CORRUZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE A LIVELLO GLOBALE. L'ITALIA, NEL 2024, PEGGIO DELL' OMAN E DEL BOTSWANA

CORRUZIONE DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE A LIVELLO GLOBALE. L'ITALIA, NEL 2024,  PEGGIO DELL' OMAN E DEL BOTSWANA

Giannina Puddu, 7 giugno 2025.

E' sufficiente scorrere con pazienza e costanza le pagine della stampa locale per trovare notizie relative alla corruzione della pubblica amministrazione in Italia che vede conivolti sindaci e assessori in un intreccio malavitoso che coinvolge imprenditori senza scrupoli.

Si aggiungono periti nominati dai Tribunali per garantire imparzialità che non garatiscono, giudici infedeli, politici di vario livello che lavorano contro il pubblico interesse, personale sanitario, carabinieri, CAF, ogni figura in ogni area in cui la "cosa pubblica" possa incontrare la "cosa privata".

Un lavoro immane per i vertici che si avvicendano nella gestione dell'ANAC tra difficoltà e resistenze.

Non giova, certamente, a migliorare la situazione, la nuova legge che ha depenalizzato l'abuso d'ufficio con  l'abrogazione dell'articolo 323 del codice penale  che defiiva il reato di abuso d'ufficio, del 9 agosto 2024, n.114 del Governo Meloni. 

Questo "brodo nostrano", come ogni anno, è oggetto della relazione di Transparency International  che classifica 180 paesi al mondo in base al livello di corruzione percepita nel settore pubblico utilizzando dati provenienti da 13 fonti esterne. I punteggi riflettono le opinioni degli esperti.

Nella classifica pubblicata l'11 febbraio 2025, relativa al 2024, l' Italia figura al 19° posto del CPI tra i 27 Paesi membri dell'Unione europea ed al 52° posto nella classifica globale, perdendo dieci posizioni rispetto all'anno precedente con significativo e  tragico incremento della corruzione percepita nel 2024 rispetto al 2023.

L'Italia è scivolata sotto l'Oman , una monarchia assoluta governata dal sultano Haitham dal 2020.

Pessimo bilancio per il Governo in carica e per il nostro Paese.

Una fase di declino morale per l'Italia, alimentata anche dai recenti interventi legislativi, dalle logiche del PNRR e del PIAO (Piano integrato di Attività e Organizzazione)  che ha spinto sulla semplificazione amministrativa riducendo l'attenzione sulla prevenzione della corruzione.

In scia, il  nuovo Codice degli appalti (d.lgs. n. 36/2023) che ha pure ridimensionato il ruolo dell'ANAC. 

Il Presidente Giuseppe Busia cerca di fare del suo meglio ma non è lui a dettare la "linea politica"....

Nella sezione dedicata agli INDICATORI DI RISCHIO CORRUTTIVO NEGLI APPALTI, per esempio, ANAC rileva che: 

Sebbene trovi anche con l'introduzione delle ultime direttive uno spazio sempre maggiore come criterio di scelta da utilizzare, l'offerta economicamente più vantaggiosa comporta una maggiore discrezionalità rispetto al criterio del prezzo più basso e per questo è considerata una procura di rischio di corruzione (Anac, 2017;

Decarolis et al., 2019; Fazekas e Kocsis, 2017; OLAF, 2017).

Infatti, con il criterio del prezzo più basso la stazione appaltante confronta le offerte solo con riguardo al maggior ribasso di prezzo rispetto alla base d'asta, aggiudicandosi la gara all'operatore economico che offre il prezzo più basso.

Diversamente, quando la stazione appaltante aggiudica un contratto con il criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa, confronta le offerte con riguardo al miglior rapporto qualità/prezzo.

Nella valutazione della qualità possono entrare in gioco criteri discrezionali e difficilmente quantificabili come, ad esempio, la valutazione del pregio tecnico, delle caratteristiche estetiche e funzionali, degli aspetti di innovatività, delle condizioni di consegna e di esecuzione del servizio o lavoro, etc. 

Questa condizione sacrifica le migliori imprese, porta alla realizzazione di opere pubbliche di qualità scarsa e, dunque, destinate a nuovi interventi riparatori, con grande spreco di risorse pubbliche.

A questo bilancio negativo si aggiunge il diffuso disagio sociale che ne consegue e l’ulteriore rallentamento del percorso del sistema economico nazionale generando un gigantesco danno di Stato.