LA LEGA, CON ROBERTO PAOLO FERRARI, PROPONE IL 2% DEL PIL PER SPESE MILITARI. IL PARLAMENTO APPROVA

LA LEGA, CON ROBERTO PAOLO FERRARI, PROPONE IL 2% DEL PIL PER SPESE MILITARI. IL PARLAMENTO APPROVA
ROBERTO PAOLO FERRARI

Giorgio Mulè (Sottosegretario alla Difesa), in rappresentanza del governo,  ha accolto la proposta di Ferrari.

Unici oppositori in Aula, gli esponenti di Alternativa (ex M5S) e Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.

Nicola Fratoianni ha affermato che sarebbe un "Errore drammatico aggiungere altre armi."

Ovviamente, al deputato leghista Ferrari non sono mancate le motivazioni.

E' partito  dalla crisi in Ucraina per approdare all' accordo del 2014 tenutosi in Galles tra gli Stati Nato, occasione in cui era stato chiesto questo incremento di spesa all' italia.

L’Italia,  disse: ok!

Ma, poi, non provvide.

Mario Draghi ha rinfrescato la memoria di tutti, riportando l'obiettivo al centro dell'azione di Governo.

Un  deputato di Fratelli d'Italia è intervenuto per rincarare la dose con la proposta di  ricostituire rapidamente gli arsenali militari.

Almeno questa idea è stata bocciata dal sottosegretario Mulè dicendo “che la Difesa italiana ha un apparato efficiente e capace di rispondere anche rispetto alla misura presa nei confronti del Governo ucraino”.

Il nostro Governo, a larghissima maggioranza, lancia il ritorno alle armi.

Il provvedimento  è passato con 391 i “sì”, 19 “no”.

Come Fratoianni ha osservato, non trovano i soldi per sostenere gli italiani in affanno ma trovano, facilemente e subito, le risorse per comprare armi.

Del resto, Lorenzo Guerini, Ministro della Difesa (o della Guerra?), aveva già fatto, nel 2021, un abbondante shopping militare mentre l'attenzione generale era rivolata al Covid...

La domanda è:  cosa hanno in testa questi ragazzi della Lega?

E, cos'hanno in zucca tutti i parlamentari che sottoscrivono queste iniziative guerrafondaie?

Il "Popolo" della Lega appare non aver gradito l'iniziativa e molti, tra questi, sui social minacciano di togliere il voto.

Lo stesso sta accadendo negli ambienti di Fratelli D'Italia.

Ma, pare che gli uni e gli altri se ne impippino.

Il "consenso popolare" è uscito dall'ordine del giorno anche i prossimità delle Elezioni Politiche.

Certo, la regola dice che, se fosse decretato lo Stato di Guerra, il voto sarebbe vietato.

E, dunque.... il puzle si potrebbe ricomporre svelandoci le ragioni della loro indifferenza all'umore popolare ed anche la vera natura di questi politici.

Se non ci permettessero di votare, tutti sarebbero confermati sulle loro comode poltrone, a prescindere dai nostri umori e dal nostro consenso. 

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