La crisi non frena profitti e vendite delle Top 250 società mondiali di prodotti di consumo

   Secondo il nuovo studio “Global Powers of Consumer Products 2012” pubblicato da Deloitte Touche Tohmatsu Limited, l’anno fiscale 2010 (che comprende tutti gli esercizi fiscali che si sono conclusi entro il 30 giugno 2011), nonostante la crisi dell’Eurozona, è stato un’ottima annata per i produttori di beni di consumo.

La crisi non frena profitti e vendite delle Top 250 società mondiali di prodotti di consumo
Lo studio, che stila la classifica mondiale sulla base delle vendite delle società produttrici di beni di consumo, ha rilevato che le vendite nette nell’anno fiscale 2010 sono cresciute ad un tasso composto dell’8,4%, arrivando a superare i 2,8 milioni di miliardi di dollari, e ha mostrato come l’80% delle società prese in esame abbia registrato un incremento delle vendite durante l’ultimo esercizio fiscale.
 
LA TOP TEN MONDIALE: PRIMA SAMSUNG, CRESCE APPLE
Rimangono invariate le prime 5 posizioni con Samsung che si conferma leader della classifica, seguita da Nestlè e Panasonic. Prosegue la grande scalata di Apple che, grazie a una crescita dei ricavi del 52%, raggiunge la sesta posizione e si candida per entrare nell’ambito e finora incontrastato “regno” delle top5.
 
Tabella 1 – La prime 10 aziende produttrici di beni di consumo al mondo
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*L’avanzamento in classifica di alcune delle società presenti nella TOP10 è parzialmente legato all’esclusione di altre società che a causa della loro riclassificazione settoriale sono state escluse.
 
Risultati positivi anche a livello di redditività; gli utili netti hanno raggiunto una media dell’8,5% sul fatturato rispetto al 6,4% dell’anno precedente. Si sono inoltre ridotte di quasi due terzi (7% rispetto al 20%) le società con redditività negativa.
Lawrence Hutter, Global Consumer Business Leader di Deloitte Touche Tohmatsu Limited, ha dichiarato: `I grandi player continueranno la ricerca di nuove opportunità e, attraverso nuovi modelli di business, cercheranno di conquistare nuovi consumatori. I mercati emergenti saranno il motore della crescita per le imprese di prodotti di consumo grazie allo sviluppo della classe medio-alta e alla domanda proveniente da queste aree. Infatti, tali mercati continuano la loro rapida crescita e sia i produttori nazionali sia quelli esteri vogliono beneficiare di questa opportunità`.
 
LE ITALIANE IN CLASSIFICA. FERRERO SEMPRE AL TOP
Anche quest’anno sono 6 i Gruppi italiani che rientrano nella Top250 mondiale. Vengono dunque confermate Ferrero, Pirelli, Parmalat, Barilla, Indesit e Perfetti Van Melle.
 
Tabella 2 - Le aziende italiane produttrici di beni di consumo in classifica
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Ferrero si conferma al primo posto fra i gruppi italiani, piazzandosi all’82esimo posto, superando i 9 miliardi di dollari di ricavi.
Pirelli, seconda tra i gruppi italiani, si attesta al 109esimo posto in classifica, con i suoi 6,4 miliardi di dollari di ricavi.
Perde 10 posizioni Parmalat che, pur superando i 5,7 miliardi di dollari, con una crescita dell’8,5% rispetto all’anno precedente, si colloca alla 123esima posizione.
Un po’ più in sofferenza Barilla che vede i propri ricavi diminuire del 6,4% attestandosi a 5,2 miliardi di dollari che le valgono la 135esima posizione in calo di 27 posti rispetto alla precedente edizione.
Indesit si conferma al 176esimo posto grazie all’aumento dei ricavi del 10,2% (3,8 miliardi di dollari).
Infine Perfetti Van Melle che raggiunge la 218esima posizione grazie ai quasi 3 miliardi di dollari di ricavi.
Dario Righetti, partner Deloitte e responsabile nazionale per il settore del Consumer Business, afferma “Ancorché ben cinque dei sei Gruppi italiani abbiano visto aumentare le proprie vendite e migliorare margini e profittabilità, la perdita di posizioni in classifica testimonia la difficoltà del bacino del Mediterraneo. Infatti tali risultati sono in linea con le performance dei distributori, nettamente migliori in Medio Oriente, Sud America e Asia rispetto all’Eurozona. Continua l’esperto di Deloitte – “Il consumatore odierno è sempre più infedele, ciò complica il lavoro delle aziende nel costruire brand forti e fidelizzazione di consumatori. E’ necessaria una relazione costante e profonda con il consumatore che è sempre più esigente e spietato: si informa, guarda in internet, confronta e condivide le opinioni prima di prendere una decisione e successivamente all’acquisto offre il proprio feedback, contribuendo in questo modo al successo o insuccesso dei prodotti in commercio. Ciò richiede alle aziende di imparare un nuovo modello comunicativo-relazionale, spesso non semplice da avviare e mantenere. E’ cambiato il paniere dei valori del consumatore, infatti troviamo sempre più un consumatore VALUE ORIENTED, continuamente alla ricerca del corretto rapporto qualità/prezzo e sempre più sensibile a modelli di consumo sostenibili. In tutto questo il ruolo dei social media continua imperterrito la sua ascesa”.
 
ANALISI GEOGRAFICA E SETTORIALE A LIVELLO MONDIALE
A livello geografico, dal nuovo studio “Global Powers of Consumer Products 2012” emerge come le imprese che hanno una sede in Sud America hanno registrato il livello più alto di profitto. Inoltre, per le dieci aziende di questa regione, le vendite sono aumentate del 22,2%, con una percentuale di utile netto sui ricavi del 6,9%.
Buone notizie anche dalle imprese Nord Americane, che recuperano il -3,2% del 2009, grazie ad una crescita delle vendite a doppia cifra, che si è attestata al 10,9%.
 
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Passando ora all’analisi dei diversi settori in cui operano i produttori analizzati, secondo lo studio Deloitte, la redditività è peggiorata solo per il segmento Leisure Goods, mentre Fashion e pneumatici mostrano le performance migliori, con un incremento delle vendite rispettivamente del 14,2% e del 14,1%.
`L`ambiente in cui operano le aziende di prodotti di consumo – prosegue Righetti – sta evolvendo con l’evolversi dell’ambiente economico-sociale del consumatore. Il settore si dovrà preoccupare di una domanda insufficiente nei paesi industrializzati e, contemporaneamente, di un surriscaldamento nei paesi emergenti, dell’evolversi della tecnologia e di un consumatore sempre più connected”.
“Pertanto – prosegue Righetti – confermo che diventa fondamentale pensare a iniziative di collaborazione con i distributori, attraverso anche un processo di re-ingegnerizzazione del portfolio prodotti, cercando di personalizzare un portfolio ad hoc per ogni distributore o nicchia di consumatori. Non è detto che i produttori siano integrati a monte (acquisizione di fornitori) o a valle (acquisizione di distributori) ma devono conoscere e presidiare sempre più la “filiera” dalla materia prima al consumatore finale”.
 
LO SCENARIO MONDIALE FUTURO
Lo scenario per il futuro che emerge dallo studio “Global Powers of Consumer Products 2012” prevede la continua crescita di una classe medio-alta all’interno dei Paesi emergenti che continuerà a creare un ambiente favorevole per le aziende che hanno come target i consumatori di alto livello.
Per quelle aziende che, invece, si rivolgono ad una pluralità di tipologia di consumatori, sarà la capacità di offrire prezzi bassi a favorire un vantaggio competitivo.
Continua Dario Righetti – “Questi anni di crisi economica hanno stimolato le aziende a cercare di cogliere l’occasione per una riflessione sui propri modelli di business e ove possibile sono intervenuti per migliorarli e ridurre il proprio punto di pareggio. Secondo lo studio Deloitte, i 4 fattori che giocheranno un ruolo fondamentale nel prossimo futuro saranno: l’innovazione guidata dai talenti, i costi dell’energia, le infrastrutture fisiche disponibili e il costo del lavoro e dei materiali. A tal riguardo è fondamentale il ruolo dell’attuale Governo nel supportare le aziende, cioè il sistema Italia, a migliorare la competitività del Paese, scivolata molto in basso negli ultimi anni.”
“Anche altri aspetti però – conclude Righetti – influenzeranno il futuro della aziende di prodotto. Diventeranno elemento strategico per la crescita: la capacità di costruire una solida collaborazione con i distributori, la capacità di servire nicchie di mercato con specifici bisogni e rispolverare la capacità di costruire brand forti e innovativi. Altrettanto importante sarà la capacità di dar vita a prodotti o brand che permettano ai retailer di differenziarsi dai loro concorrenti”.