Il governo Monti ha un piano B?

di Marcello Laurenti, lettore che si pone delle domande Il governo Monti è nato per salvare l’Italia e con essa la moneta unica  europea. L’Italia, “ventre molle” dell’Unione monetaria per la scarsa competitività della propria economia e per l’eccessivo peso del debito pubblico è infatti l’obiettivo numero uno della finanza anglosassone ormai da mesi.

Se crolla l’Italia crolla l’Euro e con esso le velleità franco-tedesche in merito all’introduzione della Tobin Tax, vista come una vera bestia nera sia da Wall Street che dalla City. Quella che si sta giocando a livello dell’economia mondiale è una guerra giocata a colpi di spread sulla pelle dei cittadini europei, e il governo Monti se da un lato ha bisogno dello spread e del pericolo default  per far digerire alla inetta classe politica buona parte delle riforme che l’Italia avrebbe dovuto fare da 15 anni (liberalizzazioni, pensioni e mercato del lavoro) per avvicinare la produttività a quella tedesca, dall’altro lato rischia di non reggere la sfida proprio a causa della mancata discesa dello spread (Berlusconi ha già promesso a Bossi il voto a giugno?). Il governo Monti deve ottenere per forza un allentamento, meglio se parziale, della pressione dei mercati in tempi brevi. Questo lo può ottenere solo dalla Bce e solo con il consenso della Germania. Monti lo ha sicuramente spiegato alla Merkel nell’incontro di mercoledì scorso come lo ha spiegato all’establishment tedesco con una intervista a Die Welt. 
 
La soluzione al problema dell’Euro, almeno nel breve periodo, c’è e si chiama prestatore di ultima istanza. Tutte le altre soluzioni sono inutili e dispendiose. Nessun fondo a capacità limitata (per quanto ampia) può salvare l’Euro. Solo un intervento a capacità infinita come quello della Bce può funzionare. I tedeschi si oppongono perché temono che ciò finisca per generare inflazione e perché temono che i Paesi in difficoltà finiscano per utilizzare l’aiuto della Bce in modo improprio evitando di ridurre i propri debiti pubblici. 
 
Di qui la necessità di trovare un accordo che limiti l’intervento della Bce solo ai Paesi che perseguono politiche economiche e di bilancio virtuose. L’intervento della Bce non sarebbe inflazionistico in quanto non dovrebbe stampare quantità ingenti di moneta basterebbe “dichiarare l’intervento”, i mercati seguirebbero inevitabilmente. 
Il problema è che i tedeschi nicchiano allungando e approfondendo la crisi sempre di più con il rischio che alla fine sfugga di mano definitivamente.
 
Di qui nasce l’esigenza di un piano B: cosa fa l’Italia se la situazione continua a peggiorare e i tedeschi non consentono l’utilizzo della Bce come prestatore di ultima istanza? Prosegue con nuove manovre finanziarie di austerità recessive distruggendo anche così ciò che rimane di buono dell’economia italiana?
Il governo dovrebbe avere un piano B. Un piano B che dovrebbe passare attraverso l’uscita dall’Euro, il default e la nazionalizzazione delle banche. 
 
E’ possibile? Altri Stati sovrani lo hanno fatto in passato e l’Italia ha già un avanzo primario. Non dovrebbe fare gravi tagli di bilancio una volta che non dovesse più pagare capitale e interessi del debito pubblico. Quali sarebbero le  conseguenze? Sicuramente la fine dell’Euro e forse dopo poco della Comunità Europea. Avrebbe effetti altamente distruttivi sull‘economia mondiale. Potrebbe iniziare da qui un percorso verso il ritorno alle sovranità nazionali e alla fine del processo di globalizzazione economica? Sicuramente l’Italia avrebbe molte ricadute negative ma il danno per la Germania potrebbe essere comparativamente superiore. Si ritroverebbe con la propria economia fortemente orientata alle esportazioni condizionata da un Marco sopravvalutato ed in un ambiente politico internazionale protezionista. L’Italia un gigantesco kamikaze economico? Monti dovrebbe pensarci ed utilizzare tutto il potenziale di ricatto che questo comporta proprio per salvare l‘Euro e l‘Europa. Prima che questo potere cada nelle mani di qualche sciagurato.
 
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