IL NOSTRO PRESIDENTE MATTARELLA DICHIARA LA SUA GRANDE PREOCCUPAZIONE PER L' UCRAINA.

Giannina Puddu, 9 settembre 2022.

Il nostro Presidente Mattarella si è detto fortemente preoccupato per l'Ucraina.

E, per NOI? Quanto è preoccupato? E' preoccupato?

Non si è detto, se non ho perso il passaggio,  "fortemente preoccupato per gli italiani" dal momento che ci sono molte e gravi ragioni di preoccupazione.

Ha dichiarato che "C'è grande preoccupazione" per la guerra in Ucraina e che "L'Italia continua a mantenere grande sostegno a Kiev."

Ha spiegato che, secondo la sua interpretazione della volontà degli italiani, 'Italia ritiene che sia necessario mantenere una forte pressione attraverso le sanzioni per superare questa sciagurata situazione bellicista della Russia. Speriamo un negoziato che porti alla pace. Buon segnale l'accordo per il trasporto di grano ucraino".

Probabilmente, avoca a sè, il diritto di concepire un pensiero unico, traducibile in "pensiero italiano" che può prescindere dall'effettivo pensiero del Popolo Italiano. 

Eppure, la Costituzione a cui ha giurato "fedeltà", dice l'opposto: Art. 1. L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Questo, da Tirana, durante una visita in Albania. 

Mattarella ha ulteriormente rafforzato sostenendo che  «L’Italia continua a mantenere grande sostegno all’Ucraina, alla sua indipendenza, alla sua sovranità, alla sua integrità territoriale e alle prospettive di ricostruzione che occorre assicurare, così come alle prospettive europee dell’Ucraina». 

Ed anche, riguardo  l'inasprimento delle sanzioni alla Russia, ha sostenuto che: «mantenere una forte pressione sulla Federazione russa, per creare finalmente condizioni che aprano spiragli verso un negoziato di pace».

La maggioranza degli italiani ai quali il Presidente Mattarella dovrebbe dare voce quando parla a loro nome, è assolutamente contraria al sostegno all'Ucraina di cui egli dice, così come al mantenere una forte pressione sulla Federazione Russa.

Nè si vede l'apertura degli "spiragli di pace" come effetto delle sanzioni, anzi si vede esattamente il contrario come dimostra, tra l'altro, l'azione del Papa che, temendo l'arrivo della "Terza Guerra", di cui, anzi, prende già atto in una forma "spezzettata", ha convocato a Roma, per la prima volta dopo 3 anni,  gli oltre 200 diplomatici della Santa Sede (Nunzi Apostolici) e che, aprendo il confronto con questi,   ha espresso il suo  allarme per la guerra mondiale che procede “a pezzetti”, mentre si allunga l'ombra del conflitto nucleare. 

Due vertici, due diverse percezioni.

Ma, mentre il Papa è a capo della Chiesa Cattolica, il Presidente della Repubblica è il Presidente della Repubblica Italiana.

E, mentre il "nostro" Presidente si incupisce per i problemi ucraini, pare non degnare, di sua sufficiente  attenzione e preoccupazione, l'Italia che sta andando in malora.

E, questo, è un fatto.

In un suo messaggio inviato al Forum The European House - Ambrosetti a Cernobbio, si è limitato a dire che  "È necessaria e urgente una risposta europea all'altezza dei problemi: i singoli Paesi non possono rispondere con efficacia alla crisi"...."Il vertiginoso innalzamento dei prezzi dell'energia, favorito anche da meccanismi irragionevoli e da squilibri interni tra i Paesi europei, costituisce uno dei nodi più critici del momento attuale".

E, circa il gravissimo problema energetico che sta massacrando le famiglie e le PMI italiane, ha espresso un gererico richiamo all' Europa,  "...chiamata, ancora una volta, a compiere un salto in avanti in determinazione politica, integrazione, innovazione".

Sembra solo aria fritta, un distillato demagogico, che non può uscire dalla bocca del  Garante per eccellenza della Democrazia Italiana.

Dal nostro Presidente, per il nostro Paese e per noi tutti, come da un buon padre di famiglia, ci aspettiamo che sia presente, che sia attivo, che sia determinante come ha saputo essere determinante nello sciogliere le camere e nell'anticipare le politiche in un contesto e con una prassi che aprono a troppi dubbi che contribuiscono a toglierci serenità.