La ripresa delle attività rischiose non è una strada a senso unico

“Il catalizzatore più importante della maggiore propensione al rischio e del calo di volatilità sul mercato azionario è stata l’operazione di rifinanziamento a lungo termine a tre anni (LTRO) della Banca Centrale Europea.

La ripresa delle attività rischiose non è una strada a senso unico

Con l`accelerazione della crescita negli Stati Uniti, grazie all`aumento dell`occupazione e ai consumi, mentre in Giappone, Europa e Cina la crescita toccava il fondo, le attività rischiose hanno recuperato bene dall`inizio di gennaio. La nostra asset allocation riflette questo andamento, infatti privilegiamo le azioni rispetto a obbligazioni e liquidità, e le obbligazioni di mercati emergenti e le obbligazioni societarie rispetto a Bund tedeschi e titoli del Tesoro americani. Se la politica monetaria negli Stati Uniti, nell`Area Euro, nel Regno Unito e ora anche in Giappone continuerà con questo approccio molto espansivo, le attività rischiose probabilmente proseguiranno la recente ripresa.”

“Tuttavia, non sarà una strada facile, potrebbero esserci delle battute d`arresto, soprattutto al riemergere dei timori sulla crescita o alla presenza di nuovi ostacoli sul fronte politico. Il prezzo del petrolio al di sopra dei 125/130 dollari al barile potrebbe mettere a repentaglio la fragile ripresa della crescita globale.” Secondo Franck Dixmier, CIO Obbligazionario Europa, i mercati obbligazionari tornano a credere nei fondamentali: “I mercati avevano ampiamente scontato il piano PSI col coinvolgimento del settore privato nella ristrutturazione del debito in Grecia e con l’esercizio delle clausole di azione collettiva che sigillavano l’insolvenza di un paese di Eurolandia, che di fatto si è trasformato in un “non evento”.

Nessuno inoltre sembrava veramente interessato all’attivazione e alla valorizzazione dei credit default swap (CDS). Insieme ai piani LTRO, questo intervento ha risolto, almeno temporaneamente, la questione del rischio sistemico che minacciava l’Europa e il resto del mondo con una possibile reazione a catena che avrebbe potuto scatenarsi a seguito di un tracollo dell’Area Euro.” “Per le nostre posizioni nei paesi dell’Area Euro, abbiamo adottato un approccio meno difensivo per cercare di sfruttare il restringimento degli spread tra paesi periferici e Germania. Per esempio, siamo tornati a una posizione neutrale in Italia dopo la precedente posizione sottopesata. Restano alcune questioni importanti da affrontare, come le dimensioni del futuro European Stability Mechanism/European Financial Stability Facility (ESM/EFSF) e l’importo delle risorse che il Fondo Monetario Internazionale può mettere a disposizione a sostegno dell’Europa.”


In un contributo tematico Stefan Hofrichter, Chief Economist di Allianz Global Investors, scrive: “Rileviamo numerosi segnali di repressione finanziaria, non solo in Europa. Tutti provvedimenti che contribuiscono a mantenere su livelli artificialmente bassi i tassi di interesse, e di conseguenza anche i rendimenti dei titoli sovrani, sono un esempio di repressione finanziaria.”


Cita poi questi esempi di repressione finanziaria:
• Con l’inflazione oltre il 2% negli Stati Uniti e in Europa, i tassi reali sono di fatto negativi.
• L’acquisto di titoli di stato da parte di tutte le principali banche centrali ha di fatto distorto i prezzi
delle obbligazioni.
• Anche la regolamentazione è a favore dei titoli sovrani poiché li considera in molti casi come privi
di rischio.
• Nei mercati finanziari ci sono stati alcuni interventi diretti, per esempio in Austria con la limitazione dei flussi di capitali destinati alle controllate estere in Europa centrale e orientale, o in altri paesi tra cui Francia, Portogallo, Irlanda e Ungheria dove alcuni fondi pensione sono stati trasferiti al governo nazionale.

Stefan Hofrichter continua:
“Il fattore più importante è che, in base alle nostre previsioni, i rendimenti resteranno strutturalmente più bassi rispetto alla crescita nominale del prodotto interno lordo nelle economie in cui il governo può emettere obbligazioni nella propria valuta o dove i titoli di stato sono considerati di alta qualità. Per gli investitori obbligazionari le implicazioni sono immediate: il rischio di perdita per i rendimenti nominali è limitato. Tuttavia, in termini reali, rettificati per l’inflazione, le aspettative di rendimento sono molto basse e potrebbero essere persino negative.”

A questo punto per gli investitori azionari, le implicazioni derivanti da questo scenario, caratterizzato da bassi tassi di interesse e bassi rendimenti, non sono chiare. A parità di condizioni, tassi e rendimenti, mantenuti artificialmente troppo bassi dai governi, potrebbero determinare un’errata distribuzione del capitale e di conseguenza una crescita più bassa. In Europa, i multipli P/E (prezzo/utili) sono bassi in base agli standard storici e molto più bassi rispetto agli Stati Uniti, ma non sufficientemente bassi da rendere inevitabile l’espansione dei multipli. Concludendo, gli investitori dovrebbero concentrarsi meno sul potenziale di crescita del rapporto tra prezzo e utili e maggiormente sul rendimento da dividendi e sulla crescita sostenibile dei dividendi.”

di Andreas Utermann, Global CIO di Allianz Global Investors, nell’ultima pubblicazione del Global Strategic Outlook.

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