LA RATIFICA DEL MES. I RISCHI PER L'ITALIA

LA RATIFICA DEL  MES. I RISCHI PER L'ITALIA
La vignetta di Claudio Cadei, pubblicata su Italia Oggi, il 18 aprile 2020.

Redazione, 13 dicembre 2023.

Diamo spazio ad un'analisi, tutt'ora attuale, relativa all'impatto che il MES potrebbe avere sulla nostra vita, in Italia.

Era stato scritto e pubblicato circa 4 anni fa a firma di Antonello Boassa, docente in pensione a Cagliari.

Giorgetti aveva annunciato che la ratifica del MES sarebbe stata oggetto di esame alla Camera, il 14 dicembre, domani.

Ma, il giorno dopo, il 10 dicembre, il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari ospite del Caffè della Domenica di Maria Latella a Radio 24, ha smentito Giorgietti sostenendo che, domani, la questione MES non sarà posta all'attenzione dei deputati. Fonte ANSA ha riferito le sue parole:   “La posizione della Lega è nota, pensiamo sia uno strumento superato ma aspetteremo di capire le indicazioni della Meloni in merito”.

Molinari ha chiarito che "il ministro Giorgetti ha fatto giustamente presente che è in calendario ma esistono provvedimenti che vengono prima".

Il capogruppo di Forza Italia alla Camera Paolo Barelli, interpellato dall'Adnkronos, ha espresso una posizione di apertura circa la ratifica del MES e, dunque, contraria alla posizione della Lega che pare volerla evitare. 

Barelli: «Se la ratifica del Mes fosse foriera di questo risultato, per Forza Italia non sarebbe un dramma approvarla, magari con una 'salvaguardia': cioè, tornare in Parlamento per l'autorizzazione a utilizzarlo, ove necessario».

L'analisi di Antonello Boassa:

Il MES, approvato in prima come in seconda formulazione dai ceti politici di “sinistra” come di destra, a parte le pantomime elettorali parlamentari, in linea con la devastazione del Bel Paese, iniziata nel famoso “Britannia” e continuata con lo sciacallaggio sull’industria e sui lavoratori italiani con l’annientamento dell’IRI, volano della crescita (che evidentemente andava contrastata) e con il divorzio suicida del Tesoro dalla Banca d’Italia, ora privatizzata, che ha reso i governi ostaggio della speculazione internazionale e perciò della crescita del debito pubblico, può, con l’utilizzo di una moneta non sovrana creata con furbizia e malafede, disporre di un apparato occulto che tenterà una svolta “greca a quella che non è ancora un’economia artritica, come la si vorrebbe far credere da parte delle agenzie di rating ai “mercati” e agli stessi italiani terrorizzati dai loro indecenti politici, in fondo tutti di color nerastro.

L’Italia ha un debito superiore al 130 % del PIL.

Ciò che può apparire strano è il fatto che Paesi che hanno un PIL non sostenibile al di là del 100% come Francia, Spagna, Belgio, non si muovano assieme all’Italia contro questo “ordigno”.

Il motivo è “semplice” per la squallida oligarchia europea. L’Italia ha il debito peggiore quindi farà da parafulmine, tanto più che è la terza economia dell’Unione. In teoria si teme che i conti non a posto del Bel Paese farebbero crollare Euro ed Unione. Questa preoccupazione non esiste per il Portogallo che ha un debito simile a quello italiano.

In soldoni, significa che gli altri Paesi, compreso il Portogallo, potranno disporre senza condizionalità penalizzanti del prestito MES che, in tal frangente, riceverà, per salvare banche e stati, 700 miliardi (125 dall’Italia che non potrà usufruirne se non a condizioni capestro: 14 già donati).

Volontà ferrea della Germania è che il debito pubblico italiano non debba essere risolto se non con un inasprimento delle tasse e con una contrazione della spesa pubblica e non con la BCE che immette nel circuito ogni mese 20 miliardi creati dal nulla nell’acquisto di titoli di stato.

L’Italia ha costituito in questi decenni una larga area di svalutazione che ha permesso all’euro/marco tedesco di non rivalutarsi e quindi di potersi espandere nei mercati mondiali (soprattutto USA e Cina) grazie ad una politica mercantilistica scorretta che oltrepassava i limiti imposti dalla stessa UE, limiti di cui il Reich se ne strainfischiava allegramente.

Non solo. Ha potuto pagare a gratis il suo debito perché i suoi titoli di stato potevano essere venduti a tasso zero o addirittura a tassi negativi, dato che venivano emessi da chi controllava Commissione Europea, Eurogruppo, BCE (non del tutto) e che poteva innanzitutto esibire una florida bilancia dei pagamenti (con un euro/marco appunto mai rivalutato adeguatamente).

Il meccanismo MES è diabolico

Mi si permetta di saltare dettagli importanti, dove si nasconde il diavolo, che illustrerò in altra sede, allo scopo di pervenire ad alcune conclusioni temporanee.

Ricorrendo al MES è presumibile che si imporrà che il deficit scenda fino allo zero (come del resto già riportato in Costituzione dai nostri più decerebrati rappresentanti), il che significherebbe una manovra ancor peggiore di quella di montiana memoria e che comporterebbe una catastrofe sociale relativamente a sanità, scuola, ricerca, ambiente, welfare, mentre aumenterebbe la spesa per gli armamenti finalizzati alle conquiste sub-imperiali.

Ma per la ristrutturazione del debito non sarebbe sufficiente. Dovrà calare il valore dei titoli di stato. Se la Banca d’Italia con i suoi proprietari potrà reggere il colpo, non sarà così per le piccole e medie banche, per i risparmiatori e per i correntisti…

Non ci sono altre vie. Non esistono più vie di mezzo. Non si devono dare i restanti 111 milardi per il finanziamento del MES, si deve respingere il MES, si devono iniziare, con il concorso massiccio della popolazione, le pratiche per la fuoruscita dell’Italia dall’Euro e dall’Unione Europea.

E’ l’Unione europea che ha bisogno dell’Italia. L’Italia ha bisogno dell’Europa e non dell’Unione Europea.

Ciò comporterà problemi, ricerca di alleanze internazionali e soprattutto la creazione di una nuova classe politica che sappia affrontare una situazione drammatica seria preferibile ad un lento degrado sociale, economico, culturale, morale…


Mi appello alle forze realmente pacifiste, alle forze realmente ambientaliste, alle forze realmente socialiste, alle forze realmente comuniste perché si aspiri alla costruzione di uno stato sovrano, a democrazia partecipativa, che recuperi una politica espansiva con una forte ripresa dell’intervento dello stato nell’economia e con la fuoruscita da qualsiasi alleanza militare.