SA FAULA GREEN. SUL TYRRHENIAN LINK....

SA FAULA GREEN.  SUL TYRRHENIAN LINK....
TYRRHENIAN LINK

Redazione, 11 ottobre 2023.

Pubblichiamo un articolo a firma di Cristiano Sabino che era stato pubblicato nella versione cartacea de S’Indipendente,  distribuita durante il Festival Fàulas, concepito per ribaltare i luoghi comuni sulla Sardegna e sui sardi.

SA FAULA GREEN (LA BALLA GREEN)

Scrivo il 13 settembre, cioè il giorno dopo il via libera del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica al progetto definitivo del secondo tratto del Tyrrhenian Link e il giorno prima della grande manifestazione chiamata dai comitati sardi contro la speculazione energetica a Cagliari per chiedere ad una Giunta regionale compiacente e ad una opposizione sostanzialmente appiattita sulle posizioni governative, la moratoria di tutti i progetti energetici in cantiere

La brutta notizia è che a questa data la quarta colonizzazione della Sardegna1 marcia a ranghi serrati, subendo qua e là qualche arresto solo grazie all’opposizione delle diverse comunità e dei tanti comitati decisi a sventare il saccheggio della Sardegna, delle sue terre agricole migliori, delle colline, dei monti e delle valli, perfino delle aree archeologiche.

Si realizza pienamente, ad un secolo di distanza, la denuncia gramsciana2 sulla Sardegna «colonia di sfruttamento» e sul campo libero lasciato agli «spogliatori di cadaveri» continentali, con l’aiuto complice e tutt’altro che disinteressato delle guide indiane locali.

La Giunta Solinas (Psd’az + Lega + Fratelli d’Italia), con il sostanziale benestare delle “opposizioni” ha infatti dato semaforo verde al Tyrrhenian Link che – in estrema sintesi, sarà il grande ombelico attraverso cui l’enorme surplus energetico prodotto in Sardegna verrà pompato in direzione delle regioni energivore dello Stato italiano e – come auspicato chiamante prima dal governo Draghi e poi da quello Meloni – verso l’intera Europa. 

Terna S.p.A. – che è la società a cui lo Stato italiano sta affidando il saccheggio dell’isola e di altre zone di sacrificio collocate nel sud dello stato – l’ha ammesso chiaramente: «una rete che consenta di prelevarla dove viene prodotta e di portarla dove viene consumata, sostanzialmente quindi da Sud verso Nord, dove si concentra la maggior parte dei consumi civili e industriali»3.

Il saccheggio di terre e democrazia, rappresentato dalle centinaia di mega impianti che stanno letteralmente ricoprendo l’isola si sta però compiendo nel segno della manipolazione mediatica e di una narrazione pseudo ambientalista, di cui si offrono come garanti note associazioni come Legambiente, WWF e FAI e buona parte della stampa sarda. 

È un combinato potente quello rappresentato da classe politica regionale, stampa e ambientalisti addomesticati che modula una narrazione tanto falsa quanto efficace, una fàula vera e propria che però ammalia e convince. 

Un assaggio di come funziona la macchina mitologica funzionale alla quarta colonizzazione energetica ce lo da La Nuova Sardegna4 del 10 / 12 / 2022, aprendo a tutta pagina con un titolo di sicuro effetto: «Gli ambientalisti: sì a eolico e fotovoltaico» e proseguendo a p. 3 con un titolo a cinque colonne: «Le rinnovabili salvano l’isola».

Il riferimento è ad un documento unitario delle associazioni Legambiente, WWF e FAI di pieno sostegno alla colonizzazione energetica della Sardegna e ad una lunga intervista al presidente di Legambiente Stefano Ciafani, ovviamente, dove veniva portata in trionfo la medesima fàula utilizzata in passato per giustificare la colonizzazione mineraria, le colonizzazione industriale e la colonizzazione militare (cioè le tre forme di colonizzazione che precedono quella in corso): 

«Con le rinnovabili si mette in campo un percorso che crea nuovi posti di lavoroMolti figli di Sardegna non dovranno più andare a studiare o a lavorare fuori dalla Sardegna. Anzi, in futuro saranno i figli del nord a venire in Sardegna, si invertiranno le migrazioni. Ci sarà maggior lavoro sul fronte rinnovabili».

La mitologia del progresso inesorabile a cui è inutile opporsi con no reazionari e conservativi, della modernità salvifica a cui solo gli stolti e gli ultimi giapponesi possono invano resistere, dell’illuminismo tecnocratico a cui unicamente i disadattati e i pazzi possono replicare squadernando insensati «tabù», si salda efficacemente con la mitologia delle buste paga.

La presa sull’opinione pubblica è efficacissima e istantanea. 

E così, senza praticamente accorgercene, ammaliati da questa fàula modernista e green, oggi stiamo subendo passivamente la stessa logica coloniale che si è imposta sui nostri avi, dall’Ottocento fino ai giorni nostri, accompagnando tutte le fasi salienti della colonizzazione dell’isola, dal disboscamento desertificante allo sfruttamento intensivo delle cave minerarie, fino alla rimozione della lingua sarda dal discorso pubblico, all’accettazione dell’occupazione militare, all’industrializzazione pesante e alla cementificazione selvaggia delle coste.

Chi si ribella, chi si oppone, chi mostra dati che chiariscono come la colonizzazione energetica dell’isola non salverà il mondo dalla crisi climatica e come sia possibile andare verso la riconversione energetica seguendo altre strade compatibili con il rispetto delle comunità, dei bisogni dei sardi e della democrazia (per esempio l’importante esperienza delle Comunità energetiche rinnovabili), viene automaticamente silenziato dai dispositivi della comunicazione dominante:

«Si dissolve, salvo per un piccolo resistente zoccolo duro, il tabù ambientalista delle rinnovabili nemiche del paesaggio. Legambiente e Wwf hanno abbracciato già da qualche anno la causa delle energie pulite ma, a fare la differenza, è ora il Fondo per l’ambiente italiano (Fai) che si è affrancato dalla storica associazione Italia nostra rimasta assieme alla onlus Amici della Terra a combattere pale eoliche e pannelli fotovoltaici in nome della tutela del territorio».

Ciò però non è ancora sufficiente a descrivere il meccanismo con cui la fàula si impone come verità evidente, oggettiva e indiscutibile. 

La notizia del via libera al Tyrrenian link è stata veicolata dai media in maniera manipolatoria e distorta. Alla narrazione “green” secondo cui piantare centinaia di impianti eolici e fotovoltaici su terreni agricoli e aree archeologiche salverebbe il pianeta dal riscaldamento globale e alla mitologia delle “buste paga” che, come per incanto, fioccherebbero dal cielo, si affianca la fàula “unitarista”.

Come viene bene descritto dalla rassegna stampa del 14 settembre 2023 curata da Ivan Monni7, la notizia (del via libera al Tyrrenian link) viene «confezionata dai media in maniera sciovinista, associando subliminalmente tricolore (=interesse statale) e Vittorio Emanuele (=ha unito nord e sud)», insomma un «atto coloniale fatto passare stucchevolmente per unitario» e solidaristico. 

La fàula è servita a reti unificate in tripla portata: la Sardegna che salva se stessa e il mondo dalla desertificazione; la Sardegna che si trasforma in salvadanaio per accogliere i bei soldoni green che fioccheranno a palate; la Sardegna solidale e generosa che da il suo contributo alla «riunificazione energetica del Paese»8

Dietro la fàula la dura realtà: la Sardegna trasformata velocemente e irreversibilmente in un gruppo elettrogeno delle regioni ricche ed energivore del nord dello Stato in «zona di sacrificio» a disposizione di Stato e multinazionali, vale a dire una zona geografica destinata a sopportare tutti i costi delle produzioni inquinanti (che restano sempre ì a dispetto di chi parla di de carbonizzazione) e della “transizione energetica”.

La nostra terra in tal modo sta andando velocemente incontro ad un destino «di deprivazione socio-materiale», «caratterizzata da spopolamento, disoccupazione e disparità di reddito» nella piena disposizione di Terna S.p.A., multinazionali dell’energia e aree ricche dello Stato.

Come ciò avvenga ce lo spiega bene il presidente di Italia Nostra Mauro Gargiulo:

«le multinazionali ottengono un’autorizzazione unica, dopo aver conseguito una valutazione positiva di impatto ambientale.

La motivazione di un iter così spedito sono i cospicui fondi stanziati dal PNRR: ecco spiegate in sintesi le motivazioni dell’assalto attuale al territorio»9

Dietro la Fàula della solidarietà, della riconversione e della Sardegna laboratorio green ci tocca bere l’amaro calice: licenza di saccheggio per stato italiano e multinazionali, con i soldi del PNRR ricavati anche dalle tasche dei sardi!

Soluzione? La ribellione del popolo sardo. Non ci sono altre strade!