IL GOVERNO CENTRALE DANNEGGIA LA REGIONE SARDEGNA. L' "AMBIENTALISMO DI CARTA" CONTRO LO SVILUPPO DEL PORTO DI OLBIA.

Cagliari, 21 giugno 2025. Di Elia Sanna
Ancora una volta, lo Stato ostacola lo sviluppo della Sardegna.
Il progetto di dragaggio del porto di Olbia , fondamentale per accogliere navi da crociere e traghetti di ultima generazione, è stato parzialmente bocciato dal Ministero dell'Ambiente , che ha accolto in toto il parere negativo del Ministero della Cultura.
Il risultato?
Due delle quattro vasche di colmata, quelle più grandi e indispensabili per lo smaltimento dei sedimenti inquinati, non si potranno realizzare.
Un colpo durissimo per lo scalo dell'Isola Bianca e per tutto il Nord Sardegna, che rischia ora di perdere migliaia di turisti e milioni di euro di indotto.
Il presidente dell'Autorità di sistema portuale, Massimo Deiana , ha parlato senza mezzi termini: “È come se ciavessero autorizzato a costruire un grattacielo, impedendoci però di fare le fondamenta.”
L'area interessata dalle vasche, secondo il Ministero della Cultura, è un tratto “naturalisticamente integro” da preservare, appellandosi a un decreto del 1965.
Una norma vecchia di 60 anni diventa così il pretesto per bloccare un progetto atteso da anni, sostenibile e tecnicamente validato.
"Chi ha espresso queste valutazioni dovrà assumersi la responsabilità civile e sociale. Perderemo navi da crociera e traghetti più moderni, lasciando spazio a mezzi più vecchi e inquinanti", ha denunciato Deiana.
E infatti, senza trascinamento, le grandi navi non potranno piùattraccare, e Olbia resterà esclusa dai nuovi circuiti turistici internazionali.
La decisione, oltre che dannosa, appare anche del tutto unilaterale.
Il Ministero dell'Ambiente aveva la possibilità di portare il dissenso al Consiglio dei ministri, ma ha preferito cedere.
Nessuna difesa degli interessi isolani, nessun equilibrio tra tutela e sviluppo: solo burocrazia e centralismo.
Un progetto da 94 milioni di euro e oltre 700mila metri cubi di sedimenti da gestire resta ora appeso a un filo.
I 250mila metri cubi di fanghi più contaminati, per cui non esistono soluzioni alternative, non si possono rimuovere. E senza di essi, il dragaggio è tecnicamente irrealizzabile.
Un altro caso emblematico di “ambientalismo di carta” usato contro i territori: mentre altrove si costruiscono porti, terminal e infrastrutture, in Sardegna si blocca tutto in nome di un paesaggio immobile, come se la costa dovesse restare museo a cielo aperto, anche a costo di perdere lavoro, innovazione e turismo sostenibile.
Il rischio concreto è che il Nord dell'isola venga escluso dal traffico crocieristico internazionale, compromettendo l'attrattività di un'intera area e frenando l'economia turistica.
Ancora una volta, lo Stato interviene da lontano, senza ascoltare il territorio e senza assumersi le responsabilità del danno che lascia dietro di sé.