BORIS JOHNSON E' CADUTO DAL CAVALLO.

BORIS JOHNSON E' CADUTO DAL CAVALLO.

Giannina Puddu, 8 luglio 2022.

Boris Johnson, l'acerrimo nemico occidentale di Putin, dopo aver perso con lui, perde, rovinosamente, anche in casa.

Ha vissuto una due giorni sulle montagne "russe", assediato dai suoi stessi compagni di partito, gli è crollato il terreno sotto i piedi con un'ondata di dimissioni nel suo governo.

Ha accettato di dimettersi dal suo ruolo di Primo Ministro che cederà al nuovo leader che sarà nominato dal partito conservatore.

Su questa nomina, i tempi sono incerti.

Potrebbero essere pochi giorni o mesi.

Sarebbe utile una scelta rapida, dato il contesto eccezionalmente impegnativo che non consente che il timone sia abbandonato o che il suo controllo sia incerto.

Ha detto Johnson che gli dispiace moltissimo dover "rinunciare al miglior lavoro del mondo."

Mark Landler, corrispondente da Londra per The New York Times, ha scritto che la spavalderia del colorito primo ministro britannico non è stata sufficiente per compensare le sue carenze o superare una catastrofica perdita di sostegno dal partito.

Questo fatto indebolisce il fronte occidentale opposto alla Russia di Putin, contribuisce a confondere ulteriormente le posizioni e può spaventare e compromettere altri leader, esposti sulla stessa barricata.

La gente, ovunque, come in UK, negli USA, in Europa, non vuole assolutamente, che sia guerra.

Chi governa non può permettersi di esasperare la tensione tanto da far dire ai russi che possono annientare l'Inghilterra intera con un lancio di missili a testata nucleare, in pochi minuti.

Per i conservatori di Johnson, il consenso popolare è indispensabile, l'assenza di consenso sarebbe mortale.

Sull'altra sponda dell'Atlantico, pare preparasi il secondo caso di disarcionamento, con Biden a rischio di impeachment.

Il clima si è arroventato anche alla Casa Bianca.

Esplodono  le richieste di mettere sotto accusa il presidente Joe Biden.

Grande tensione sul prezzo interno del carburante.

L'ultima colpa individuata e rivelata della sua amministrazione è quella di avere inviato riserve di petrolio all'estero nonostante l'impennata dei prezzi nazionali.

Secondo Reuters, più di 5 milioni di barili di petrolio facenti parte della riserva di emergenza necessaria al contenimento del prezzo alla pompa americana, sono stati esportati in Cina, in Italia, in Olanda e India.

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