, è garantita dalla presenza di contingenti di nuova generazione che siano in grado, sia numericamente che nelle potenzialità contributive, di sostituire le generazioni che progressivamente escono dal sistema e percepiscono trattamenti pensionistici.

Pertanto, una buona gestione previdenziale non può prescindere dall’analisi delle trasformazioni demografiche ed economiche della popolazione assicurata. L’insieme di queste informazioni possono fornire utili spunti di intervento agli Amministratori dell’Ente, per eventuali, tempestivi, interventi di carattere strutturale necessari per tenere in equilibrio il sistema previdenziale forense.