LE CASSE DI PREVIDENZA E GLI INVESTIMENTI GARANTITI

LE CASSE DI PREVIDENZA E GLI INVESTIMENTI GARANTITI
Fonte: Itinerari previdenziali, Convegno di fine anno 2023 “Never normal vs older risk”, 5 dicembre 2023).

Trento, 7 dicembre 2023. Di Paolo Rosa, avvocato.

"Gestire i patrimoni istituzionali in un contesto in continua evoluzione, con picchi inflazionistici, politiche monetarie da espansive a restrittive e crisi geopolitiche è sempre più complesso.”

Lo scenario attuale e le previsioni per il 2024 da Itinerari previdenziali, Convegno di fine anno 2023 “Never normal vs older risk”, 5 dicembre 2023 (in foto).

Come sappiamo già oggi, tra 15 – 20 anni la sostenibilità delle Casse di previdenza dei professionisti dipenderà più che dai contributi degli iscritti dal rendimento del patrimonio nel frattempo accumulato.

Diventano, quindi, fondamentali i mercati finanziari.

Ora, a mio giudizio, le Casse dovrebbero predisporre per gli iscritti, annualmente, un prospetto con queste indicazioni:

  1. Patrimonio a valore di mercato alla data del 31 dicembre dell’anno corrente;

  2. Entità dei crediti verso gli iscritti;

  3. Entità del debito latente e funding ratio come rapporto tra il patrimonio e il debito maturato;

  4. Asset allocation strategica e tattica per l’anno successivo.

In ordine agli investimenti va tenuto nella massima considerazione quanto affermato dalla Corte dei Conti, nella recentissima delibera n. 129 del 21.12.2023, pag. 2, per la quale:

Detta Fondazione, ai sensi dell’art 1, comma 3, del richiamato d.lgs. n. 509 del 1994 non è ammessa alla fruizione di finanziamenti pubblici, né diretti né indiretti, ad eccezione di quelli connessi a sgravi fiscali e fiscalizzazione degli oneri sociali. Si avvale, quindi, esclusivamente delle contribuzioni a carico degli avvocati iscritti - da gestire mediante operazioni di investimento garantite rientranti nelle scelte strategiche della Cassa, nonché dei proventi di tale gestione patrimoniale.

Poiché la Corte dei Conti non è un quivis de populo, che cosa si intende per operazioni di investimento garantite?

Se si va sul sito segretibancari.com, si legge che: “Gli investimenti a capitale garantito sono prodotti finanziari che permettono all’investitore, di partecipare ad un rialzo di uno o più indici o strumenti, preservando al testo stesso il valore iniziale del capitale investito. Per alcuni di essi la protezione vale entro una certa soglia. Si parla, in questo caso, di investimenti a capitale condizionatamente protetto”.

Certo è che si tratta di investimenti che restituiscono il capitale investito ma penalizzano dal punto di vista del rendimento che è sempre legato alla tipologia di rischio che si intende assumere.

Ne consegue che ogni altra forma di investimento non garantito deve essere ESCLUSA?

MEF e COVIP si allineeranno?

Non è un obiter, a mio giudizio, ma riprende il pensiero della Corte dei Conti per la quale le pensioni dei professionisti debbono dipendere dalla contribuzione piuttosto che dal rendimento del patrimonio.

Non è un obiter perché la relazione ribadisce il concetto anche nelle conclusioni finali e nel corso della relazione stessa richiama CF a monitorare determinati investimenti non il linea con la missione stessa.

“La crescita tra il 2020 e il 2019 delle attività finanziarie immobilizzate è legata in particolare all’incremento degli investimenti in private equity ed in azionariato.

Continuano a decrescere, invece, gli investimenti in titoli di Stato.

Le attività finanziarie non immobilizzate diminuiscono, passando da 6.091.596.267 del 2019 ad euro 5.444.719.152.

Tale contrazione interessa tutte le componenti, ad eccezione degli investimenti in fondi e in ETF.

Risulta minima la componente degli investimenti affidata a società di gestione del risparmio e presente solo nel 2019.

Le oscillazioni rilevabili con riguardo alle disponibilità liquide non evidenziano in sé profili evidenti di anomalia. Si invita, peraltro, a monitorarne la crescita tenuto conto che esse rappresentano quote di risorse che potrebbero più utilmente essere impiegate in operazioni di investimento a rischio compatibile con le finalità istituzionali della Cassa.

Nel complesso, si rileva la diminuzione del totale delle attività finanziarie liquide e illiquide, passate da euro 9.514.801.080 nel 2019 a euro 8.931.821.433 nel 2020 (-6,1 per cento)”.

Siamo di fronte ad una evidente contraddizione.

La Corte dei Conti ha ben chiara la natura previdenziale della provvista che non può essere rischiata sui mercati finanziari, se non attraverso strumenti che garantiscano la restituzione del capitale investito.

E’ un passaggio molto delicato che si rivolge proprio alla diligenza del buon padre di famiglia quando maneggia montanti contributivi, destinati a garantire la pensione di primo pilastro.

Naturalmente non coincide con gli interessi della industria finanziaria.

Va trovato un compromesso che però non può essere al ribasso in danno dell’iscritto, obbligato per legge ad esserlo.

Se l’investimento non è garantito ne consegue che il rischio, scaricato tout court sull’iscritto, è di non avere al momento opportuno la pensione di primo pilastro.

E qui sta la differenza tra le Casse di Previdenza e i Fondi Pensione.

I Fondi Pensione sono una forma di investimento previdenziale complementare volontario, con un orizzonte temporale di lungo periodo, dove il risparmiatore è chiamato a scegliere - sulla base del proprio profilo finanziario - una linea di investimento che va dal garantito, all’obbligazionario, azionario, bilanciato, linee caratterizzate da diverse aspettative di rischio / rendimento.

Nulla di tutto ciò per le Casse di Previdenza dove l’iscritto, obbligato per legge, non ha voce in capitolo sulle scelte strategiche degli investimenti.

Non è quindi un caso che la Corte dei Conti parli, insistentemente, di investimenti garantiti.

La dottrina della Corte dei Conti è ben delineata nella relazione che allego https://www.corteconti.it/Download?id=71e5a281-d52e-4a66-be88-9015c9feec44 e che va meditata in ogni suo passaggio.

In particolare “Tale disposizione, al fine di garantire l’equilibrio finanziario nel tempo, pone l’accento sulla necessità che gli enti assicurino tendenzialmente l’equilibrio con le entrate contributive e non, quindi, con quelle derivanti dalla gestione del patrimonio”.

Un Collega mi scrive su Facebook: “Peccato che gli investimenti garantiti abbiano un costo per l'assicurazione del capitale a detrimento dei rendimenti.

Sono le solite baggianate che scrivono per deresponsabilizzarsi e poter dire un domani ve lo avevo detto.

Fate investimenti che coniughino il rendimento e la prudenza e altre facezie del genere. Per non parlare dei crediti verso gli iscritti dove raccomandano maggiore incisività nel recupero delle esposizioni e poi il Ministero fa fatica a farti passare provvedimento di riduzione delle sanzioni o di agevolazioni per il pagamento di queste posizioni. Ci si potrebbe scrivere una enciclopedia con queste affermazioni. Se poi si vedono le relazioni dei collegi sindacali delle casse verrebbe fuori una Treccani. Siamo e sono all'età della pietra. A questo punto basterebbe che scrivano FATE I BRAVI e sarebbe più serio nella sua indeterminatezza. Facciamo uscire il famoso disciplinare sugli investimenti che definisca criteri accettabili di investimento, range di rischio massimo sopportabile, e range di composizione delle diverse asset class in rapporto al patrimonio e per migliorare il funding ratio”.

Certamente l’investimento garantito ha un costo che ne deprezza il rendimento ma almeno garantisce il capitale investito che è frutto di montanti contributivi obbligatori.

Vi è poi da segnalare il rischio connesso all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nei sistemi finanziari che, secondo la Financial Policy Committee della Banca d’Inghilterra, può portare ad una “mentalità di gregge” di molte banche e aziende del settore finanziario a seguire le stesse indicazioni e prendere le stesse decisioni, distorcendo il mercato e minando la stabilità del sistema (Fonte: Nicol Degli Innocenti, Il Sole 24 Ore del 7 dicembre 2023).