L`orda barbarica dei banchieri franco-tedeschi

L’Eba (European Banking Authority) ha stabilito il livello di ricapitalizzazione che gli istituti di credito europei dovranno raggiungere, destando però perplessità sui criteri adottati nell’elaborazione del piano, in quanto essi favoriscono immotivatamente i gruppi di alcuni paesi a discapito di altri. La ricapitalizzazione richiesta alle banche italiane ammonta a 14,77 miliardi di euro, valore inferiore soltanto a quello richiesto agli istituti di Grecia (30 miliardi) e Spagna (26,2 miliardi). Alle banche francesi è richiesta una ricapitalizzazione di 8,8 miliardi, a quelle tedesche di 5,2; addirittura, quelle del Regno Unito non dovranno sborsare nulla per la ricapitalizzazione, grazie anche all’entrata di capitale pubblico. Il paradosso sta nel fatto che alle banche di questi ultimi tre paesi, nonostante operino in business più rischiosi -maggiormente votati all’investment banking puro più che al credito alle imprese- detengano un maggior numero di titoli greci (gli unici per cui al momento è previsto con certezza un haircut) e siano maggiormente esposte ai ‘’Pigs’’, viene imposto uno sforzo finanziario decisamente inferiore. Il motivo è che l’Eba ha elaborato la sua analisi considerando, per i titoli di Stato europei presenti nei portafogli delle banche, i valori di mercato al 30 settembre; da questi valori viene effettuata una svalutazione teorica e, inoltre, alle banche è richiesto il raggiungimento del 9% di Core Tier 1, ossia di patrimonio di base. La svalutazione, però, va a toccare solo titoli di Stato e non altri asset con rischi di perdita reale anche maggiore. Inoltre i prezzi di Bot e Btp al 30 settembre erano quasi ai minimi storici: i Btp a 10 anni avevano un rendimento del 5,5% e uno spread di 365 punti rispetto ai bund tedeschi. In linea teorica, però, difficilmente i titoli di Stato manterranno anche a lungo termine valori così depressi, almeno in presenza di piani concreti e credibili per il superamento dell’euro-crisi. Ecco che, dunque, lo schema dell’Eba va a penalizzare le banche italiane colpendo invece in misura minore gli istituti francesi e tedeschi anche se questi hanno in portafoglio più titoli di Atene. Essendo gli attori più influenti nella strategia di uscita dalla crisi dell’ Eurozona, appare evidente che Francia e Germania hanno fatto di tutto per ridurre al minimo le penalizzazioni per il proprio sistema bancario. L’Eba non ha quindi dato il giusto peso alla reale struttura delle banche, al modello di business e alla detenzione di asset potenzialmente più rischiosi dei titoli di stato. La disparità di conseguenze per gli istituti di credito europei si è fatta sentire ieri anche in borsa, dove il progresso registrato dalle azioni delle maggiori banche francesi e tedesche è stato pari ad almeno il doppio della performance delle maggiori banche italiane. L’effetto negativo per i gruppi bancari italiani avrà la duplice conseguenza di maggiori vincoli sull’erogazione del credito alle imprese e maggiore costo della raccolta.

L`orda barbarica dei banchieri franco-tedeschi