BIDEN: "NON E' NECESSARIO ESSERE ISRAELIANI PER ESSERE SIONISTI". MA, E' SCONTRO INTERNO...

BIDEN: "NON E' NECESSARIO ESSERE ISRAELIANI PER ESSERE SIONISTI". MA, E' SCONTRO INTERNO...
Dal NYT. Un prigioniero palestinese appena rilasciato è arrivato martedì scorso nella città di Ramallah, in Cisgiordania.Credito...Kenzo Tribouillard/Agence France-Presse — Getty Images

Redazione, 29 novembre 2023.

Il Presidente americano Biden è un dichiarato e consumato sostenitore di Israele e del nazionalismo ebraico.

Ripete spesso che “non è necessario essere ebreo per essere sionista”.

Ma, intorno a lui, è forte il dissenso e questo è cresciuto dall'azione di Israele contro Gaza, dopo il 7 ottobre.

La coalizione di sinistra, interna al suo Partito Democratico, è in aperto contrasto e vede, nella causa palestinese, l'espressione dei movimenti per la giustizia razziale e sociale.

Sta evidenziando che il diritto alla difesa di Israele all'assalto di Hamas è solo una parte della storia e che la storia comprende altri capitoli che non si possono tacere.

Allo stesso tempo, la costante conferma della solidarietà di Biden verso Israele, ha creato le condizioni per cui può esercitare la sua  influenza sul primo ministro Benjamin Netanyahu, per gli aiuti umanitari e per la  protezione dei civili palestinesi.

Ma si sta confermando la rabbia profonda per la sua alleanza incondizionata con  Israele anche tra i suoi diretti sostenitori e, particolarmente,  tra i suoi stretti collaboratori di   origini arabe o musulmane che propongono una lettura aggiornata e corretta della guerra tra Israele e Hamas.

Siamo al quinto giorno di "cessate il fuoco" con scambio di ostaggi e prigionieri e si riconosce, dai fronti opposti, che questa tregua sta portando benefici.

Questo, conferma la teoria di chi, dall'inizio, sostiene che il dialogo sia da preferire alla guerra e, ancora di più, al genocidio al quale abbiamo assistito in queste settimane.

Secondo il New York Times, Israele ha liberato 180 palestinesi imprigionati – circa tre per ogni ostaggio israeliano rilasciato – in cambio del rilascio degli ostaggi.

E, secondo Patrick Kingsley, capo dell’ufficio stampa di Gerusalemme per lo stesso NYT, mentre continuano gli scambi di ostaggi per prigionieri, i leader israeliani potrebbero sentire una crescente pressione per riprendere la guerra.

L'aspettativa diffusa è che, invece, questa prova di fuoco spento si trasformi in un duraturo o definitivo silenzio delle armi.