I PORTUALI DI MARSIGLIA RIFIUTANO DI CARICARE ARMI PER ISRAELE. I GENOVESI ANCHE, MENTRE LA SPAGNA HA GIÀ FERMATO I CONTRATTI DI FORNITURA MILITARE

Giannina Puddu, 5 giugno 2025.

Era ora che i Popoli entrassero in azione per ostacolare il genocidio infinito di Gaza.

Ci siamo.

È giunta l'ora della resa dei conti.

I sindacalisti francesi  della Confederazione generale del lavoro (CGT) hanno annunciato il  rifiuto a caricare  il  carico  di  armi destinato all' esercito israeliano:      “ Ci hanno informato che giovedì 5 giugno avrebbero caricato dal nostro porto pezzi di ricambio per mitragliatrici che l'esercito israeliano utilizza per proseguire il massacro della popolazione palestinese, siamo a favore della pace tra i popoli e contro tutte le guerre, dopo aver avvisato datori di lavoro e competenti, siamo riusciti ad individuare questo contenitore carico di componenti dell'azienda marsigliese Eurolinks.

I pallet sono stati messi da parte ei lavoratori portuali non li caricheranno sulla nave diretta a Haifa ”.

Christophe Claret, segretario generale dei portuali e dei lavoratori portuali del Golfo di Fos, ritiene che il carico sia costituito da 19 pallet di maglie prodotte dall'azienda marsigliese Eurolinks.

Ha spiegato che se i portuali si rifiutano di imbarcare un carico, nessun altro può farlo per loro.

I lavoratori del porto di  Marsiglia-Fos sono collegati con il  Collettivo dei lavoratori portuali di Genova (CALP) , sostenuto dall' Usb (UNIONE SINDACALE DI BASE nata nel 2010 ).

USB Porti   ha convocato un  presidio  ai varchi “con l'obiettivo di impedire l'attracco della nave ZIM Contship ERA”.

Perché, come ricostruito da Disclose  The Ditch , il carico israeliano, dopo il carico a Marsiglia (se si farà come pare improbabile...), prevede un primo scalo a Genova  e un secondo a  Salerno.

Ci opponiamo fermamente a tutte le guerre e non vogliamo essere complici del genocidio che continua a Gaza“..

“a fianco di chi si mobilita contro le guerre perpetrate dai nostri governi e in solidarietà alle vittime ”.

Se stasera sarà confermato il blocco del carico annunciato dai colleghi francesi, i portuali di Genova non faranno il presidio.

Tuttavia resta confermato lo sciopero  generale  indetto per il  20 giugno.

La parola d'ordine dello sciopero sarà 'Disarmiamoli”. 

Il comunicatore USB: 

Mai venire in una situazione così convulsa e drammaticamente attraversata da guerra nei vari quadranti del mondo occorre chiarezza, coerenza e coraggio.

E' necessario perché la guerra è un elemento costituente che sta mutando le nostre vite e la natura e la funzione degli Stati, che vi condividendo direttamente o trasmettendo attraverso la folle corsa al riarmo.

E' necessario perché gli effetti della guerra si riproducono all'interno delle economie dei singoli Stati, indirizzando tutte le risorse sul piano militare ea scapito dei salari e delle già ridotte spese sociali.

E' necessario perché il clima di guerra produce quella torsione autoritaria e quel restringimento degli spazi di agibilità politica, sociale e sindacale del quale il liberticida decreto sicurezza è una chiara rappresentazione.

E' necessario perché decenni e decenni di occupazione dei territori palestinesi, di apartheid, di aperto sostegno alla politica guerrafondaia dello Stato di Israele e di sistematico genocidio della popolazione palestinese, costituiscono non solo un'emergenza umanitaria, ma soprattutto un'emergenza politica: e senza la fine del progetto sionista e il riconoscimento della libertà per il popolo palestinese, non vi potrà essere mai alcuna pace.

Opporsi alla guerra significa, oggi, essere contro ogni forma di aumento delle spese militari, in tutte le sue declinazioni, anche in quella ipocrita della così detta difesa comune europea, essere contro quella devastazione sociale e culturale prodotta da decenni di moderazione salariale, ora esasperata proprio in nome della guerra, essere dalla parte del popolo palestinese senza se e senza ma.

Un movimento contro la guerra certo deve essere ampio e inclusivo, ma anche capace di individuare con chiarezza gli obiettivi politici.

Chi invece condivide quel progetto barbaro e agghiacciante che vede nella corsa al riarmo una opzione per uscire dalla crisi e rilanciare l'Unione europea come potenza nella competizione globale e chi, dopo decenni di complicità militare, economica e politica con lo Stato di Israele, ora, per mere ragioni elettorali, vuole ridurre tutto alla singola follia del criminale Nethanyahu, costituisce un ostacolo alla costruzione di un movimento per la pace che sia credibile e capace di mettere davvero in discussione il sistema della guerra.

La chiarezza, la coerenza e il coraggio risiedono proprio nell'individuazione degli obbiettivi e nell'opporsi alle varie articolazioni attraverso il quale si dispiega il sistema della guerra.

Il senso politico dello sciopero generale del 20 giugno e della manifestazione nazionale a Roma del 21, è esattamente questo: un compito non facile ma oramai non più procrastinabile.