Perché le Banche europee temono la vigilanza unificata

L`unione bancaria con la relativa vigilanza unificata da parte della Banca centrale europea incontra forti resitenze proprio dai paesi ricchi del Nord. Come mai? Mario Draghi va ripetendo che l`unione finanziaria è indispensabile e il direttore del FMI, Christine Lagarde, lo appoggia in pieno: `La situazione resta fragile ed è importante che l`Europa rispetti la tabella di marcia dell`Unione bancaria` che è prevista già a partire dal secondo semestre del 2013. I contrasti hanno una ragione precisa.

Perché le Banche europee temono la vigilanza unificata

A quattro anni dal crack Lehman Brothers c`è ancora un eccesso di leva finanziaria e troppi asset di dubbia esigibilità. Con due corollari: 1) il mercato interbancario overnight è stato a lungo paralizzato e stenta a riprendere; 2) i salvataggi bancari dei governi nazionali hanno di fatto reso `domestici` i mercati del credito. Gli esempi? Basta citare la Germania, il Regno Unito (non fa parte dell`eurozona) e persino la Norvegia (non aderisce alla Ue). Le banche regionali, Landesbank, sono il ventre molle del sistema bancario tedesco costato al contribuente teutonico diversi miliardi di aiuti statali e non ancora uscito dalla crisi post-Lehman. Solo nel triennio 2007-2009 hanno registrato perdite per quasi 15 miliardi pari a un terzo del totale del capitale complessivo. I principali istituti regionali tedeschi hanno esposizioni a rischio per 250 miliardi e i subprime pesano ancora per il 51% del patrimonio. il capitale netto risulta in molti casi equivalente al 3% degli attivi. Una minima oscillazione porterebbe a zero il capitale. E` facile immaginare come avrebbe reagito la speculazione internazionale se questa situazione si riferisse a banche italiane o spagnole. Quanto alle banche inglesi, la relazione sulla stabilità finanziaria della Banca d`Inghilterra ha svelato l`inadeguatezza patrimoniale. In pratica, servono 60 miliardi per coprire prestiti a rischio e per gli adeguamenti richiesti dalle nuove regolamentazioni. La Norvegia, pur disponendo di enormi riserve derivanti dal petrolio, ha problemi analoghi in termini di ratios patrimoniali bancari. Il FMI ritiene che la Norvegia debba adottare politiche prudenziali volte a ridurre i rischi legati all`alto indebitamento delle famiglie e agli elevati prezzi delle abitazioni in costante aumento. Il rischio è di una bolla immobiliare analoga a quella dei subprime Usa. Il problema della liquidità bancaria è stato tale che, a fronte di 1.177 miliardi immessi dalla Bce (con i due Ltro) da fine 2009, solo 405 miliardi sono arrivati a famiglie e imprese Ue. Dal 2011 i titoli di Stato posseduti dalle banche sono cresciuti di 250 miliardi con l`evidente obiettivo di sfruttare i maggiori rendimenti. In questo contesto la finanza-ombra fiorisce e, secondo i dati del Financial Stability Board, vale 6.700 miliardi di dollari. Eppure le cartolarizzazioni, che prima della crisi valevano 10 mila miliardi, oggi sono stimate dal FMI in 6200 miliardi. Un ulteriore freno all`economia. La Commissione europea ha acceso un faro su cartolarizzazioni e commercial paper. L`obiettivo è di incanalare i flussi di denaro creati dalla finanza strutturata verso l`economia reale attraverso una trasparenza finora carente. Con quali strumenti? Registrando le transazioni ufficiali sui mercati secondari e organizzando un clearing di questi strumenti in modo da attrarre gli investitori istituzionali europei e internazionali. La vigilanza bancaria europea ha dunque un vasto campo di applicazione che richiede una stretta integrazione con i policy makers europei. Ed è la linea scelta da Mario Monti talmente lineare e cogente che è diventata l`agenda per tutti i paesi dell`eurozona. Lo spread Btp-Bund, sceso a 310 basis points, è la carta velina di questo successo.

Scritto da Guido Colomba, membro del Direttivo AssoFinance – Direttore responsabile “The Financial Review”.

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