DALLA SCOZIA: REPORT SU INCIDENTI E MORTI PROVOCATI DALLE TURBINE EOLICHE

DALLA SCOZIA: REPORT SU INCIDENTI E MORTI PROVOCATI DALLE TURBINE EOLICHE

Giannina Puddu, 4 aprile 2024.

Nel Regno Unito, il primo impianto eolico connesso alla rete elettrica, era stato realizzato da John Brown&Company nelle isole Orcadi, arcipelago scozzese, nel lontanissimo 1951.

Da quel momento, si era sviluppata una fiorente industria dell'eolico, sia onshore che offshore che ha interessato i quattro stati del regno.

Nel 2015, il primo ministro David Cameron introdusse nuove condizioni di pianificazione che si tradussero, di fatto, in un definitivo divieto per i progetti eolici onshore, motivato, secondo Cameron, dal maturato rigetto della cittadinanza. 

Tant'è che, da allora e fino al 2020, nessuna nuova turbina era stata installata in Inghilterra con un crollo, del quale scrisse il The Guardian, pari al 96% del numero di nuove turbine installate.

I cosiddetti "sviluppatori" concentrarono la loro attenzione su aree libere da vincoli, nel Galles e in Scozia.

Mentre, in Inghilterra, dal 2015, la costruzione di un parco eolico poteva essere fermata anche dall'obiezione di un solo residente nell'area interessata.

Il processo di autorizzazione degli impianti era di competenza esclusiva dei comuni che potevano approvare la realizzazione dei nuovi insediamenti eolici solo dopo aver dimostrato che le preoccupazioni locali fossero state “pienamente affrontate” e soddisfatte.

Da questa disposizione emerge, da un lato che il processo decisionale era riconosciuto e concentrato a livello locale e, dall'altro, che c'erano forti "preoccupazioni locali", stratificate nel tempo con la lunga esperienza e conoscenza maturate dal 1951 in poi.

Rishi Sunak, nuovo primo ministro UK dal 25 ottobre 2022, nell'autunno 2023 si era mosso per alleggerire gli effetti della moratoria a firma Cameron.

Introduceva modifiche per consentire ai comuni di “affrontare in modo più flessibile gli impatti della pianificazione dei progetti eolici onshore identificati dalle comunità locali” e autorizzarli “quando sarà stato dimostrato che gli impatti della pianificazione sono stati affrontati in modo soddisfacente”.

Tuttavia, ancora nel 2023, riferiva il The Guardian:  Zero piani per parchi eolici onshore pubblici presentati nel 2023  in Inghilterra.

Mentre, in controtendenza, al 17 gennaio 2024, in Italia risultavano 1376 progetti in fase di valutazione, in linea con le direttive calate dalla Commissione UE, come se la storica esperienza anglossassone fosse aria fritta, anzichè una preziosissima fonte di approfondimento scientifico.

Opere di "mappatura" italiana realizzate da Legambiente, elefantiaca struttura "onlus", finanziata dai "soci" e dal contributo del 5x1000.

Al "Chi siamo" indicano tra l'altro:  Da 40 anni ci battiamo per un mondo migliore, combattendo contro l’inquinamento, l’illegalità e l’ingiustizia per la bellezza, la tutela, una migliore qualità della vita.

A quale "bellezza" si riferiscano, per esempio, sarebbe utile sapere... data la distruzione sistematica di "bellezza" conseguente alla messa a dimora dei cosiddetti "parchi" eolici che, invece, sponsorizzano a manetta.

Il FattoQuotidiano, nel giugno 2014, aveva pubblicato un pezzo mettendo in evidenza i gravi conflitti di interesse in capo a Legambiente:

https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/06/10/legambiente-fa-business-con-lecologia-i-dubbi-degli-esperti-e-una-onlus/1003675/

Giornale che, da quel dì, pare aver cambiato atteggiamento come si poteva desumere dall'articolo pubblicato il 27 aprile 2022 a fima di Ugo Bardi che scriveva, tra l'altro: Un esempio lampante è quello dell’impianto eolico di Villore, nell’Appennino Toscano. Un impianto da quasi 30 MW che in un anno può produrre abbastanza energia da risparmiare 16 milioni di metri cubi di gas che, altrimenti, dovremmo importare dall’estero. Non è che da solo potrebbe risolvere tutti i nostri problemi, ma sarebbe un bel passo avanti...

La revoca del divieto di nuovi impianti onshore in Inghilterra è stata approvata dopo mesi di dibattiti tra i conservatori, molti, tra questi sono ancora contrari e, per gli operatori industriali che puntano ad avere certezze di risultato senza rischio d'impresa, le garanzie per il business eolico onshore sono ancora deboli.

Nella Scozia a grande tradizione eolica opera la Scotland Against Spin (SAS), fondata a metà gennaio 2013 da un piccolo gruppo di attivisti esperti a livello locale e nazionale.

SAS è indipendente da qualsiasi partito politico, organizzazione di lobbying, proprietario terriero o promotore immobiliare.

L'obiettivo di SAS, grazie alla sua notevole e lunga esperienza,  è la riforma della politica sull'energia eolica del governo scozzese e il sostegno a tutti coloro che ne sono colpiti.

E, proprio per tutelare quelli che sono stati "colpiti" dall'assedio delle turbine eoliche, SAS ha focalizzato le sue attività principali:

  • Costruire una rete nazionale di competenze e contatti
  • Lobbying a livello locale e nazionale
  • Fare campagna nei media e agire come voce nazionale
  • Sensibilizzare l’opinione pubblica su cosa c’è di sbagliato nell’energia eolica
  • Lavorare con ONG e altre agenzie interessate dalla politica sull’energia eolica
  • Aiutare i gruppi di start-up a combattere le proposte relative alle turbine
  • Supportare e collegare i gruppi antivento locali esistenti

Questo sintetico elenco di "attività" è già abbastanza per intuire la misura del profondo disagio scozzese, maturato in decenni di convivenza con l'industria del vento.

SAS, osserva ed elabora dati e, tra questi, il riepilogo dei dati sugli incidenti delle turbine eoliche aggiornato al 31 marzo 2024.

In premessa, pur sostendendo che si tratti del compendio di informazioni più completo e disponibile, segnala che i dati nella tabella dettagliata non sono affatto completi e che rappresenti solo la “punta dell’iceberg” in termini di numero di incidenti e della  loro frequenza.

SAS, spiega: Questo perché l’industria eolica “garantisce la riservatezza” degli incidenti segnalati.

Nessun altro settore energetico opera con tale segretezza riguardo agli incidenti. L’industria eolica non dovrebbe essere diversa, e prima RenewableUK renderà il suo database disponibile all’HSE e al pubblico, meglio sarà. La verità è là fuori, tuttavia a RenewableUK non piace ammetterla.

I dati SAS, in sintesi:

1) 233 vittime (ci sono più incidenti che vittime, poichè alcuni incidenti hanno causato più vittime):

  • 138 erano lavoratori dell'industria eolica e di supporto diretto (subacquei, costruttori, manutentori, ingegneri, ecc.) o proprietari/operatori di piccole turbine.
  • 94 sono state vittime pubbliche, compresi lavoratori non direttamente dipendenti dall'industria eolica (ad esempio lavoratori dei trasporti, ecologisti).

2) 388 lavoratori feriti nel settore eolico dell'edilizia/manutenzione, nonché altri 84 cittadini o lavoratori non direttamente dipendenti dal settore eolico (ad es. vigili del fuoco, trasportatori, pescatori). Undici di questi ferimenti a membri del pubblico sono avvenuti nel Regno Unito.

3) Solo dal 2012 sono stati inclusi gli incidenti sanitari e gli impatti negativi sulla salute umana. Questi erano precedentemente catalogati sotto la voce “varie” ma crediamo che meritino una categoria a parte. Gli incidenti includono segnalazioni di problemi di salute ed effetti dovuti al rumore delle turbine, allo sfarfallio delle ombre, ecc. 

4) 535 casi separati dovuti ai guasti di lama delle pale eoliche. 

Di gran lunga il maggior numero di incidenti riscontrati è dovuto al guasto della lama. Il "guasto della pala" può derivare da una serie di possibili fonti e comporta la proiezione di pale intere o di pezzi di pala dalla turbina e volano oltre il miglio colpendo ciò che trovano nella loro traiettoria.

5) 484 incidenti causati da incendio: Il fuoco è la seconda causa di incidente più comune tra gli incidenti riscontrati.

Gli incendi delle turbine sono causati dell'altezza della turbina, mentre i vigili del fuoco possono fare ben poco se non guardarla bruciarsi.

La situazione peggiora durante una tempesta con i detriti bruciati che vengono sparsi su una vasta area, con ovvie conseguenze.

Gravi conseguenze soprattutto per quelli costruiti all'interno o in prossimità di aree forestali e/o vicino ad abitazioni o luoghi di lavoro, 5 incendi hanno bruciato gravemente i lavoratori del settore eolico.

6) 267 casi  di cedimento strutturale.

Principalmente, danni provocati dalle tempeste alle turbine e  crollo delle torri. Contribuiscono lo scarso controllo di qualità, la mancanza di manutenzione e il guasto dei componenti.

7) 47 segnalazioni di lancio di ghiaccio. Lancio di ghiaccio fino a 140 m. in alcuni siti di turbine canadesi. Un rapporto pubblicato nel 2003 riportava 880 eventi di formazione di ghiaccio tra il 1990 e il 2003 nella sola Germania. 

8) 290 incidenti durante il trasporto.

La sezione di una turbina di 45 metri si è schiantata contro una casa. Un trasportatore ha colpito un palo della luce attraverso un ristorante e varie parti di turbina sono cadute bloccando le principali autostrade.  I trasporti sono la principale causa di morti e feriti pubblici.

9) 414 casi di danni ambientali.

Danni o morte alla fauna selvatica.

133 incidenti includono morti confermate di specie di uccelli protette, ma è noto che il numero dei decessi è molto più elevato. Nel parco eolico di Altamont Pass, in 20 anni sono state uccise 2.400 aquile reali protette e circa 10.000 rapaci protetti (Dr Smallwood, 2004).

In Germania, 32 aquile di mare protette sono state trovate morte, uccise da turbine eoliche (registri dello stato di Brandeburgo).

158 aquile di mare morte sono state trovate tra il 2002 e il 2019 come vittime di collisioni con turbine eoliche. In Australia, 22 aquile della Tasmania in grave pericolo di estinzione sono state uccise da un singolo parco eolico (Woolnorth). Ulteriori informazioni dettagliate possono essere trovate su: https://www.iberica2000.org/Es/Articulo.asp?Id=1228 .

Si stima che fino a 1 milione di pipistrelli vengano uccisi ogni anno dalle turbine in Canada e negli Stati Uniti.

Se gli Stati Uniti raggiungessero l’obiettivo del 20% di produzione eolica, si stimano 1,4 milioni di uccelli morti all’anno.

Si stima che tra i 2 e i 4 milioni di uccelli e pipistrelli vengano uccisi ogni anno dalle turbine eoliche nella sola Spagna.

Si stima che 1.500 uccelli vengano uccisi ogni anno dal parco eolico di MacArthur in Australia, 500 dei quali sono rapaci.

Trentasei morti di balene segnalate al largo della costa di New York/New Jersey da dicembre 2022 a giugno 2023, a causa delle operazioni di costruzione di turbine eoliche offshore.

Gli effetti delle microplastiche sugli esseri umani e sulla nostra catena alimentare, derivanti dalla disintegrazione delle pale delle turbine eoliche, appaiono come un argomento ricorrente.

Nel gennaio 2023  i ministri del SNP, in Scozia, hanno  ammesso di non monitorare l’erosione “tossica” del bordo d’attacco delle pale.

Una delle sostanze chimiche rilasciate dalla progressiva erosione delle pale è il  bisfenolo A, collegato a problemi di fertilità negli esseri umani e nella fauna selvatica.

Secondo gli attivisti, una singola turbina  può emettere fino a 62 chili  di microplastiche all’anno, dato che, ovviamente,  è contestato dall’industria delle energie rinnovabili.

Il governo scozzese “non fornisce finanziamenti per la manutenzione continua delle turbine eoliche” e “non ha emesso alcuna multa relativa alla mancata manutenzione delle turbine eoliche”.

Nella decima categoria definita "altri", il report statistico di SAS include violazioni della pianificazione, corruzione, violazione del consenso e altri non facilmente attribuibili ad altre categorie.

Inclusi anche la mancanza di manutenzione, guasti elettrici (non provocati da incendio o folgorazione), gli incidenti di costruzione e di supporto alla costruzione,  i fulmini quando un colpo non ha provocato danni alla lama o incendio.

Un rapporto separato del 1996 cita 393 segnalazioni di fulmini dal 1992 al 1995 nella sola Germania, 124 dei quali diretti alla turbina, il resto alla rete di distribuzione elettrica.

A tutti i sindaci italiani che si stanno opponendo all'assalto finto-green nei loro territori, sarebbe estremamente utile aprire un dialogo con SAS. 

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