Il paradosso italiano impatta sulle aziende. Si chiude per troppi crediti

Uno dei maggiori problemi a cui vanno incontro le imprese italiane, specie le piccole e medie imprese, riguarda la tutela del credito in caso di mancato guadagno o di considerevoli ritardi nei termini di incasso, che crea conseguenze molto pesanti sull’azienda e incide negativamente sulla gestione economica e finanziaria aziendale. Il credito commerciale è un fattore competitivo di importanza vitale per le aziende, individuare il corretto equilibrio tra esigenze interne e pressioni esterne conduce ad una maggiore attenzione verso la ricerca di soluzioni tutelanti e al tempo stesso flessibili. Gestire il credito commerciale, pur cercando di non perdere i clienti che dalla loro cercano tempi più ampi per pagare i servizi /prodotti acquistati, vuol dire essere in grado di portare valore aggiunto all’azienda, puntando sull’utilizzo di metodologie di monitoraggio in grado di prevenire e fronteggiare la complessità del mercato, affinché si possano garantire i flussi aziendali previsti, cercando di minimizzare i problemi derivanti da situazioni di insolvenza. Il credit management si rileva quindi uno dei punti di forza di una struttura societaria. Poter offrire al compratore la dilazione nei pagamenti, come da lui richiesta, senza per questo doversi accollare il rischio che un mancato pagamento incida negativamente sul bilancio aziendale, portando poi, in caso di più clienti insolventi, l’impresa a chiudere per troppi crediti elargiti, significa saper offrire un servizio altamente qualitativo. L’importanza di un cambiamento in questa direzione risulta fondamentale in un periodo attuale di forte crisi economica in cui purtroppo sono moltissime le aziende costrette a chiudere perché “strangolate” dai crediti, questo accade specialmente quando il debitore si chiama Pubblica Amministrazione. I dati sono allarmanti, Apindustria ha realizzato un sondaggio su 889 associati chiedendo i tempi medi di pagamento dopo l’entrata in vigore dal primo di gennaio della norma che fissa a 30 giorni e a 60 per le Asl i tempi di pagamento dei fornitori. Dai primi risultati, hanno risposto già in 223 in soli 4 giorni, Luciano Veronesi, direttori di Apindustria Verona, associazione delle Pmi che aderisce a Confimi, sostiene che la situazione che ne è emerge è davvero preoccupante: solo il 4% afferma di ricevere il saldo nei tempi concordati, il 56% dei pagamenti è a 90 giorni, un 10% a 180, mentre è pagato a 60 giorni il 26% del campione. Risultato: «La legge non è rispettata» taglia corto Veronesi. Il campione che ha deciso di rispondere al sondaggio è così composto: il 41% sono aziende metalmeccaniche, il 22% imprese del sistema casa (edilizia, arredamento, elettrodomestici), il 19% è composto da aziende di servizi e il restante 18% sono imprese di altri settori del manifatturiero. Buona parte delle risposte, il 47% del totale, è giunto da imprese, che avvertono ancora maggiormente il problema a causa della ridotta dimensione, ogni credito in meno incassato genera grossi problemi di liquidità, si tratta infatti di imprese fino a 10 dipendenti, il 40% è tra 11 e 20 dipendenti, mentre il 13% è oltre ai 30 dipendenti. I ricavi variano molto il 39% dei rispondenti si aggira su introiti fino a 1 milione, il 44% da 1 a 5 mln, il 17% ha più di 5 mln. In buona sostanza dall’analisi effettuata emerge come le aziende chiudano, come dice Veronesi “per crisi di credito, non per debiti. E a fare da banca alle grandi imprese sono le piccole alle quali sono imposti tempi stretti per pagare e tempi incompatibili con il proseguimento dell`attività per essere pagati”. Purtroppo secondo Veronesi gli imprenditori e i loro lavoratori sono in una situazione drammatica, disposti a tutto pur di lavorare, si adattano a qualsiasi situazione e questo comporta che la situazione diverrà sempre più complicata. Infatti le aziende pur di assicurarsi i pagamenti sono disposte a concedere sconti significativi sui prezzi, e a tralasciare, almeno con i clienti più fidati, le soluzioni garantite per andare incontro a quelle molto rischiose. Di fondamentale importanza sarebbe sottoporre a copertura assicurativa i crediti derivanti dai rapporti di compravendita, siano essi derivanti da mercati esterni che interni. Certo l’attività di credit management si potrebbe rilevare molto complessa specie se le imprese sono sprovviste di efficaci politiche di prevenzione del rischio. Prima di rivolgersi ad una compagnia di assicurazione ogni venditore dovrebbe identificare il tipo di rischio contro il quale necessita la tutela e il cliente o il portafoglio clienti che si desidera sottoporre a copertura. L’assicurazione dei crediti è lo strumento che consente di tutelarsi contro questi rischi e di avere la certezza dell’incasso dovuto, attraverso la sottoscrizione di una semplice polizza assicurativa. Intanto si confida che tecnici e politici decidano di prendere a cuore il problema della salvaguardia dell’imprenditoria

Il paradosso italiano impatta sulle aziende. Si chiude per troppi crediti

Il credito commerciale è un fattore competitivo di importanza vitale per le aziende, individuare il corretto equilibrio tra esigenze interne e pressioni esterne conduce ad una maggiore attenzione verso la ricerca di soluzioni tutelanti e al tempo stesso flessibili.

Gestire il credito commerciale, pur cercando di non perdere i clienti che dalla loro cercano tempi più ampi per pagare i servizi /prodotti acquistati, vuol dire essere in grado di portare valore aggiunto all’azienda, puntando sull’utilizzo di metodologie di monitoraggio in grado di prevenire e fronteggiare la complessità del mercato, affinché si possano garantire i flussi aziendali previsti, cercando di minimizzare i problemi derivanti da situazioni di insolvenza. Il credit management si rileva quindi uno dei punti di forza di una struttura societaria.

Poter offrire al compratore la dilazione nei pagamenti, come da lui richiesta, senza per questo doversi accollare il rischio che un mancato pagamento incida negativamente sul bilancio aziendale, portando poi, in caso di più clienti insolventi, l’impresa a chiudere per troppi crediti elargiti, significa saper offrire un servizio altamente qualitativo.
L’importanza di un cambiamento in questa direzione risulta fondamentale in un periodo attuale di forte crisi economica in cui purtroppo sono moltissime le aziende costrette a chiudere perché “strangolate” dai crediti, questo accade specialmente quando il debitore si chiama Pubblica Amministrazione.

I dati sono allarmanti, Apindustria ha realizzato un sondaggio su 889 associati chiedendo i tempi medi di pagamento dopo l’entrata in vigore dal primo di gennaio della norma che fissa a 30 giorni e a 60 per le Asl i tempi di pagamento dei fornitori. Dai primi risultati, hanno risposto già in 223 in soli 4 giorni, Luciano Veronesi, direttori di Apindustria Verona, associazione delle Pmi che aderisce a Confimi, sostiene che la situazione che ne è emerge è davvero preoccupante: solo il 4% afferma di ricevere il saldo nei tempi concordati, il 56% dei pagamenti è a 90 giorni, un 10% a 180, mentre è pagato a 60 giorni il 26% del campione.
Risultato: «La legge non è rispettata» taglia corto Veronesi.
Il campione che ha deciso di rispondere al sondaggio è così composto: il 41% sono aziende metalmeccaniche, il 22% imprese del sistema casa (edilizia, arredamento, elettrodomestici), il 19% è composto da aziende di servizi e il restante 18%  sono imprese di altri settori del manifatturiero.                                                                     
Buona parte delle risposte, il 47% del totale, è giunto da imprese, che avvertono ancora maggiormente il problema a causa della ridotta dimensione, ogni credito in meno incassato genera grossi problemi di liquidità, si tratta infatti di imprese fino a 10 dipendenti, il 40% è tra 11 e 20 dipendenti, mentre il 13% è oltre ai 30 dipendenti.                                                              I ricavi variano molto il 39% dei rispondenti si aggira su introiti fino a 1 milione, il 44% da 1 a 5 mln, il 17% ha più di 5 mln.
In buona sostanza dall’analisi effettuata emerge come le aziende chiudano, come dice Veronesi “per crisi di credito, non per debiti. E a fare da banca alle grandi imprese sono le piccole alle quali sono imposti tempi stretti per pagare e tempi incompatibili con il proseguimento dell`attività per essere pagati”.
Purtroppo secondo Veronesi gli imprenditori e i loro lavoratori sono in una situazione drammatica, disposti a tutto pur di lavorare, si adattano a qualsiasi situazione e questo comporta che la situazione diverrà sempre più complicata.
Infatti le aziende pur di assicurarsi i pagamenti sono disposte a concedere sconti significativi sui prezzi, e a tralasciare, almeno con i clienti più fidati, le soluzioni garantite per andare incontro a quelle molto rischiose.
Di fondamentale importanza sarebbe sottoporre a copertura assicurativa i crediti derivanti dai rapporti di compravendita, siano essi derivanti da mercati esterni che interni.
Certo l’attività di credit management si potrebbe rilevare molto complessa specie se le imprese sono sprovviste di efficaci politiche di prevenzione del rischio.

Prima di rivolgersi ad una compagnia di assicurazione ogni venditore dovrebbe identificare il tipo di rischio contro il quale necessita la tutela e il cliente o il portafoglio clienti che si desidera sottoporre a copertura.
L’assicurazione dei crediti è lo strumento che consente di tutelarsi contro questi rischi e di avere la certezza dell’incasso dovuto, attraverso la sottoscrizione di una semplice polizza assicurativa.
Intanto si confida che tecnici e politici decidano di prendere a cuore il problema della salvaguardia dell’imprenditoria italiana.

Erica Venditti

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