Pronta la class action contro Unicredit

Adusbef ha affidato ai propri legali incarico di studiare la possibilità di una class action e di una azione di responsabilità contro i manager di Unicredit e contro la Consob, «a tutela dei piccoli azionisti defraudati dalle modalità inique dell`aumento di capitale».

Lo annuncia l`associazione di difesa dei consumatori, in una nota dove informa di aver presentato esposti denuncia alle Procure della Repubblica per verificare se le modalità di aumento di capitale e il nulla osta della Consob abbiano configurato condotte penalmente rilevanti a danno degli azionisti minori e se lo scatto odierno dei diritti Unicredit non abbia configurato abuso, turbativa di mercato e insider trading sui titoli oggetto di aumento di capitale.

Intorno alle 10.00 di oggi infatti, le ordinarie guadagnavano il 3,06% a 2,356 euro, sotto il massimo infraday di 2,462 euro. I diritti, all`indomani dell`avvio dell`aumento di capitale, rimbalzavano invece a 0,699 euro (+48,7%), dopo aver ceduto ieri oltre il 65%. In asta di volatilità le risparmio.
 
Intanto, l`aumento di capitale di Unicredit da 7,5 miliardi di dollari starebbe «assumendo le sembianze di un disastro» con un calo del valore delle azioni «vicino al 50%», anche per colpa della nazionalità della banca nel pieno della crisi. Lo scrive il Financial Times in un editoriale secondo cui la responsabilità primaria è dell`amministratore delegato Umberto Ghizzoni, che «sa fin troppo bene di aver fatto un grosso errore quando ha resistito alla richiesta di aumentare il capitale a inizio 2011» allora avanzata da Bankitalia e dal ministero dell`Economia. Nel frattempo c`è stato il piano strategico della banca, ma «ci è voluto un anno - scrive l`editorialista Patrick Jenkins - un periodo pericolosamente lungo in tempi normali, e nel mezzo di una crisi come quella attuale la punizione è stata brutale». Ora - prosegue il Ft - «la buona notizia è che Ghizzoni ha stretto un patto d`acciaio con le banche d`investimento da cui avrà il capitale necessario anche se - non sia mai - il prezzo dovesse scendere sotto quello a sconto delle azioni emesse». Ma ciò potrebbe non essere abbastanza per gli azionisti di lungo termine, «in particolare le fondazioni» - scrive il Ft. E «le vere vittime del `fiascò sono le altre banche europee che dovranno trovare sul mercato 115 miliardi di euro entro giugno».

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