Imprese, tiriamo le somme del `regno` Marcegaglia. Squinzi punta sulla normalità

Ieri si è chiuso ufficialmente il mandato di Emma Marcegaglia, la prima donna presidente nella centenaria storia di Confindustria.

Una leadership caratterizzata alla partenza dagli scontri con la Cgil e proseguita attraverso un`intensa attività di relazioni industriali che ha portato all`accordo interconfederale. Il mandato è stato anche attraversato dalle difficoltà economiche di un`Italia colpita da una forte recessione. Marcegaglia in questi anni non ha risparmiato richiami e appelli al governo. La sua Confindustria ha, inoltre, mantenuto sempre aperto il dialogo con il Quirinale.

Intanto Giorgio Squinzi è il nuovo presidente di Confindustria. L`ha eletto a larghissima maggioranza, con il 94% dei consensi, l`assemblea privata di Viale dell`astronomia. Nelle sue prime parole da presidente chiede «un Paese normale», indicando in quella della pubblica amministrazione «la madre di tutte le riforme». Raccoglie un`eredità difficile al timone dell`associazione degli industriali che «deve restate indipendente», come sostiene, commossa, il presidente uscente Emma Marcegaglia, in una fase in cui «si moltiplicano i segni di una caduta della coesione sociale». Oggi, nell`assemblea pubblica, Squinzi illustrerà il suo manifesto programmatico, di fronte a una platea di 3mila industriali, alla presenza di esponenti del governo, delle istituzioni e del mondo economico e finanziario. Oggi, intanto, inizia a tratteggiare i primi obiettivi. Agli industriali, dice, serve un «paese normale». Un Paese, cioè, che possa contare su «regole semplici, affidabili e chiare» ma soprattutto «in un numero ragionevole» perchè la necessità più grande «è il bisogno di semplificazione amministrativa e territoriale». È per questo che occorre perciò mettere mano ad una riforma della pubblica amministrazione, una riforma «non più rinviabile», anzi, «la madre di tutte le riforme», dice dal palco dell`assemblea privata. Immediata la replica, laconica, del ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi. La riforma della Pubblica Amministrazione e la Semplificazione, vuole ricordare, «sono priorità anche del Governo». In questa direzione, aggiunge il ministro, «l`esecutivo sta lavorando sin dal primo giorno».

Un paese normale, dunque, ma anche un paese pacificato, quello invocato da Squinzi. «Dobbiamo far recuperare credibilità alla contrattazione nazionale», aggiunge nel suo primo intervento da presidente, toccando uno dei capitoli più esplosivi di questi ultimi mesi, il lavoro e il mercato del lavoro. E allo stesso tempo, prosegue, «dobbiamo guardare a una contrattazione legata alle esigenze di produttività delle imprese». E grande spazio assicura anche alla sicurezza sul lavoro. «Un tema cruciale in un processo di crescita del Paese. Occorre fare prevenzione, economia del lavoro e costruzione di un vero e proprio sistema di sicurezza», dice ancora guardando, per ultimo, a quella riforma di Confindustria, al centro della infuocata campagna elettorale per il vertice di viale dell`Astronomia. «Vogliamo che Confindustria sia il vero propulsore della crescita del Paese. Miriamo a un sistema semplice, per questo abbiamo deciso di dar vita a una commissione che si assuma la responsabilità di fare la riforma di Confindustria», spiega, rivendicando l`obiettivo comune «per una organizzazione forte e coesa, punto di riferimenrto per una Italia che deve tornare a crescere», dice. E, alla fine, un ringraziamento al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: «abbiamo bisogno di lui e di altri come lui», scandisce dal palco dell`assemblea privata.

Prima di lui parla agli industriali il presidente uscente, Emma Marcegaglia, in un passaggio di consegne che vuole essere di stimolo per il nuovo corso. «Avvertiamo intorno a noi un clima che non ci piace. Si moltiplicano i segni di una caduta della coesione sociale. La soluzione però non è ripiegarsi su se stessi ma lavorare per il cambiamento del Paese perchè se non si cambia il rischio è il declino, e noi questo non ce lo meritiamo», evidenzia, mettendo in fila i drammatici avvenimenti di queste settimane, dai gesti di intolleranza verso Equitalia all`ondata di suicidi fino all`attentato terroristico all`ad di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi, per sollecitare una `reazionè del Paese. Per questo, dice, «rivendico la nostra scelta di non essere un sindacato di parte ma di voler contribuire al vero cambiamento di questo Paese». Un lavoro «non facile che ha provocato polemiche e malumori anche tra di noi», ricorda, facendo anche riferimento al duro confronto con l`altro candidato Alberto Bombassei che ha portato prima alla designazione e poi all`elezione di Squinzi. Nelle parole di Marcegaglia ritorna un leit motiv che tante volte ha accompagnato le sue esternazioni pubbliche. Il Paese, afferma, «ha difficoltà a capire che deve andare avanti, la politica non capisce che deve cambiare». Molte volte, infatti, «prevalgono logiche di corporativismo ma noi abbiamo fatto un`altra scelta, quella di chi vuole che le imprese stiano sul mercato e vivano del proprio lavoro, espellendo chi elude». «Vogliamo andare avanti e cambiare il Paese» conclude.

Ieri è stato il primo giorno di Squinzi, ma è anche l`ultimo giorno di Marcegaglia. È il momento dei bilanci, oltre che dei buoni propositi. E c`è anche spazio per la commozione. Lei, spesso apostrofata come `lady acciaiò anche per la `specializzazionè dell`azienda di famiglia, che ha tenuto il timone di Confindustria nel bel mezzo della `tempesta perfettà che ha paralizzato l`economia, alla fine cede alle lacrime. E mentre la figlia corre ad abbracciarla, l`affollatissima assemblea di viale dell`Astronomia, oltre 1000 gli imprenditori presenti, le tributa una lunghissima standing ovation. Prima, nell`elencare le tappe della sua presidenza, ha rivendicato con orgoglio i risultati di quattro anni difficili al termine dei quali Confindustria ha tenuto la barra al centro. «Ti consegno una Confindustria indipendente che così deve restare», dice rivolta al successore, Giorgio Squinzi. Confindustria deve essere indipendente «perchè bisogna difenderla dalle tentazioni di una cattiva politica. Quando la politica è debole, tenta di indebolire e influenzare le scelte di Confindustria che invece deve essere indipendente, autorevole e autonoma da condizionamenti esterni», suggerisce, ricordando anche, pur senza citarli espressamente, «gli attacchi personali» subiti. Confindustria, insiste Marcegaglia, «deve restare unita nelle scelte di fondo, coesa, motivata nonostante il confronto interno. Guai a scimmiottare la politica. Deve invece essere dedita agli interessi del Paese».

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