Codacons, bloccato il ricorso sui Monti bond e Mps

Il Consiglio di Stato ha respinto la richiesta del Codacons di bloccare in via cautelare i Monti bond emessi da Banca Mps e sottoscritti per 4,071 miliardi dal ministero dell`Economia. I giudici di Palazzo Spada hanno messo in dubbio la legittimità dell`azione intrapresa dall`Associazione dei consumatori.

E adesso la parola torna al Tar del Lazio, che già aveva bocciato l`istanza d`urgenza presentata dal Codacons, questa volta per decidere nel merito del complesso iter d`intervento pubblico a sostegno del gruppo senese, iniziato l`estate scorsa e andato in porto a fine febbraio di quest`anno.

La somma erogata dallo Stato, 4,071 miliardi appunto, su cui grava un interesse iniziale del 9% destinato a salire dello 0,5% ogni due anni fino a un massimo del 15%, è il risultato di 1,9 miliardi dei vecchi Tremonti bond emessi nel 2009, che adesso sono stati estinti, di 171 milioni d`interesse maturato nel 2012 su questi titoli obbligazionari, e di 2 miliardi di nuova liquidità necessaria a rafforzare il patrimonio di Rocca Salimbeni, così da portare sopra il 9% il coefficiente Core Tier 1, come richiesto dall`Autorità bancaria europea (Eba).

Con questa iniezione di denaro, la banca oggi presieduta da Alessandro Profumo e guidata dall`amministratore delegato Fabrizio Viola ha il dossier del potenziamento patrimoniale e, al netto delle inchieste giudiziarie che riguardano la vecchia gestione, può concentrare tutte le energie nella realizzazione del piano industriale, che punta a una redditività del 7% nel 2015, soprattutto grazie ai tagli e all`effcientamento della macchina operativa. Un piano ambizioso, che già nel 2013 dovrà consentire al gruppo di tornare a fare utili per coprire il costo dei Monti bond (circa 400 milioni), in base al quale l`esposizione di Siena nei confronti dello Stato dovrebbe essere riassorbita entro il 2017.

In caso contrario, come previsto dagli accordi, scatterà la nazionalizzazione: il Montepaschi emetterà azioni proprie con cui pagare interessi e rimborso del finanziamento pubblico. È la soluzione meno gradita alla Fondazione Mps, titolare del 34,1% di Banca Mps. Ma è anche un ipotesi che sia Profumo sia Viola hanno più volte detto di voler evitare, impegnandosi a far fronte per cassa agli impegni.

Per questo, la banca sta spingendo sull`acceleratore per concretizzare tutti i punti del piano industriale, dalla chiusura di 400 filiali (100 sono già state eliminate e altre 200 lo saranno nel giro di un paio di mesi) alla riduzione degli organici con 4.600 uscite (la vendita di Biverbanca ne comprende 700, altri 1.600 usciranno in prepensionamento volontario, 1.100 rientrano invece nel piano di esternalizzazione delle attività di back office, a cui si aggiungono i 100 dirigenti tagliati). Un percorso non facile che però Viola dimostra di riuscire a seguire con determinazione. In attesa dei conti 2012, al vaglio del consiglio d`amministrazione giovedì prossimo. Sarà il primo vero banco di prova, a un anno dall`insediamento del nuovo board.

Articolo tratto da Il Sole 24 Ore

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