I marò italiani, il Vaticano e la fanta finanza

La vicenda dei due fucilieri (marò) del Battaglione San Marco, a bordo del mercantile italiano Enrica Lexie, in stato di fermo nello stato indiano “marxista” del Kerala, con l’accusa di omicidio volontario di due pescatori locali, ha tutti i connotati di una vera spy-story.

Esonero l’editore da ogni eventuale responsabilità derivante dalla pubblicazione di questo articolo, perché trattasi di una ricostruzione ed interpretazione degli eventi del tutto personale.

Ma veniamo alle tante “stranezze” di questa ingarbugliatissima vicenda perché a 12 giorni dall’accaduto, nessuna di esse è stata ancora dissipata:
1)    La posizione del mercantile italiano non è stata chiarita, se in acque internazionali (che significa gestione dell’evento da parte della giurisdizione italiana) o territoriali indiane, benché siano presenti o comunque ottenibili foto satellitari incontrovertibili;
2)    Indiscrezioni sul calibro dei proiettili rinvenuti nei corpi dei due pescatori uccisi, parlano di un calibro 0,54 che non esiste, ma più verosimilmente di un calibro 0,50 che non è quello in dotazione ai marò italiani che sono equipaggiati di fucile mitragliatore Beretta AR 70/90 (e che quindi dovrebbero essere immediatamente rilasciati) bensì utilizzato prevalentemente da fucili d’assalto M20 o  fucile da cecchino Barret;
3)    I mercantili italiani sono gli unici, che utilizzano come servizio di scorta armata a bordo, militari professionisti pagati dal proprio governo. Gli altri, in particolar modo quelli statunitensi, inglesi, francesi, greci, russi, sudcoreani, indiani,  si rivolgono a società di vigilanza o contractor privati (e che hanno in dotazione anche armi a calibro 0,50);
4)    Nello stesso giorno e nella stessa zona hanno transitato due mercantili greci, di cui uno, la petroliera greca «Olympic Flair», aveva informato il proprio armatore la società Olympic Shipping & Management di Atene di aver subito un tentativo di attacco dei pirati (poi respinto) a circa 2,5 miglia a sud del porto di Kochi dello stato di Kerala, senza che le autorità indiane ponessero alcun problema alla continuazione della loro navigazione;
5)    Sconosciuto ancora il motivo per il quale il comandante della petroliera Enrica Lexiè, contravvenendo ai consigli della Marina Militare Italiana, ha deciso di entrare nel porto di Kochi e consegnare i due militari italiani alle forze di polizia locali;

Alla luce di tutto ciò, in mano alle autorità locali indiane, rimane solo una prova schiacciante: la testimonianza di padre Ignaci Rajasekaran, cancelliere dell`arcidiocesi di Trivandrum: “Quando ha sparato, la petroliera italiana era in acque indiane, non internazionali. E i pescatori stavano riposando, eccetto le due vittime: il timoniere Ajesh Binki, 25 anni, e il suo compagno Jalastein, 45 anni. Era il loro turno di vedetta” (fonte Asianews). Sarà perché gli 11 indiani a bordo del peschereccio sono cattolici e Jelestein apparteneva proprio all`arcidiocesi di Trivandrum? Ed ecco, allora,  che potrebbe entrare in gioco la diplomazia vaticana e riuscire dove il governo italiano sta arrancando, ovvero, riportare a casa i nostri militari in cambio di una contropartita: un ammorbidimento dell’introduzione dell’imu sui beni a finalità commerciale della S.Sede, esentando, ad esempio, come lo sono attualmente, le scuole e gli asili nido cattolici.
Alla peggio, se proprio le cose si mettessero al brutto, consiglio al Premier Mario Monti, di intercedere presso la Merkel, affinchè subordini il rilascio della nuova tranche di 130 miliardi di euro alla Grecia con l’assicurazione da parte del governo ellenico, che la colpa dell’uccisione dei due pescatori indiani, venga assunta dalla scorta armata della petroliera Olympic Flair di Atene.

AGGIORNAMENTO

“…E poi c`è, naturalmente, la questione del calibro. L`incisione più visibile e profonda misura in larghezza quasi un centimetro, una taglia più compatibile, osservano gli esperti, con proiettili vicini agli 8 millimetri. L`esercito italiano (compreso il Reggimento San Marco, naturalmente) usa pallottole di 5,6 millimetri, come prevede lo standard della Nato. Ma, ancora una volta, non sarebbe prudente saltare alle conclusioni. La vicenda continua a produrre dubbi e contraddizioni, sperando che la prova scientifica possa essere davvero risolutiva. “

Link articolo

Ebbene, come Ifanews, siamo stati ieri i primi a riportare le prime indiscrezioni circa la discordanza del calibro dei proiettili trovati sui cadaveri e sui fori del peschereccio, differenti da quelli in dotazione ai ns marò.

 

Scritto da Antonio Mazzone

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