Piccola e media industria italiana: il motore della nostra economia

Deloitte, in occasione del prossimo Convegno di Confindustria dedicato alla Piccola Industria in programma oggi e sabato a Torino dal titolo “Un`Italia Industriale in un`Europa più forte”, ha realizzato una survey che ha coinvolto circa 600 aziende appartenenti a 20 diversi settori di attività per fotografare tendenze, bisogni e prospettive del settore Mid Market in Italia.

Piccola e media industria italiana: il motore della nostra economia

La forma giuridica e la Governance: la forte correlazione tra patrimonio familiare e aziendale.

Dal campione analizzato sono emersi interessanti elementi relativi alla forma giuridica e alla Governance:
- Il 68% delle società è organizzato in forma di “S.p.A.”
- La proprietà è nel 40% dei casi esclusivamente in mano al fondatore o alla sua famiglia
- Il 62% delle aziende incontrate non ha un modello organizzativo che sia adeguato a quanto richiede la legge 231/2001 e il 47% non ha un sistema per la tracciabilità dei flussi finanziari nei confronti della pubblica amministrazione

Le aziende di piccole e medie dimensioni sono ancora in larga parte in mano al fondatore o alla sua famiglia. All’interno delle imprese si mescolano etica familiare ed etica degli affari con una forte correlazione tra patrimonio familiare e aziendale. Nonostante molte realtà siano cresciute, i modelli organizzativi e di governance non sempre sono stati adottati o aggiornati, lasciando ampi spazi di responsabilità in capo alla proprietà.

Il Mercato: le sfide dell’internazionalizzazione

Il 25% circa delle aziende intervistate ha già delle società controllate in area UE e il 24% anche Extra UE (il 20% circa delle aziende intervistate è presente anche con sedi operative in mercati extra UE)

- Il 46% delle aziende opera con un agenti propri o con punti vendita di proprietà
- Il 69% delle aziende intervistate non dispone di un modello formalizzato per la valutazione delle performance

In tema di internazionalizzazione, emerge che molte aziende sono già presenti all’estero ma probabilmente sono situazioni in risposta a strategie localizzative non dettate dalla ricerca di mercati di sbocco, bensì derivanti da ricerca di siti produttivi o per assecondare richieste di clienti multinazionali. Si rileva dall’analisi una correlazione positiva tra le aziende presenti all’estero e quelle che evidenziano risultati netti positivi.
Dalla Survey emerge inoltre che sono ancora numerose le aziende che non dispongono di strutturati sistemi di reporting (anche in termini di valutazione delle performance). Sistemi di reporting tempestivi e
accurati, oltre che rappresentare strumenti utili all’imprenditore e all’azienda per razionalizzare decisioni strategiche e controlli, possono diventare anche apprezzati strumenti di condivisione con soggetti esterni
qualificati (ad esempio verso i soggetti finanziatori) per supportare e convalidare richieste di finanziamento e supporto.

La Finanza

- Il 67% delle aziende nel campione presenta un utilizzo medio annuo di oltre il 50% dei fidi disponibili
- Il 54% investe in ricerca e sviluppo, su base annua, meno di Euro 1 milione
- Nel 2010-2011, per motivi finanziari, il 19% delle società ha dovuto rallentare il piano di investimenti e il 13% ha trasformato in “medio lungo” finanziamenti originariamente di breve termine
- Il 32% delle società non dispone di informazioni strutturate per l’analisi della marginalità per “prodotto” della gestione operativa e della redditività degli investimenti (il 46% non dispone di analisi strutturate per “marchio-linea”; il 54% non dispone di analisi strutturate per “canale distributivo”)

Dalla Survey emerge un ulteriore riscontro della situazione di tensione finanziaria che stanno attraversando molte aziende di piccole e medie dimensioni. Queste tensioni non hanno favorito le attività di ricerca e sviluppo e in alcuni casi hanno anche generato un rallentamento nei piani di investimento. Dalla Survey emerge una correlazione positiva tra ammontare degli investimenti in ricerca e sviluppo e andamento del fatturato.

I bisogni

Dalla Survey emergono alcune necessità che le le aziende ritengono di estremo interesse per i prossimi 2-3 anni:

- Maggiore visibilità (anche in prospettiva di internazionalizzazione) 50%
- Nuova finanza per supportare nuove sfide e riorganizzazione 47%
- Riorganizzazione societaria, dei processi e gestione del personale 41%
- Nuovo e più tempestivo sistema di reporting 40%
- Aggiornamenti su normativa fiscale e agevolazioni 35%

La “visibilità” dell’azienda e dei suoi prodotti, insieme a “nuova finanza” sono i bisogni più sentiti, seguiti da una riorganizzazione societaria che possa consentire di cogliere opportunità, preservare redditività e creare valore. Molto ricorrente anche il bisogno di informazione tempestiva e puntuale su aspetti fiscali e agevolazioni.

I fattori strategici e le sfide

Secondo le aziende intervistate, i primi 5 fattori strategici sono:

- Qualità prodotti 73%
- Gamma prodotti 65%
- Innovazione di processo e di prodotto 61%
- Gestione del canale distributivo 56%
- Capacità e organizzazione delle risorse umane 54%

La qualità continua ad essere il fattore chiave per il successo, seguita dalla gamma prodotti. Emergono però come fattori strategici anche la gestione efficiente dei processi e dei fattori produttivi e c’è una
maggiore consapevolezza di quanto sia strategica la gestione del canale distributivo.

Secondo le aziende intervistate, le 5 sfide che le attendono nei prossimi 2-3 anni sono:
- Internazionalizzazione delle vendite alla ricerca di nuovi mercati 44% -Ricerca di aziende interessanti per possibili acquisizioni strategiche 32%
- Operazioni societarie straordinarie (fusioni, scissioni, trasformazioni) 31%
- Apertura del capitale a nuovi soci per accompagnare la strategia di crescita 30%
- Aggiornamento impianti, sistemi di produzione, sistema IT 26%

L’internazionalizzazione è la priorità, dettata dalla necessità di trovare nuovi mercati di sbocco. Molte aziende sono già presenti all’estero ma solo in risposta a strategie localizzative non pianificate, bensì
derivanti da ricerca di siti produttivi o per assecondare richieste di clienti multinazionali. La strategia di sviluppo passa attraverso operazioni straordinarie che vedono alcune aziende nel ruolo di “buyer” e altre di “target”: in generale la sfida percepita è rappresentata dalla capacità di realizzare accordi strategici per affrontare il mercato in modo maggiormente coeso. La consapevolezza di queste sfide, trascina anche la necessità di adeguate l’azienda nei suoi processi e nei sistemi.

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