La sorpresa del weekend (part I)

Nel 2011 i mercati si sono trovati ancora sull`orlo dell`abisso Dopo un inizio anno abbastanza positivo, le prospettive sono andate nettamente deteriorandosi nel corso dell`anno, quando gli investitori hanno dovuto far fronte alla prospettiva di una recessione (e, secondo alcuni, persino depressione), fino a mettere in dubbio lo stesso futuro del sistema finanziario. I punti di rottura sono emersi abbastanza presto, con la diffusione dei disordini civili del Medio Oriente alla Libia, che hanno fatto schizzare il prezzo del petrolio al massimo degli ultimi due anni e mezzo. Poi è stata la volta del Giappone, colpito in marzo da un tremendo terremoto, dallo tsunami e da un incidente nucleare, che hanno causato problemi nella catena di fornitura per gran parte dell`anno. Il banco di prova per i nervi degli investitori si è manifestato durante l`estate.

Al centro dei timori è stata l`Europa, con molti paesi afflitti da un rapporto elevato tra debito sovrano e PIL, un elevato debito pubblico e scarsi livelli di crescita. Se, fino all`autunno, i problemi si concentravano soprattutto nei paesi periferici, sono emersi segni di diffusione del contagio a paesi più importanti, come Italia e Spagna, che hanno visto i rispettivi rendimenti obbligazionari toccare il 7% e il 6%. Questa situazione ha quindi avuto ripercussioni sul settore bancario, molto esposto al debito sovrano, facendo riaffiorare il timore che molti istituti europei avrebbero dovuto procedere a una ricapitalizzazione o accelerare la riduzione del debito. Per di più, l`aumento del costo dei finanziamenti bancari ha limitato la capacità delle banche di autofinanziarsi, impedendo loro di concedere crediti all`economia reale. Un`altra sfida cui hanno dovuto far fronte i mercati è stato il rallentamento della crescita economica. La crescita globale si era stabilmente ripresa dalla fine della recessione causata dalla crisi finanziaria del 2008 (seppure in modo non molto uniforme, con una crescita sottotono nei paesi sviluppati e dati molto più decisi nei mercati emergenti).
Tuttavia, con il passaggio al 2011, ha preso il via una rapida flessione della crescita. In gennaio, l`FMI prevedeva una crescita del PIL 2011 nelle economie avanzate del 2,5%, stima ridotta all`1,6% prima di settembre. Le economie emergenti hanno continuato ad essere favorite da motori di crescita strutturale, ma non sono state del tutto immuni al rallentamento dei paesi avanzati e hanno dovuto aumentare i tassi d`interesse per contrastare l`inflazione. Di conseguenza, l`FMI ha ridotto le previsioni di crescita per il 2011 dal 6,5% al 6,4%. Nel complesso, la combinazione di una crescita economica rallentata con il timore che l`euro e la stessa UE potessero cessare di esistere nelle loro forma attuale ha provocato l`allontanamento degli investitori dalle categorie di investimento più rischiose come le azioni e le materie prime, come si evince dal grafico qui di seguito. Hanno cercato rifugio in aree tradizionalmente difensive come l`oro e i titoli di stato. Quasi tutto l`anno è stato caratterizzato da livelli di volatilità straordinariamente elevati in varie categorie di investimenti (continua domani...)
 
Estratto dall`outlook 2012 di HSBC
 
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