Dove va il mondo bancario

C`è scarsa comunicazione sulla situazione delle banche italiane. La crisi le ha colpite duramente poiché gli incagli e le sofferenze sui prestiti concessi alle imprese e ai privati hanno prodotto perdite in continuo rialzo. Sono ora più di 120 miliardi le partite deteriorate con un aumento del 28% in un anno.

Dove va il mondo bancario

Sono coperte per il 70% da immobili. Una ripresa dei prezzi delle case, così come è avvenuto negli Usa, avrebbe un effetto positivo anche sulle banche oltre al traino congiunturale. Una situazione che dovrebbe indurre la Banca d`Italia ad incoraggiare le banche a ripartire con l`erogazione dei mutui. Di certo, il soccorso della Bce è stato decisivo. In undici mesi le nostre banche maggiori hanno fatto acquisti netti di Btp per 106 miliardi, una cifra pari alla metà dell`intera eurozona: con il denaro preso a prestito (255 miliardi su mille erogati) all`1%, poi ridotto allo 0,75% (con le due manovre Ltro) le banche hanno (1) riacquistato in forte guadagno titoli subordinati di propria emissione i cui prezzi erano scesi; (2) hanno acquistato Btp che, con il loro +22% (cedole comprese), hanno assicurato ulteriori utili da trading.

L`insieme di questi guadagni, pari a 2,4 miliardi, rappresenta il 70% degli utili netti realizzati. Inoltre, last but not least, con questa operatività di trading le banche hanno dato una mano al Tesoro che nei dodici mesi ha collocato ben 470 miliardi di Titoli di Stato. E` evidente che tutto ciò è stato favorito dal calo dello spread sui decennali tra Italia e Germania che da quota 570 è sceso a 272 basis points. Un ritrovato equilibrio dell`eurozona che ha coinciso con una crescente ripresa degli indicatori Usa. Non a caso Wall Street è tornata ai massimi da cinque anni mentre le quotazioni dell`oro sono in ribasso (1627 dollari l`oncia ai minimi da agosto) da sei settimane a conferma che la crisi monetaria – con l’euro sopra quota 1,30 - è oramai alle spalle. Forte di questi risultati, il Tesoro punta a fidelizzare gli investitori internazionali visto che nel primo trimestre andranno a scadenza bond sovrani per 80 miliardi. Nel momento peggiore della crisi, le vendite estere erano state così massicce da far scendere la quota di proprietà internazionale dei titoli italiani dal 46,8% al 25,4%. Dopo l`intesa in Usa sul `fiscal cliff` vi è stata la corsa agli acquisti di titoli di Stato dei Paesi periferici. Il ciclo si è invertito: in Europa si vendono i Bund e si comprano i Btp tanto che, in soli tre giorni, lo spread è sceso di 50 punti base e il rendimento del decennale è sceso al 4,26%. Ora, superata la fase più acuta della crisi, c`è molto lavoro da fare in Europa sull`esigenza (già approvata) di una Vigilanza centrale gestita dalla Bce che eviti i rischi sistemici. Ieri, irequisiti di liquidità di Basilea 3 sono stati diluiti per favorire il finanziamento dell`economia. Di certo, le banche non possono e non debbono più assumere una quantità enorme di rischi con perdite che, negli ultimi cinque anni, sono state trasferite direttamente o indirettamente allo Stato ed ai risparmiatori. Anche il dibattito in corso, all`interno del Sistema della Federal Reserve, si concentra sul fatto che le imprese più grandi hanno molti modi alternativi per rivolgersi direttamente sul mercato mentre le piccole imprese e i privati non hanno questa possibilità (non a caso negli Usa cresce l`interesse sul `crowd funding`). Sono proprio le piccole imprese ad aver maggiore bisogno della banca `tradizionale`. Ma qualcosa da troppi anni, specie in Italia, si è inceppato a danno dell`economia reale. Le crescenti spese dello Stato hanno divorato le misure a sostegno degli investimenti.

Scritto da Guido Colomba, membro del Direttivo AssoFinance – Direttore responsabile “The Financial Review”.

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