Si lavora sul trattato salva-Euro

L`Italia vuole che si «tenga conto dell`influenza del ciclo economico» nella valutazione del ritmo di riduzione del debito eccedente il 60% del Pil. È scritto in uno degli emendamenti che il governo ha presentato il 29 dicembre scorso in vista dell`incontro di venerdì prossimo del gruppo di lavoro sul Trattato salva-euro.

Proponendo di fare riferimento a quanto previsto dal `six pack` (due direttive a e quattro regolamenti entrati in vigore il 13 dicembre scorsi) che riforma la governance economica della Ue, l`Italia chiede di emendare l`articolo 4 affinchè si tenga conto «dei fattori aggravanti o mitiganti». In particolare, in una nota a margine dell`emendamento proposto, è scritto che «il Consiglio del 9 dicembre scorso NON ha deciso di modificare le regole concordate sulla messa in atto della riduzione del debito» e si fa riferimento al periodo di transizione di tre anni prima che scattino le sanzioni previste per chi non rispetta il ritmo di riduzione pari a 1/20 all`anno per la parte del debito eccedente il 60% del Pil (cifra che nel caso dell`Italia equivarrebbe a circa 48 miliardi di euro l`anno). Nel documento è scritto anche che, secondo il governo italiano, per un paese sotto procedura di deficit eccessivo il criterio di riduzione «deve essere considerato rispettato se lo stato membro interessato fa sufficienti progressi verso la conformità». Si afferma che i firmatari del Trattato «concordano che sarà la Commissione europea a definire la conformità» appunto tenendo conto dei fattori mitiganti.

Sarà «una battaglia molto dura» sugli Eurobond quella che scatterà venerdì sul testo del `Trattato salva-euro`. Se la attende l`ex premier belga Guy Verhofstadt, leader del gruppo liberal-democratico all`Europarlamento e uno dei tre negoziatori parlamentari chiamati a far parte del `Gruppo di lavoro` sull`accordo intergovernativo. In particolare il belga punterà a mantenere la proposta parlamentare di lanciare un fondo che mutualizzi parte del debito sovrano dei paesi più virtuosi. Le osservazioni del Parlamento europeo, secondo quanto riferito da Verhofstadt all`Ansa, puntano in quattro direzioni: «Più disciplina fiscale, solidarietà con la mutualizzazione del debito, più governance economica abolendo la regola dell`unanimità e trasposizione dell`accordo intergovernativo nella legislazione europea entro 5 anni, pena la decadenza automatica dello stesso accordo entro 7 anni». Secondo l`ex premier belga, sull`orientamento del Parlamento europeo potranno convergere le posizioni di Paesi come «Polonia, Belgio, Italia, Lussemburgo e Spagna». Il senso generale dell`accordo annunciato al termine del vertice europeo del 9 dicembre scorso, secondo Verhofsadt, è comunque chiaro: «Serve perchè la maggioranza del Bundestag approvi il fondo salva-Stati permanente Esm e serve alla Bce per dare linee di credito illimitate al tasso dell`1%». In questa ottica però l`ex primo ministro vede una opportunità nascere dall`accordo intergovernativo: «Se proprio lo si vuole fare, facciamo in modo che serva davvero» dando - argomenta - il quadro giuridico entro il quale possano essere varati gli eurobond o project bond, ma anche la Tobin Tax.

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