IL DECLINO DELLA SINISTRA DELLE `BANDIERINE` - BELLA CIAO E LE IMPOSTE SULLA RICCHEZZA

Milano, 10 giugno 2021 - Di Paolo Sassetti Analista Finanziario  Se si seguono le periodiche rilevazioni demoscopiche di Alessandra Ghisleri,

IL DECLINO DELLA SINISTRA DELLE `BANDIERINE` - BELLA CIAO E LE IMPOSTE SULLA RICCHEZZA

pur con alti e bassi la destra in Italia è da tempo in ascesa nelle preferenze degli Italiani ed ormai sfiora il 50%.

Basta che una fetta ridotta degli indecisi decida per lei e la destra avrà la maggioranza assoluta alle prossime elezioni.

Ci possono essere varie ragioni per questa situazione, ma io voglio sottolinearne alcune che, ovviamente, in molti non condivideranno ma che, a mio avviso, sono invece rilevanti.

La destra, in alcuni casi, per alcuni elettori non è una vera scelta di adesione alle idee della destra.

Le quali oggettivamente latitano o sono demagogiche (prendete il “blocco navale”, ad esempio, che suona bene ma è infattibile), ma talvolta sono semplicemente una scelta di rigetto per le chiacchiere della sinistra.

 Faccio alcuni esempi, tanto per intenderci.

  1. A) La Sinistra (in senso ampio del termine) si è ricompattata con una proposta di legge su “Bella Ciao”, da eseguirsi il 25 Aprile dopo l’inno di Mameli. Lo ha fatto perché è stato un modo semplice ed immediato per distinguersi in un governo di coalizione. Distinguersi con una canzone.

Non è che di per se sia sbagliato far propaganda ad una canzone, ma farne addirittura una proposta di legge per il 25 di Aprile dà l’impressione che non esistano altre esigenze più impellenti che meritino la attenzione del legislatore.

E, poi, la bellezza di “Bella Ciao” è sempre stata la sua spontaneità, farla cantare per un obbligo di legge mi pare una forzatura volta a suscitare qualche immancabile protesta a destra ed a rimarcare in questo modo un po’ triviale la differenza dalla destra.

  1. B) Qualche giorno prima del 2 Giugno, alla domanda specifica di una studentessa, il Presidente Mattarella ha risposto che per giungere alla parità di genere in Italia bisognerà lavorare duro. La stampa ha dato ampio risalto a questa sua dichiarazione, di cui qui sotto ne riprendo un esempio.

https://www.repubblica.it/politica/2021/05/31/news/mattarella_parita_di_genere-303583843/

In un libro digitale che sto scrivendo – e che posso inviare anche se in versione provvisoria a chiunque me lo chieda, “Il sig. Rossi e le compagnie telefoniche” -  ho rilevato, ad esempio, che i Co.Re.Com. regionali e delle provincie autonome sono spesso fortemente sbilanciati a favore del genere maschile:

Abruzzo 2 uomini 1 donna

Basilicata 1 uomo 5 donne

Bolzano 5 uomini 1 donna

Calabria 5 uomini 0 donne

Campania 3 uomini 0 donne

Emilia Romagna 2 uomini 1 donna

Friuli Venezia Giulia 1 uomo 2 donne

Lazio 3 uomini 2 donne

Liguria 2 uomini 1 donna

Lombardia 3 uomini 2 donne

Marche 3 uomini 0 donne

Molise 2 uomini 1 donna

Piemonte 3 uomini 0 donne

Puglia 2 uomini 3 donne

Sardegna 3 uomini 2 donne

Sicilia 4 uomini 1 donna

Toscana 3 uomini 2 donne

Trento 2 uomini 1 donna

Umbria 1 uomo 2 donne

Valle d’Aosta 4 uomini 1 donna

Veneto 5 uomini 0 donne

Se i Co.Re.Com. fossero delle società quotate in Borsa, sarebbero fioccate parecchie sanzioni.

È vero che, ai sensi di legge, solo i consigli di amministrazione delle società quotate sono tenute ad un certo equilibrio di genere sulla base della legge Golfo-Mosca. Ma la Pubblica Amministrazione non dovrebbe dare il buon esempio, essere spontaneamente all’avanguardia?

Ma se non è la Pubblica Amministrazione a dare il buon esempio, chi lo dovrebbe dare?

Ora, il Presidente Mattarella rappresenta la Nazione, non una coalizione politica, ma culturalmente proviene dall’area di centro sinistra.

E quando lamenta un problema e non menziona che lo Stato contribuisce ad alimentarlo, i suoi rilievi critici sono parziali e poco credibili.

Se non fa uno “sforzettino” per andare oltre.

  1. C) La legge Zan, a mio avviso, ricalca un po’ lo schema della legge proposta per rendere obbligatoria “Bella ciao” il 25 Aprile dopo l’inno di Mameli, cioè una legge sovrastrutturale ed inutile, con il rischio che possa anche avere una applicazione distorsiva. Una bandierina. Un po’ come la legge Mancino rispetto alla legge Scelba, che ha avuto un risultato quasi nullo ma fu accolta con enorme entusiasmo. Col risultato reale, però, che, se in Germania vi pizzicano fare il saluto nazista, vi sanzionano, in Italia non succede mai, o quasi mai

      1.D) Anche dove la sinistra dice delle cose giuste in linea di principio, talvolta le dice in maniera parziale ed apparentemente             con obiettivi puramente propagandistici.

 Prendiamo la proposta di Enrico Letta per l’imposta sulle successioni (e si spera anche sulle donazioni).

Il principio è sacrosanto ma, se non si tiene conto che la legislazione attuale va modificata, quello stesso principio è facilmente eludibile.

Un passato governo Berlusconi introdusse una legge, ufficialmente per favorire il trapasso generazionale nelle aziende, per cui, se il pacchetto di controllo di una impresa passa ad un erede diretto che lo detiene per 5 anni, questo ultimo non paga nulla di imposte di successione. Oggi i notai milanesi lavorano parecchio basandosi su quella legge.

Letta può anche proporre di modificare le aliquote sulle imposte di successione in senso progressivo ma, se mantiene questa legge, la imposta di successione verrà sempre facilmente elusa dai super ricchi, semplicemente conferendo i beni ad una o più srl, se non sono già conferiti.

E questa legge spiega perché la Fininvest sia controllata da svariate finanziarie lussemburghesi.

Se ognuna di esse passa ad uno dei suoi figli, questi non pagheranno nulla perché ognuno di essi ne avrà il controllo.

Lo stesso vale per le donazioni.

Oggi una donazione fatta ad un non-parente paga l’8% dell’importo donato.

Se quel parente avesse dovuto emettere una fattura per un servizio, oltre a pagarci l’Irpef avrebbe dovuto caricarci anche l’IVA.

Le amichette di Silvio, quando fatte oggetto di donazioni, ringraziano sentitamente.

 Non dimentichiamo, poi, il tema della esenzione dalla imposte di successione dei titoli di Stato e delle polizze vite.

Se oggi un figlio eredita immobili per due milioni, paga 40 mila euro di imposte di successione, se eredita 10 milioni in titoli di Stato non paga nulla.

Ecco che la proposta di Enrico Letta, senza nerbo e coraggio, appare ai cittadini appena, appena documentati solo la classica bandierina propagandistica.

 Cosa avrebbe dovuto fare, a mio avviso?

Avrebbe dovuto far presentare in Parlamento dal PD una proposta di legge dettagliata ed ineludibile sulle successioni e donazioni al posto della legge su “Bella ciao”.

Invece, solo comparsate tv sulle successioni e legge su “Bella ciao”.

 E ora vi meravigliate delle tendenze rilevate da Alessandra Ghisleri?