Le chiavi di una felice vita lavorativa. Tra le migliori società anche tre banche `note`

Retribuzione, incentivi e bonus. Flessibilità, benefit, valori, diversità e responsabilità sociale d`impresa. E ancora: formazione, gestione delle competenze e opportunità di carriera. Ecco la ricetta per vivere felici in azienda. Una meta per ogni italiano che, in tempo di crisi, sembra essere irraggiungibile.

Eppure, le imprese virtuose ci sono e non sono poche: sono ben 38 le aziende certificate `Top Employer Italia 2012`, delle quali otto, sono state certificate in almeno cinque Paesi europei, ottenendo anche il riconoscimento e marchio di qualità̀ `Top Employers Europe 2012`. Un riconoscimento che premia le aziende eccellenti nella gestione delle strategie e politiche relative alle risorse umane. Tra le 38 `virtuosè troviamo: 3M, Autostrade per l`Italia, Birra Peroni, Bnl gruppo Bnp Paribas, Cariparma, Enel, Ernst & Young, Gruppo Hera, Unicredit, Elica ed Electrolux. Per ottenere la certificazione, spiega all`Adnkronos, Alessio Tanganelli, Country Manager Italia di Crf Institute e da 4 anni al timone di Top Employers Italia, «le aziende devono confrontarsi con standard oggettivi. Il meccanismo prevede di rispondere ad un questionario sulle politiche di gestione delle risorse umane, portando ovviamente dati e iniziative concreti». Nell`ambito, poi, «viene stabilito un tetto massimo, in linea con il mercato, e le aziende devono ottenere almeno il 60% dei requisiti dell`azienda con gli standard più elevati». Una volta che la certificazione è stata assegnata, Tanganelli sottolinea che «non viene stilata una classifica». La ragione è duplice: «le aziende essendo di settori e dimensioni diversi non possono essere paragonate e poi, una top ten non avrebbe senso in quanto si tratta comunque di eccellenze». Dovendo, però, trarre un dato, «Finmeccanica è sicuramente l`azienda che nel 2012 ha ottenuto lo score più alto».

«Le aziende che vengono coinvolte in una fase iniziale variano tra le 200 e le 250» ma non tutte ce la fanno: «ci sono aziende che superano i presupposti della prima fase ma che poi non riescono a raggiungere la sufficienza per ognuno dei 5 criteri» che sono: politiche retributive, condizioni di lavoro e benefit, cultura aziendale, formazione e sviluppo e opportunità di carriera. Per le `esclusè, però, viene offerto un servizio di assistenza che prevede gli approfondimenti della ricerca condotta da Crf Institute con Top Employers Hr Best Practices Survey, per comprendere dove e come migliorare. I vantaggi della certificazione, ricorda Tanganelli, «sono più funzionali che di immagine. Le aziende top employer riescono ad essere più convincenti verso l`opinione pubblica ed esternamente, più attrattive per i giovani laureati più brillanti» mentre per i dipendenti interni «è una conferma che l`azienda sta investendo su di loro». Il riconoscimento, ovviamente si rinnova ogni anno e per l`azienda comporta un investimento economico: «la quota di adesione è di circa 9 mila euro all`anno». In 4 anni di attività, aggiunge Tanganelli, «si registra un`attenzione crescente a queste tematiche. Le aziende sono consapevoli che il capitale umano è la maggior risorsa» ma rispetto al resto del mondo la strada è ancora lunga. «Annualmente esaminiamo 700 aziende in 13 paesi. Dai confronti con l`Europa, l`anno scorso il delta più ampio era sulle politiche retributive. Un dato che probabilmente confermeremo anche quest`anno».

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