I gestori si esprimono sulla crisi di Cipro

Riportiamo un collage originale di pareri tratti dal mondo dell`asset management internazionale sulla questione cipriota.

- I vertici europei non fanno più miracoli, solo la BCE potrebbe farli ancora!

Non vi è dubbio che l`economia cipriota è in crisi e che rimarrà in questa situazione: nel 2012, il paese ha subito una recessione del 2,5% - che secondo le  ultime stime dell`UE si attesterà al 3% nel 2013, ma più probabilmente raggiungerà il  5% o il 6% data la situazione di  crisi - mentre il deficit di bilancio è di circa il 5% del PIL e il rapporto debito / PIL sarà presto superiore al 100%. I settori della costruzione e del consumo continueranno a diminuire e solo le esportazioni potrebbero portare un po’ di ossigeno. Inoltre, la necessaria riduzione del settore bancario a Cipro, che è sette volte il PIL del paese, rispetto alla media degli altri paesi della regione che è pari a circa tre volte il PIL, porterà una riduzione del credito interno. I negoziati che hanno avuto luogo in questo fine settimana e che sono proseguiti lunedì, mettono in dubbio la governance della zona euro. Per la prima volta un governo ha imposto quello che sembrava inconcepibile al suo popolo, contro la raccomandazione europea - che prevede garanzie per depositi fino a € 100.000. Un pericoloso precedente è stato creato. D’ora in poi i problemi del settore bancario nell`area Euro verranno risolti con prelievi sui depositi? Grecia, Portogallo, i correntisti delle  Landesbanken tedesche e soprattutto la Spagna hanno evitato di poco la stessa situazione! Non sarà certo il mea culpa tardivo dell’UE né l’aver trasferito in capo al governo cipriota la decisione di recuperare in primis 6 miliardi per beneficiare di un aiuto di 10 capace di contenere la perdita di credibilità delle banche, del nuovo governo o dei vertici europei.  Per uscire dalla crisi ed evitare i rischi di liquidità la BCE andrà in overdrive fino a ridurre i tassi d`interesse per diminuire i costi di rifinanziamento delle banche cipriote in difficoltà. Il rischio di contagio ad altre economie sembra debole e non dovremmo assistere ad un  bank-run  in Italia o in Spagna. Infatti, anche se ancora fragile, il loro settore bancario è sulla buona strada per la ristrutturazione e ricapitalizzazione. Oltre al `Draghi-put` (vale a dire, la possibilità di utilizzare l’OMT, su richiesta dei governi) che rappresenta una rete di sicurezza per questi paesi e per i mercati obbligazionari.

A cura di Patrice Gautry, Capo Economista di Union Bancaire Privée, UBP     

- La corsa agli sportelli

Qualora il Governo di Cipro rifiutasse di ratificare l’implementazione di prelievi forzosi sui conti correnti, sarebbe comunque improbabile che le minacce della Troika (cioè Banca Centrale Europea, Unione Europea e Fondo Monetario Internazionale) si traducano in uno stop agli aiuti a favore delle banche di Cipro. Il rischio di un collasso del sistema bancario cipriota, infatti, rende molto probabile che le trattative fra la Troika e Cipro continuino fino a che non sarà trovata una soluzione di compromesso
accettabile per tutte le parti in causa. Al contempo, qualunque sarà l’esito delle negoziazioni in corso, la fiducia dei numerosi investitori internazionali che utilizzano le banche di Cipro, è oramai compromessa. E’ quindi probabile una vasta fuga di capitali dal Paese, che potrebbe
introdurre misure di controllo sui capitali al fine di evitare una crisi bancaria. L`aspetto più discutibile dell`annuncio di sabato circa i prelievi forzosi sui conti correnti delle banche di Cipro è, infatti, l`idea di sacrificare lo spirito della garanzia dei depositi bancari in nome di un modesto risparmio nel quadro complessivo delle finanze pubbliche del Vecchio Continente. Tuttavia, anche qualora le autorità cipriote ed europee rinunciassero al prelievo forzoso sui depositi di minore importo a Cipro, resterebbe comunque a nostro avviso un problema legato alla perdita di credibilità della salvaguardia dei conti correnti. Riteniamo, infine, molto improbabile che la situazione cipriota provochi nell`immediato una corsa agli sportelli in altri paesi periferici. Infatti, in Irlanda, Spagna e Grecia le vulnerabilità sistemiche delle banche sono state già affrontate (quanto meno nella prima fase), mentre il settore bancario italiano risulta a nostro avviso sufficientemente solido da non costituire una fonte primaria di rischio economico-finanziario.

A cura di Tristan Cooper, Analista del debito sovrano di Fidelity Worldwide Investment

- Un precedente pericoloso

I correntisti delle banche cipriote si sono svegliati sabato mattina con una doccia fredda. Una garanzia è solida tanto quanto lo è la sua controparte. Con un sistema bancario che ha bisogno di €10-12 miliardi di euro per salvarsi – circa il 60% del PIL – il governo cipriota è stato costretto ad accettare di condividere il carico del debito con i correntisti. I correntisti che sono andati a dormire sabato notte pensando che i loro risparmi fossero al sicuro, si sono svegliati sabato per scoprire che era stato proposto che i conti con depositi al di sotto dei €100.000 sarebbero stati ‘tassati’ del 6.75%, e quelli con depositi superiori ai €100.000 sarebbero stati tassati del 9.9%, contribuendo in totale per circa €6 miliardi al salvataggio delle banche. Tutto ciò senza riguardo dei presunti schemi di garanzia dei correntisti. I correntisti riceveranno azioni delle loro rispettive banche come modo per compensare e potenzialmente obbligazioni che per due anni danno diritto a quelli che lasciano i loro soldi nelle banche a una porzione delle future entrate statali dal gas naturale. I restanti €4-6 miliardi verranno presumibilmente dalla Troika. Se quanto riportato dalla stampa è vero, si è trattato di un’offerta ‘prendere o lasciare’ da parte della Troika, con i ministri delle finanze di Germania e Finlandia che non volevano andare dai loro rispettivi parlamenti senza la condivisione del debito dei correntisti. Questo evidenzia le difficoltà reali delle politiche nazionali all’interno dell’Unione Europea, e solleva nuove questioni. In primo luogo, ci sono notevoli difficoltà politiche da affrontare. È probabile che l’opposizione interna a tale accordo sarà forte, e non in ultimo perché sarà vista come un colpo sproporzionatamente duro per i risparmiatori ciprioti – che avevano creduto che i propri depositi fossero al sicuro almeno entro i €100.000, e favorevoli per i ricchi correntisti non ciprioti che detengono ingenti somme di denaro nelle banche offshore. Si potrebbe argomentare che coloro con oltre €100.000 in depositi nelle banche dovrebbero sostenere l’urto di qualsiasi presunto salvataggio. Con una maggioranza parlamentare risicata, il governo cipriota potrebbe faticare per far passare la necessaria legge. L’approvazione dovrà  essere cercata anche tra gli altri Stati membri dell’Eurozona. In secondo luogo, insieme alla recente espropriazione degli obbligazionisti di bond junior di SNS Reaal l’attitudine verso i salvataggi finanziati a suon di tasse sembra essere più difficoltosa. Mentre questa crisi ha già visto la svalutazione di azioni e debito, è stato ora oltrepassato il Rubicone della condivisione del debito da parte dei correntisti. Oggi esiste un precedente per questo approccio di socializzazione delle perdite all’interno dell’Eurozona nel suo complesso. Mentre la Troika si sforzerà di minimizzare il suo significato, si potrebbero comunque manifestare delle conseguenze implicite. Terzo, la situazione di Cipro serve a ricordarci che oggi gli schemi di garanzia dei correntisti in Europa sono sottoposti a un approccio disomogeneo. Le garanzie per i correntisti sono tanto solide quanto lo sono gli Stati che le forniscono. Nel caso di Cipro, con un sistema bancario che vale sette volte la sua economia, chiaramente queste garanzie contavano ben poco. Con i tassi dei conti correnti che oggi pagano molto poco in tutta Europa è improbabile che ci voglia molto per spingere un cambiamento nell’atteggiamento degli investitori. Quarto, il caso Cipro solleva domande reali sulla preferenza dei correntisti. Con un debito bancario esistente di circa €2 miliardi, i politici lo hanno giudicato troppo piccolo di per sé per essere ricapitalizzato. Questo può essere vero. Tuttavia favorendo il debito senior rispetto ai correntisti si pone una domanda: per l’individuo comune è allora in teoria meglio avere debito bancario high yield rispetto a un conto di deposito? Quinto, la BCE sembra aver minacciato che se le misure non saranno approvate, allora ritirerà i finanziamenti del programma ELA (European Liquidity Assistance) a Laiki bank, la seconda banca cipriota, lasciando il governo cipriota a pagare da solo il conto per l’intero settore bancario e a dover pagare l’assicurazione sui depositi in pieno. Ciò evidenzia quanto molte banche europee rimangano dipendenti dai finanziamenti della BCE, e che se i finanziamenti fossero ritirati allora il loro collasso sarebbe inevitabile.
Infine, siamo nuovamente di fronte a un altro Paese costretto a porsi di fronte a una dura scelta: cedere parte della sovranità a Bruxelles o affrontare la rovina finanziaria. Il progetto dell’Eurozona continua a chiedere moltissimo ai propri cittadini. I salvataggi non vengono – e non verranno – gratis. L’accordo cipriota sarà sulle prime pagine dei giornali per I prossimi giorni. Non possiamo aiutare, ma pensare che i mercati ascolteranno Cypress Hill – Insane In The Brain nelle prossime settimane, e forse anche la Troika dovrebbe farlo.

A cura di Stefan Isaacs,  M&G European Corporate Bond

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