L'inatteso effetto Trump: i dazi USA spingono al rialzo le azioni di Cina ed Europa

L'inatteso effetto Trump: i dazi USA spingono al rialzo le azioni di Cina ed Europa

Milano, 12 maggio 2025. A cura di Alexis Bienvenu, Fund Manager di La Financière de l’Échiquier

Tra i Paesi colpiti dai nuovi dazi statunitensi, la Cina è la più penalizzata: l'aliquota del 145% in vigore dal 10 aprile è assimilabile a un blocco. Eppure, da quando Trump si è insediato il 20 gennaio, le azioni cinesi sono tra le più performanti: +16% per l'MSCI China (in dollari) lo scorso 8 maggio contro - 5% per le azioni statunitensi nello stesso periodo.

Questa apparente incoerenza si applica anche ad altri Paesi.

Ad esempio, l'indice MSCI Europe, denominato in dollari, è cresciuto del 13% nello stesso periodo mentre l'Europa, esportatrice in massa di beni manifatturieri verso gli Stati Uniti, subisce dal 9 aprile barriere tariffarie del 10%.

Le misure punitive nei confronti dei Paesi esportatori sarebbero quindi vantaggiose per loro?

Sono diversi i motivi che contribuiscono a spiegare questo fenomeno sorprendente.

In primo luogo, la reazione economica delle zone interessate.

Sia in Cina che in Europa, l'offensiva americana ha scatenato, almeno indirettamente, reazioni sotto forma di piani di sostegno.

I contesti sono sicuramente diversi.

Impantanata da diversi anni in una crisi immobiliare e dei consumi, la Cina aveva iniziato ad adottare misure di rilancio già da alcuni trimestri.

Le ha accentuate e ha ulteriormente allentato le condizioni finanziarie. L'8 maggio scorso, Pechino ha quindi abbassato nuovamente i tassi di riferimento e il livello delle riserve obbligatorie delle banche.

L'Europa, che non era impegnata in misure di bilancio eccezionali, ha tuttavia improvvisamente adottato una nuova dottrina in materia di indebitamento pubblico.

Il vecchio continente lo sta ora incoraggiando nella misura in cui contribuisce a rafforzare le capacità militari.

Benché questa nuova posizione si giustifichi sul piano geostrategico, non si può fare a meno di osservare la particolare opportunità di questo stimolo fiscale che va a controbilanciare il previsto rallentamento delle esportazioni.

La Germania, intenzionata ad affrancarsi dal dogma finora intangibile del limite rigoroso al debito pubblico, è l’esempio migliore di questa reazione.

Per quanto riguarda la BCE, la sua politica, come quella della banca centrale cinese, può essere più accomodante in quanto sottolinea l'accentuarsi del rischio di un rallentamento della crescita e, quindi, probabilmente dell'inflazione nel medio termine.

Il secondo motivo risiede nella sfiducia relativa nei confronti degli asset statunitensi.

Questa situazione, causata dall'apparente caos della politica commerciale della Casa Bianca e dalle tensioni tra l'esecutivo e la banca centrale americana, fa presagire nuove instabilità.

Anche il contrasto tra le politiche monetarie può contribuire a spiegare lo stato di salute florido dei mercati non statunitensi. La Fed potrebbe presto andare incontro ad alcune difficoltà nell'abbassare i tassi se si dovesse materializzare l'inflazione aggiuntiva derivante dai dazi sulle importazioni. Lungi dal liberare l'economia americana dai propri limiti, in un certo senso il “Liberation Day” ha legato le mani alla Fed.

Sul piano geopolitico infine, l'atteggiamento spavaldo della Cina che non ha esitato a rispondere alle offensive tariffarie, ha liberato il Paese dalla sua posizione di nazione sotto il dominio commerciale americano.

Nulla nell'atteggiamento cinese spinge infatti a pensare che saranno i primi a cedere di fronte ai costi della guerra commerciale. Una fase è stata superata simbolicamente. Certo, l'affrancamento è meno evidente per l'Europa che si è però permessa di minacciare Washington di ritorsioni commerciali: una situazione impensabile prima del secondo mandato di D. Trump.

Il mondo non americano può quindi essere grato al presidente Trump che lo ha costretto a scuotere il giogo sotto il quale la potenza della domanda americana lo stava piegando. I mercati azionari apprezzano!