Grandi opere: è sfida Salini-Astaldi

In seguito al recentissimo ingresso di Salini nel capitale sociale di Impregilo, in Italia il business delle costruzioni generali vede ora due poli aziendali di matrice familiare a contendersi la leadership del mercato: il gruppo Salini, appunto, e quello Astaldi. Astaldi, con un fatturato di 2 milardi e un utile netto di 63 milioni, è considerato l’attuale numero uno; ma Salini, attuale numero tre, è intenzionato a dar battaglia al suo principale competitor partendo proprio dall’acquisizione dell’8,13% del capitale di quella che è considerata la seconda impresa di costruzioni dopo Astaldi, vale a dire Impregilo. L’origine romana, il carattere familiare delle società e le ambizioni di crescita accomunano i due grupopi industriali. Analizziamo, invece, quelle che sono le differenze. Per entrambi pesano molto le attività svolte all’estero ma, mentre Astaldi realizza il 55,2% del proprio fatturato all’estero, per Salini la percentuale estera del fatturato, che è complessivamente di 1,1/1,2 miliardi, sale addirittura al 65%. Astaldi è specializzata nelle grandi infrastrutture di trasporto; basti pensare al fatto che pochi mesi fa era diventata il secondo socio privato dell’autostrada A4 Serenissima, rilevandone l’8% ed ampliando, in questo modo, il suo core-business. Salini è maggiormente focalizzata sulle grandi opere idroelettriche, anche se di recente sta seguendo le orme della rivale nel segmento trasporti. Pietro Salini, a.d. del gruppo omonimo, individua nella dimensione e nella capacità di ‘’fare gruppo’’ un fattore critico di successo per l’affermazione a livello internazionale, ragion per cui vedrebbe di buon occhio evitare una competizione diretta e, invece, creare un ‘’campione nazionale in grado di farsi valere all’estero’’. La filosofia della famiglia Astaldi, invece, valuta meno la criticità della questione dimensionale a favore di quella qualitativa e, a detta del presidente Paolo Astaldi, la qualità del management e di tutto il personale impiegato è in grado di sopperire all’inferiorità dimensionale che le società italiane potrebbero patire nei confronti dei maggiori gruppi stranieri. Tra l’altro si parlava di una fusione tra Astaldi e Impregilo anni fa, ma l’operazione non era andata in porto – secondo Paolo Ansaldi – per una ‘’diversa visione strategica’’. Nell’ambito delle costruzioni sia Salini che Astaldi si sono rivelati gli attori più dinamici e attivi del settore nonostante la delicata fase finanziaria in atto: la prima, ad esempio, con il già menzionato ingresso in Impregilo, arrivato successivamente all’acquisizione di Todini Costruzioni, alla sua ricapitalizzazione e all’assorbimento dei suoi debiti; la seconda con l’acquisizione di Busi Impianti dalla famiglia Aldrovandi, indice ancora una volta della strategia di integrazione verticale che Astaldi persegue. Il gruppo Salini fa capo per il 52% all’accomandita Salini Simonpietro, la cui maggioranza è passata da Simon Pietro al figlio Pietro e alla sua famiglia. Il resto della proprietà è in mano all’altro ramo familiare, quello di Saverio e dei suoi figli. Astaldi fa, invece, capo a una cassaforte dove siedono alla presidenza la madre Francesca Del Torre e in qualità di consiglieri i figli Paolo, Pietro e Caterina; i tre fratelli hanno a testa un terzo del capitale ma l’usufrutto sul 33,99% è ancora in mano alla madre. Astaldi ha ridefinito essenzialmente i propri piani di sviluppo a metà anni ’90, focalizzandosi su acquisizioni, rafforzamento sui mercati esteri e realizzazione di economie di scala. Il piano di sviluppo ha visto, inoltre, un riassetto geografico delle attività, che ha visto il gruppo diventare attivo, oltre che in Italia, anche in Turchia, Romania, America Latina, Nordafrica, oltre che la quotazione in borsa. Paolo Astaldi sintetizza il piano di sviluppo della società in tre linee di crescita: linee ‘’interne’’, sviluppo di concessioni (ospedali, aeroporti, etc) e linee esterne tramite acquisizioni mirate.

Grandi opere: è sfida Salini-Astaldi