Tutelare il risparmio dei consumatori per consentire il risanamento del Paese

In Italia c’è, nonostante le flessioni dovute al momento di crisi, una propensione nazionale al risparmio ancora molto elevata – pari, nel 2012, a poco meno del 9% del reddito ‐ mentre lo stock di risparmio accumulato nel tempo è oltre 6 volte il Prodotto Interno Lordo.

Tutelare il risparmio dei consumatori per consentire il risanamento del Paese

Di conseguenza, in un contesto macro‐economico dove la politica monetaria rimane appannaggio della BCE e la politica fiscale del Governo rema contro la ripresa dello sviluppo del Paese, bisogna progettare una “terza via” per ripristinare le connessioni tra la liquidità arenata in maniera infruttifera all’interno del sistema bancario e la propensione al consumo delle famiglie, ancora vitale ma non in grado di superare le barriere all’ingresso date dagli alti costi di finanziamento e dall’insufficiente trasparenza informativa. In questa prospettiva sarebbe di fondamentale importanza rafforzare i presidi di tutela del risparmio attraverso una normativa sulla trasparenza dei rischi tesa al superamento dell’asimmetria informativa che esiste tra chi offre i prestiti e investimenti e chi invece li sottoscrive: le famiglie.

E’ in tale direzione che la Consob dovrebbe agire, dando concretezza a quella tutela del risparmio prevista dalla nostra Carta Costituzionale, vigilando sul sistema finanziario per garantire che gli operatori si comportino correttamente nei confronti degli investitori e svolgano le loro attività nel rispetto di opportune regole di trasparenza. Questo presidio dovrebbe preservare la fiducia del pubblico nel sistema finanziario, presupposto necessario perché la “finanza” conservi il proprio ruolo strategico di cinghia di trasmissione a supporto dell’economia reale. Purtroppo tale funzione è stata compromessa, oltre che da elementi esogeni, quale la crisi finanziaria internazionale scatenata proprio dall’utilizzo incontrollato della finanza strutturata, anche da elementi endogeni alla Consob.

Nelle numerose revisioni regolamentari le opinioni espresse da coloro che rappresentano interessi diffusi (le associazioni dei consumatori ed il sindacato) e indipendenti (il mondo accademico) sono rimaste, infatti, sistematicamente inascoltate a vantaggio delle posizioni rappresentate dall’industria finanziaria. I tavoli di semplificazione normativa avviati dal Presidente della Consob a inizio mandato, la crescente disattenzione per la trasparenza dei rischi tramite scenari probabilistici e le decisioni organizzative sulla camera di conciliazione ne sono esempi palesi. La trasparenza dei rischi attraverso le probabilità a supporto delle decisioni di investimento – che il Presidente della Consob in più occasioni, e da ultimo all’audizione della Camera del 25 ottobre, ha osteggiato o addirittura denigrato, basandosi su inesistenti divieti comunitari – è uno strumento essenziale per la tutela del risparmio e del denaro pubblico, dato che anche enti locali e Stato devono interfacciarsi con la finanza e con i derivati.

Questo assume ancora maggior rilievo se si pensa che il trasferimento di flussi finanziari ‐ a vantaggio delle banche e a danno del risparmio nel caso in cui questo diventi preda di finanza “tossica” – dato che a beneficiarne sono spesso banche estere, magari anche al di fuori della nostra area valutaria, rappresenta un problema di sottrazione di risorse non solo per i consumatori ma anche per il sistema Paese. E’ a fronte di quest’inerzia della Consob che, a volte, è addirittura sfociata in un’eccessiva “vicinanza” al mercato e in una scarsa “attenzione” verso i consumatori. Infatti, i “riordini” deliberati dalla Consob sono, innanzitutto, afflitti da esuberanza burocratica: con poco più di 500 dipendenti, la Consob è passata da 40 centri organizzativi (31 uffici e 9 divisioni) a 70 (51 uffici, 9 divisioni, 3 aree, 7 tavoli di coordinamento). I riordini, ad avviso della Federconsumatori, hanno limitato la collegialità delle decisioni, ostacolando il virtuoso circuito della qualità e dell’indipendenza degli accertamenti e riducendo l’efficienza dell’azione della Consob.

E’ per questi motivi che Federconsumatori, insieme alla CGIL, ha presentato un ricorso al TAR contro le scelte organizzative recentemente adottate dalla Consob. A seguito e coerentemente con la scelta di intraprendere un’azione legale, la Federconsumatori ha presentato domanda di accesso agli atti per poter visionare tutta la documentazione inerenti le decisioni di ridefinizione dell’assetto organizzativo della Consob e ha intimato alla Commissione di rivedere la decisione con la quale la stessa aveva scelto, con contratto a tempo determinato, il Dott. Gaetano Caputi quale nuovo Direttore Generale. Si tratta, infatti, ad avviso della Federconsumatori, di un rapporto d’impiego che, stante il perdurare di situazioni di incompatibilità è in violazione della Legge istitutiva della Consob (Legge 216 del 1974).

Purtroppo, la Consob ha opposto un diniego all’istanza di accesso agli atti e non ha nemmeno risposto all’atto d’intimazione. Conseguentemente, la Federconsumatori ha deciso di rivolgersi nuovamente al TAR per ottenere l’ostensione dei documenti richiesti e di presentare un esposto denuncia alla Procura della Repubblica di Roma al fine di portare alla dovuta attenzione le numerose e reiterate violazioni di legge che, ad avviso della Federconsumatori, caratterizzano le scelte gestionali adottate dalla Presidenza Vegas e che contrastano con il ruolo che la Consob dovrebbe svolgere nell’interesse del Paese e dei risparmiatori.

A cura di Federconsumatori

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