Quanto ci costa lo stallo elettorale

Arrivano i primi effetti del risultato delle elezioni sulle tasche degli italiani.

Ieri il Tesoro ha venduto in asta Bot semestrali per 8,75 miliardi di euro; ovvero ha chiesto agli investitori a che prezzo erano disponibili a finanziare lo Stato italiano per un debito di quell`importo, che si è impegnato a restituire fra sei mesi.

Il risultato è che l`Italia dovrà corrispondere agli acquirenti dei Bot un tasso d`interesse dell`1,24 per cento, mezzo punto percentuale in più dell`ultima asta, effettuata a fine gennaio. C`è chi dice che potesse andare peggio ma c`è anche chi sostiene che il Tesoro abbia sbagliato a programmare un`asta di titoli così importante proprio a ridosso delle elezioni.

In effetti, i crolli delle Borse e l`impennata dello spread registrata dopo il voto del wee-end non hanno ancora dispiegato interamente gli effetti che alcuni analisti si attendono a causa dello stallo politico che deriva dalla mancanza di una maggioranza al Senato. Anche oggi, per dire, lo spread fra il rendimento dei titoli di Stato italiani e quelli tedeschi viaggia a circa 330 punti base, un livello ancora lontano dai 552 punti raggiunti durante l`ultimo governo di Silvio Berlusconi.

In questo senso, qualcuno guarda con apprensione all`asta di domani, quando il Tesoro cercherà di piazzare titoli di Stato a più lunga durata (i cosiddetti Btp a 5 e 10 anni) per un importo massimo di 6,5 miliardi. Se l`aumento dei tassi d`interesse registrato ieri (quando c`è stata un`altra asta di cosiddetti Ctz) e oggi fosse confermato anche domani, per le casse dello Stato si stima un incremento di spesa di circa 8 milioni di euro l`anno solo per i Bot e Btp venduti in questi giorni. Un`inezia, si potrebbe dire; se non fosse che con quella cifra – calcola un analista – si potrebbe risolvere il problema di circa 150 esodati.

Ecco il motivo delle critiche che arrivano al Tesoro. Che lo scorso 16 dicembre ha fissato il calendario delle aste quando già si parlava di elezioni e con un anticipo di quasi una settimana rispetto ai due anni precedenti. Sarebbe bastato aspettare il 18 dicembre e la data delle elezioni sarebbe stata cosa nota. «E` come se il Tesoro avesse deciso di scommettere sul risultato delle elezioni: poteva andare bene se l`esito fosse stato ben definito; invece è andata male», dice un operatore. Che continua: «La cosa certa, però, è che già all`epoca era lecito attendersi un aumento della volatilità dei rendimenti fra la settimana precedente le elezioni e quella successiva. La gestione del debito pubblico non è stata dunque molto prudente».

Articolo tratto da L`Espresso

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