IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI ASTOR PIAZZOLLA

Di Luca Cerchiari - musicologo, critico musicale e accademico italiano Astor Piazzolla, del quale l’11 marzo ricorre il centenario della nascita, del tango è stato il grande riformatore.

IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI ASTOR PIAZZOLLA

E il traghettatore verso il mondo contemporaneo (fatto anche di jazz, orchestrazioni classiche e composizioni raffinate) di una musica cantabile e ballabile che rappresentava al meglio l’humus popolare delle periferie di Buenos Aires e Mar del Plata: elementi culturali africani, ispanici e francesi, persino italiani, ma anche danze già americane, come l’habanera cubana. Un’Argentina rurale, povera, dolente, ispirata, ricca di energie, quasi cruda nella sua sfrenata espressività melodica, affidata al violino, al contrabbasso e spesso al pianoforte. Il tango piacque in breve a tutto il mondo: ebbe immediata presa tanto a Parigi quanto a Londra e nel resto d’Europa, dove dopo la prima guerra mondiale divenne la danza popolare più praticata. Come altre balli americani, colpì per la sua manifesta allusività sessuale, per un sensuale gioco di coppia nel quale il maschio (la figura del compadrito, simile a quella, letteraria, di un Don Giovanni) domina, col suo attivismo, una partner elegante e remissiva.

Figlio di emigrati toscani in Argentina, del tango Piazzolla ha colto la nobiltà melodica, timbrica ed evocativa trasformandolo in una musica concertistica, moderna, aperta ad altri generi. Lo ha fatto adottando il bandoneon, simile alla fisarmonica, ma accostando la tradizione popolare di questa danza più dal versante “classico”. E’ stato allievo di composizione di Alberto Ginastera e poi anche di Nadia Boulanger, celebre didatta francese.

E’ proprio la Boulanger a valorizzare la sua vena di autore e solista di bandoneon. E Piazzolla inizia a distanziarsi dal tango classico (quello di Carlos Gardel e di La cumparsita) fondando gruppi solo strumentali, come il suo ottetto, che comprende strumenti tradizionali come il violino, il pianoforte e il contrabbasso, ma anche, novità, la chitarra elettrica. Piazzolla si accosta al jazz nell’epoca del “californiano” di Gerry Mulligan e Chat Baker, e con Mulligan collabora con successo, vent’anni dopo, in Italia, registrando a Milano uno dei migliori album della sua vita, Libertango. Con Piazzolla, ambizioso e dotato come pochi, il tango fa il grande balzo, da danza e canzone popolare diviene musica da camera, forma orchestrale, colonna sonora cinematografica. Astor non è più uno dei tanti anonimi leader delle orchestras tipiquas con cui ha iniziato la carriera. Vuol diventare un autore, e nobilitare il tango elevandolo a musica d’arte, agendo in modo analogo a quanto ha fatto George Gershwin negli Stati Uniti, che da songwriter e pianista di talento è divenuto anche autore di pagine orchestrali, sinfonie e ouvertures. Astor non suona più il bandoneon da seduto, come nella tradizi0ne, ma in piedi, appoggiando un piede su una sedia.

La carriera di Piazzolla si impenna, pur tra iniziali incomprensioni da parte del pubblico argentino, che non coglie subito il senso della sua riforma musicale. Dopo l’ottetto e il jazz-tango, eccolo nelle vesti di leader della nuova avanguardia (1960-67) e di responsabile di un fascinoso nonetto. La notorietà arriva negli anni Settanta, e lo porta in Italia e in Francia, dove come segnalato incide un disco (anzi due) col sassofonista jazz Gerry Mulligan, appare in TV con Mina, effettua tournée di successo con Milva, registra musica da film (anche per Marco Bellocchio). Nel 1974 torna a Parigi e vi resta undici anni, rientrando solo nel 1985 in Argentina e viaggiando frequentemente per nuove imprese musicali, che lo portano a flirtare nuovamente col jazz (“il tango non ha swing, sembra musica militare: io invece l’ho interpretato con swing”, avrebbe detto), ad esempio con Gary Burton; ma anche con la musica elettrica, la canzone francese e la musica colta contemporanea. Cittadino onorario di Buenos Aires, é scomparso il 4 luglio 1992.