LIUC - CASTELLANZA - IL PRIVATE EQUITY IN ITALIA NEL 2015

NEL 2015 REALIZZATI IN ITALIA 109 INVESTIMENTI. LA FOTOGRAFIA DEL PRIVATE EQUITY ITALIANO NEL 2015 SCATTATA DALL’OSSERVATORIO: 109 OPERAZIONI SU AZIENDE CON FATTURATO MEDIO PARI A CIRCA 35 MILIONI DI EURO, 90 DIPENDENTI E PER LO PIÙ CONCENTRATE NEL COMPARTO MANIFATTURIERO. SI CONSOLIDA LA LEADERSHIP DELLE OPERAZIONI DI MAGGIORANZA. Castellanza, 27 aprile 2016 – Il quindicesimo Rapporto dell’Osservatorio Private Equity Monitor – PEM® della LIUC – Università Cattaneo sarà presentato oggi nell’ambito di una tavola rotonda che si terrà a partire dalle ore 17,00 presso la Sala Leonardo del Centro Congressi Palazzo delle Stelline di Milano, in Corso Magenta 61.L’Osservatorio Private Equity Monitor - PEM pone in essere la sua attività di ricerca grazie al contributo di Argos Soditic Italia, EY, Fondo Italiano di Investimento SGR e King&Wood Mallesons Studio Legale ed è presieduto da Anna Gervasoni e coordinato da Francesco Bollazzi. L’Osservatorio da oltre un decennio effettua unmonitoraggio costante dell’attività di investimento in private equity.“Il 2015 segna un anno di grande ripresa delle operazioni di private equity. – afferma Anna Gervasoni, Presidente PEM  – Siamo tornati ad un nuovo record delle attivitàcome quelle registrate negli anni precedenti alla crisi del 2008. Questo fa ben sperare verso una ripresa e crescita del mercato per gli anni a venire”. Proprio per l’anno a venire, Davide Proverbio di King&Wood Mallesons Studio Legale si attende un consolidamento di un trend già sperimentato nel 2015, quello degli investimenti da parte di investitori istituzionali e/o industriali cinesi, magari in joint venture tra loro, sul mercato sia primario sia secondario: la seconda tipologia di investimento dovrebbe favorire le exit da parte dei private equity italiani che abbiano investito nei settori di più immediato interesse per gli investitori del far east, meccanica avanzata, robotica e moda.I buy out consolidano la leadership di mercato. Dal punto di vista delle principali evidenze, nel 2015 il mercato accentua la tendenza già registrata nell’ultimo biennio (dopo la parentesi del 2011 e del 2012), con una netta prevalenza delle operazioni di Buy out, che si attestano al 77% delle preferenze, in deciso aumento rispetto all’anno precedente (57%). Le operazioni di Expansion perdono decisamente rilevanza, con un 16% di frequenza in deciso calo rispetto al 2014. Il residuo 27% del mercato è costituito dai Turnaround, che confermano la propria quota di mercato (5%), e dai Replacement (2%, rispetto all’1% del 2014). Anche se molto probabilmente con modalità differenti rispetto a quanto avvenuto in passato, questo dato conferma come gli operatori continuino ad indirizzare l’attenzione verso operazioni in cui l’acquisizione della maggioranza consenta sia una massimizzazione dei rendimenti, sia un approccio in linea con le professionalità maturate nel tempo, pur in presenza di una leva finanziaria ormai da qualche anno sempre piuttosto contenuta. Sempre con riferimento alla tipologia di deals realizzati, sono stati registrati 21 add-on (19% del mercato complessivo), in aumento rispetto al dato del 2014 (8 operazioni, 9% del mercato), a conferma di un ruolo ormai consolidato assunto da tale categoria di operazioni nel settore.Clessidra è risultato l’operatore più attivo, chiudendo 5 operazioni (tra cui un add-on), seguito da Ardian e Assietta Private Equity, ciascuno con 4 investimenti all’attivo. Neldettaglio, a livello di concentrazione del mercato, nel corso dell’anno 26 operatori hanno realizzato il 50% dell’intera attività d’investimento. Il mercato risulta, quindi, menoconcentrato rispetto al 2014, anno in cui circa la metà delle operazioni era rappresentata da 20 operatori. Le imprese familiari le più ricercate In termini di deal origination, non emergono novità rispetto agli ultimi anni: le imprese familiari continuano a rappresentare la maggior parte delle opportunità di investimento ed, anzi, registrano un incremento significativo rispetto allo scorso anno (61% vs 47%). Diminuiscono rispetto all’anno precedente le cessioni di rami d’azienda da parte di gruppi nazionali (13% rispetto al 20%). Confermano la propria rilevanza i Secondary Buy out, pur in leggera contrazione rispetto al 2014 (20% rispetto al 24%). Stabile, invece, la cessione diquote di minoranza tra operatori (6%). Non si sono registrate, invece, cessioni di rami d’azienda di imprese straniere (rappresentanti l’1% nel 2014), già in contrazione lo scorso anno. La Lombardia ed il manifatturiero si confermano ai primi posti.  Sul fronte della distribuzione geografica delle imprese target, la Lombardia, regione che dasempre risulta essere il principale bacino per gli operatori, nel corso del 2015 ha rappresentato il 46% del mercato. Seguono a distanza l’Emilia Romagna (16% del totale) eil Friuli Venezia Giulia (8%). Il Veneto occupa il quarto post

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