PHARUS. RECESSIONE? NO, AL MASSIMO SOFT LANDING

PHARUS. RECESSIONE?  NO, AL MASSIMO SOFT LANDING

Milano, 17 febbraio 2023. A cura del team di gestione Pharus

La FED ha davanti un’enorme sfida, quella di riuscire a rallentare l’economia per permettere all’inflazione di rientrare, consentendo così alle aziende di lavorare in un regime inflattivo normale.

Ma allo stesso tempo deve lavorare per evitare una recessione severa che possa avere, tra le diverse conseguenze, anche quella di una eccessiva disoccupazione.

La Banca Centrale degli Stati Uniti d’America sta riuscendo nell’intento di rallentare l’economia senza interromperne la crescita, il cosiddetto soft landing, evento sul quale noi di Pharus siamo sempre stati fiduciosi.

Vediamo innanzitutto i motivi a sostegno del rallentamento economico:
In primis, il rialzo dei tassi d’interesse ha irrigidito le condizioni finanziare, e questo si può ben vedere dal fatto che la FED abbia portato i tassi a breve sopra all’inflazione attesa dai consumatori a 1 anno.

Questo irrigidimento delle condizioni finanziare è riscontrabile anche nella riduzione del prezzo delle case misurato da Shiller, che evidenzia come dai picchi di inizio anno il prezzo delle case americane stia scendendo.

Questo trend è favorito dai tassi d’interesse sui mutui intorno al 6.5% e sui massimi degli ultimi 15 anni.

Andando infatti ad analizzare lo stato della domanda ed offerta di credito negli Stati Uniti, si vede come la domanda di prestiti sia sui minimi del 2020 e 2009, mentre per quanto concerne l’offerta le condizioni poste dalle banche sono particolarmente restrittive come nel 2020 e nel 2008. 

Il terzo indicatore, atteso per venerdì, che dovrebbe confermare il rallentamento delle condizioni economiche, è il Leading Index, che ha l’obiettivo di prevedere la futura condizione economica,
attualmente in forte riduzione.

Il quarto indicatore emerge dal mercato obbligazionario, dove il differenziale due dieci anni continua a mostrare una forte inversione intorno ai -80 basis point, valori visti solo negli anni 80.

Questa inversione implica che il mercato ritiene che le condizioni di tassi alti della FED siano troppo restrittive e potrebbero causare un rallentamento economico.

Ma perché questo rallentamento non dovrebbe trasformarsi in recessione severa?

In primis il mercato del lavoro americano continua a rimanere molto forte.

Nel mese di gennaio i nuovi occupati sono stati circa 517k, con una media mensile di nuovi occupati negli ultimi 6 mesi a 413k e
dell’ultimo anno a 504k.

Confrontando questi numeri con le medie delle recessioni dal 1945, emerge che la  media a 6 mesi è circa 90k di nuovi occupati, 110k a 6 mesi, e 128k a 1 anno, a evidenziare come non sia possibile parlare di una recessione con questo mercato del lavoro.

In secondo luogo, la reporting season americana ci conferma una situazione di rallentamento, ma meglio delle attese.

Complessivamente, il 69% delle società dell'S&P 500 ha riportato i risultati per il quarto trimestre del 2022.

Di queste aziende, circa il 70% ha riportato un utile per azione effettivo superiore alle stime di circa l'1,1%.

Ad evidenza di quanto le aspettative degli investitori fossero basse è la reazione del mercato ad una reporting sotto le attese, dove le aziende sono state punite da un solo -0.4% nei successivi giorni rispetto alla media storica del -2.2%.

Il calo degli utili misto per il quarto trimestre è del -4,9% oggi, rispetto a un calo degli utili di -3,3% alla fine del quarto trimestre.

Per il 2023 le attese sono di un +2.4% di crescita utili, rispetto al 4.8% di fine dicembre.

In conclusione, continuiamo a vedere nei numeri la possibilità di un rallentamento economico guidato della FED, il cosiddetto soft landing che potrebbe addirittura trasformarsi in un no landing.

Questo implicherebbe una revisione degli utili che è già ampiamente scontata dai mercati.