Mercati finanziari, il punto della settimana (part I)

Il Punto   Prosegue il processo di progressivo rafforzamento della ripresa economica statunitense, che come ha dichiarato Allen Sinai sta entrando in una fase di “self‐reinforcing cycle” (ripresa che si auto alimenta) per effetto del circolo virtuoso: miglioramento del mercato del lavoro → crescita della fiducia → crescita dei consumi. Da notare come l’incremento del prezzo del carburante non abbia sinora impattato sulla fiducia e sul sentiment dei consumatori, con i relativi indici che, pur non essendo più cresciuti, si sono confermati sostanzialmente sui massimi. Una ulteriore conferma sullo stato di salute dell’economia USA è giunto ieri dall’indice ISM Manufacturing, con una robusta lettura di 53.4. Per quanto riguarda il mercato del lavoro anche la componente employement dell’ISM conferma un progresso in corso e ci attendiamo un dato positivo sui non farm payrolls del mese di marzo che saranno resi noti venerdì 6 aprile a mercati azionari chiusi per il week‐end di Pasqua. Attendiamo di esaminare le minute della Fed che verranno rese pubbliche nel corso di questa settimana per verificare quali ulteriori informazioni vi siano rispetto all’espressione “crescita moderata” dell’economia negli USA. Ben diversa la situazione in Europa, dove nelle ultime settimane sono tornate di attualità le preoccupazioni sui debiti sovrani periferici (con l’attenzione rivolta soprattutto alla delicata situazione spagnola ed, in particolare, alle difficoltà nel far rientrare l’elevato deficit del bilancio pubblico). La conseguenza è stata un incremento del premio per il rischio sui relativi assets e soprattutto il ritorno di una forte pressione sul sistema bancario delle aree periferiche, dove agli effetti diretti del nuovo allargamento degli spread si aggiungono i timori legati ad un ulteriore peggioramento della qualità del credito in seguito al deterioramento del ciclo economico (decisamente più robusto il comportamento dell’indice delle banche statunitensi che si mantiene sui massimi relativi, forte proprio dell’economia in miglioramento). Va comunque osservato che l’economia europea nel suo complesso, pur essendo in rallentamento, non sta fornendo segnali di profonda recessione, come confermato dagli ultimi indici PMI che si sono mediamente collocati in area 48. E’ chiaro che questi dati sono complessivi e mediano tra loro situazioni più rosee come quelle dei settori merceologici che risentono degli influssi benefici della ripresa dell’economia globale e aree di profonda debolezza caratterizzate dal forte declino dei consumi. La situazione che emerge dai dati economici non è poi così drammatica come alcuni media e case d’investimento sembrano voler dipingere, ma è evidente che in un contesto di incertezza e di transizione come quello in cui ci troviamo un drastico cambio del sentiment indotto anche dall’andamento negativo dei mercati borsistici dei paesi periferici rischierebbe di innescare un circolo vizioso negativo, con conseguenze sulla propensione all’investimento e sull’attività economica nel suo complesso. Per questo motivo occorrerà monitorare attentamente l’evoluzione dei mercati azionari europei nel corso delle prossime settimane. Continua ad essere in una fase non facile da decifrare l’economia cinese, che dovrebbe proseguire nella fase di rallentamento della crescita, ma sulla base di uno scenario di soft landing. Le ultime indicazioni vanno recepite con una certa cautela, anche perché influenzate dalla ripresa dell’attività dopo il capodanno lunare (l’indice PMI Manufacturing di marzo è cresciuto a 53.1 e la versione rivista con aggiustamento stagionale dell’indice PMI Non Manufacturing ha evidenziato addirittura una lettura di 58.0). Per quanto la correzione sulle Borse europee sia risultata più profonda del previsto, peggiorando lo scenario di breve termine su alcuni mercati, riteniamo che nell’insieme permangano ancora condizioni a supporto degli assets rischiosi: da un lato la discreta crescita economica globale, con accelerazione degli Stati Uniti, dall’altro le politiche monetarie espansive. Allo stesso tempo sul fronte azionario è emersa più ancora di prima l’opportunità di una diversificazione al di fuori dall’Italia ed anche dall’Europa.   Quadro macro   Area Euro I primi dati sui prezzi al consumo di marzo dei paesi europei non hanno riservato particolari sorprese, lasciando  nalterate le aspettative inflazionistiche dei prossimi trimestri. Il dato area Euro è stato sti

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