CHI PENSA DI PIU', MEGLIO E PRIMA DEGLI ALTRI, PAGA PEGNO....

CHI PENSA DI PIU', MEGLIO E PRIMA DEGLI ALTRI, PAGA PEGNO....

Redazione, 9 giugno 2022.

La Storia è madre generosa che si ripete.

Ma, i più, non la conoscono, non la comprendono, non vogliono ascoltare il suo insegnamento che, volendo, potrebbe salvarci dalla ripetizione dei guai tremendi che hanno già devastato le vite dei nostri avi.

Sono sempre pochi quelli che hanno la capacità e la volontà di pensare in modo libero, filtrando i fatti attraverso le lenti di lettura che la Storia rende disponibili all'uso.

Così, accade che la Storia si ripeta, grazie all'indifferenza della maggior parte delle persone che scelgono, più o meno consapevolmente, di farsi guidare verso il baratro, ritenendo, invece e fino ad un attimo prima di cadere, che fosse la via  della salvezza.

Giorgio Boatti, giornalista e scrittore, nel 2017, con Einaudi, aveva raccontato, nel suo libro "Preferirei di no. Le storie dei dodici professori che si opposero a Mussolini", La storia dei dodici professori universitari (dodici su 1250) che dissero di no a Mussolini: una vicenda che mostra in filigrana il percorso dell'intellighenzia italiana e restituisce l'atmosfera culturale di quell'epoca.

Lo stesso tema era stato trattato da Helmut Goetz nell’opera “Il giuramento rifiutato. Docenti universitari e il regime fascista”

L'8 ottobre 1931 Mussolini impone ai professori universitari il giuramento di fedeltà al fascismo.

Su un migliaio di ordinari soltanto dodici si rifiutano di piegarsi al duce, perdendo la cattedra e, subendo, nell'Italia massicciamente sottomessa al regime, un raggelante isolamento.

Dodici uomini, differenti per origine, carattere, modi di pensare, attitudini sociali; in quell'autunno del 1931 impartiscono la piú magistrale delle lezioni insegnando che dire no è una scelta dovuta prima di tutto a se stessi.

Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Francesco ed Edoardo Ruffini, Lionello Venturi, Vito Volterra – questi i nomi di coloro che compiono un gesto essenziale in nome di quegli «ideali di libertà, dignità e coerenza interiore» nei quali erano cresciuti.

Preferirei di no, è un libro che, con rigore e affetto, ripercorre il tragitto di questi isolati viaggiatori che scelsero la terra del no e attraverso l'intreccio delle loro vite riscopre mondi di umanità e semplicità che sanno ancora oggi parlare con forza e efficacia.

In verità, l'elenco degli intellettuali che non si erano piegati, cedendo l'anima, era stato più lungo.

Renzo De Felice nel suo "Mussolini il Duce" affermò che il numero è controverso e difficilmente accertabile con precisione perché l'allontanamento dal servizio avvenne con diverse e non sempre esplicite motivazioni.

Da aggiungersi, tuttavia: Giuseppe Antonio Borgese, in missione negli Stati Uniti, vi rimase fino al '48  proprio per non giurare fedeltà al fascismo; Errico Presutti, professore di Diritto amministrativo e di Diritto costituzionale a Napoli, fiero antifascista, decaduto dalla Cattedra universitaria per essersi rifiutato di prestare il giuramento; 

Mario Rotondi, giurista della Cattolica che,  insieme a Francesco Rovelli, rifiutò di aderire anche utilizzando la formula “elastica” riservata ai religiosi che potevano invocare  l'esclusione “con riserva interiore”.

Piero Sraffa, giovane economista, amico di Gramsci e collaboratore di Keynes che lo chiamò all’università di Cambridge dove, visse da esule, rassegnando le sue dimissioni dall’Università di Cagliari.

Anche Leone Ginzburg, docente dal 1934, rifiutò di giurare.

Nel 1925, rinunciarono alla cattedra Francesco Saverio NittiGaetano Salvemini, Silvio Trentin, Arturo Labriola, e Michele Giua che fu privato di ogni incarico e vide la fine della sua carriera universitaria.

Da ultimavoce.it:

L’obbligo di giuramento fu introdotto durante il processo di fascistizzazione dello Stato, avviato nel 1925 con le cosiddette leggi fascistissime.

L’obiettivo era quello di tenere il più possibile sotto controllo il mondo accademico, temuto per le forme di dissenso che  avrebbe potuto innescare.

I più oltranzisti avrebbero voluto fin da subito allontanare dalla cattedra i professori ritenuti politicamente “poco affidabili”.

Ma il matematico Francesco Severi propose una linea differente, che trovò il consenso sia di Gentile che di Mussolini 

La proposta fu quella di imporre ai docenti la firma di un giuramento, con il quale si dichiarava fedeltà non solo alla patria ma anche al regime fascista.

La mancata firma avrebbe comportato l’allontanamento dalla cattedra senza diritto a forme di liquidazione né di pensionamento, oltre a persecuzioni, divieti e una strettissima sorveglianza.