Quando l`emergente rallenta la crescita

Primi segnali di raffreddamento dai paesi emergenti: l’India, paese traino dei Bric, ha iniziato a diminuire la sua corsa, infatti, le previsioni per il tasso di crescita del Pil a settembre scendono sotto la soglia del 7% (non accadeva dalla crisi mondiale del 2009). Principale indiziato del rallentamento dell’economia indiana sembra essere la politica anti-inflazionistica della Banca Centrale Indiana, che da marzo 2010 ha aumentato ben 13 volte i tassi d’interesse, portandoli sopra al 9%. Ma ad amplificare questo effetto si è aggiunto il peggioramento del quadro macroeconomico internazionale, che con la crisi del debito sovrano europeo ed il rallentamento dell’economia americana ha rallentato la crescita delle esportazioni indiane. I settori che più di tutti stanno subendo un rallentamento sono quello manifatturiero, energetico e minerario, mentre servizi ed agricoltura rimangono settori in forte crescita. Notizie negative arrivano dall’inflazione di ottobre, che gli economisti non si aspettavano in aumento del 9,7%. Questo, insieme alla forte svalutazione della Rupia Indiana, che da luglio ha perso il 18% del suo valore nei confronti di un paniere di valute internazionali, sta rendendo sempre più costose le importazioni, in particolare di petrolio e prodotti agricoli, di cui l’economia indiana non può farne a meno. Inflazione, rallentamento dell’export e alti prezzi delle materie prime sui mercati internazionali stanno fermando la crescita della più grande democrazia al mondo (l’India ha 1,1 miliardi di persone). Ci attendiamo che la Banca Centrale Indiana inizi a tagliare il tasso d’interesse, favorendo la ripresa della crescita, ma questo non risolverà certo il problema dell’inflazione, che rimane per noi la principale fonte di preoccupazione per il paese asiatico.  

Quando l`emergente rallenta la crescita