REGIONE SARDEGNA. "MANCE DI FINE ANNO"

Cagliari, 16 giugno 2025. Di Elia Sanna
È bufera sulla finanziaria della Regione Sardegna.
La Ragioneria Generale dello Stato ha sollevato rilievi formali e sostanziali riguardo ad una serie di contributi inseriti nel bilancio, segnalando potenziali profili di incostituzionalità e violazioni nella corretta gestione delle risorse pubbliche.
Nel mirino, in particolare, l'erogazione di fondi regionali senza criteri oggettivi, che rischierebbe di alimentari pratiche clientelari e disparità di trattamento.
A rendere pubblica la questione è stato l'ex giornalista Rai, Mario Guerrini, denunciandola come “uno scandalo senza fine”.
Guerrini punta il dito contro un emendamento bipartisan alla legge finanziaria – firmato da esponenti di Pd, 5 Stelle, Sinistra Futura, Avs, Orizzonte Comune, Uniti per Todde e Progressisti – che ha portato all'assegnazione di 22 milioni di euro a fine 2024 e altri 178 milioni ad aprile 2025, politica distribuita secondo logiche di appartenenza più che di reale utilità pubblica.
Il cuore del problema, secondo Guerrini, è la sistematica reiterazione di pratiche “opache” nella gestione della spesa pubblica regionale: “È una norma di cui beneficiano tutti, a destra quanto a sinistra” scrive, sottolineando che l'attuale presidente Alessandra Todde si sarebbe trovata “costretta ad accettare” una logica consolidata da anni, a partire dalla giunta Pigliaru (csx) e proseguita con Solinas (cd).
Il caso più eclatante, citato dallo stesso Guerrini, è quello della leghista Valeria Satta, destinataria di un contributo da 300mila euro, nonostante una condanna della Corte dei Conti per danno erariale da 220mila euro.
Un episodio che, secondo il giornalista, “getta discredito sull'intero corpo politico regionale” e alimenta il crescente astensionismo elettorale: “Solo un sardo su due ha votato alle ultime regionali”.
La Ragioneria dello Stato, nel frattempo, ha richiesto al Governo l'impugnazione del provvedimento davanti alla Corte Costituzionale.
Una mossa che Guerrini definisce “tardiva, ma necessaria”, e che apre ora un fronte delicato tra istituzioni regionali e organi centrali di controllo.
Il rischio, conclude Guerrini, è che si perpetui “un sistema di gestione arrogante e incurante delle reali esigenze delle comunità”, che spesso lottano contro carenze croniche nei servizi essenziali, sanità in testa.
Analoga è pesante denuncia sull'uso clientelare di risorse pubbliche era arrivata anche da Paolo Maninchedda, ex leader di Sardegna e Libertà ed ex assessore regionale nella giunta Pigliaru.
Con toni durissimi aveva ricordato quella distribuzione “arbitraria” di fondi pubblici da parte dei consiglieri regionali, accusandoli di utilizzare tecniche sempre più sofisticate per evitare il controllo della magistratura e dell'opinione pubblica.
Secondo Maninchedda, il sistema delle “mance elettorali” si è evoluto: non si presentano più emendamenti singoli riconducibili ai singoli consiglieri, ma si ricorre a emendamenti cumulativi, che sostituiscono intere tabelle di bilancio e mascherano l'identità di chi propone ogni singolo stanziamento. “Un metodo studiato per essere opaco”, dice, “che impedisce di attribuire responsabilità dirette e trasforma l'intervento pubblico in un gigantesco patto di potere” .
L'ex assessore aveva ironizzato su un “Capodanno memorabile a Nuoro” come simbolo degli stanziamenti clientelari e aveva attaccato la magistratura, accusata di “non capire nulla di ciò che accade nei palazzi del potere” e di aver smarrito ogni impulso di controllo, specie in ambiti cruciali come la sanità.
Maninchedda descrive un meccanismo in cui i capigruppo politici decidono al tavolo la spartizione delle risorse, spesso su indicazione dell'assessore alle Finanze di turno, trasformando il bilancio regionale in uno strumento di gestione opaca e autoreferenziale. “Un metodo che in un Paese normale basterebbe per mandarli a casa”; ma qui in Sardegna potrebbe persino assicurare loro la rielezione eterna”.
Un sistema che si perpetua legislatura dopo legislatura, che, se non verrà smantellato, continuerà a minare alla base la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche.
Non è un caso che i cittadini che disertano le urne sono sempre superiori ai votanti.