Tra Berlino e Parigi ancora empasse sull’Efsf: spread ai massimi

  Un comunicato congiunto di Germania e Francia pubblicato ieri in tarda serata ha messo fine alle voci relative ai prossimi vertici per la definizione definitiva dei provvedimenti salva-debiti sovrani: è previsto un incontro a due tra i presidenti Merkel e Sarkozy domani sera. Il vertice programmato per domenica si farà, ma sarà seguito da un altro meeting mercoledì 26, data in cui è probabile che venga rimandata ogni decisione ufficiale relativa a ‘’una risposta ampia e ambiziosa a questa crisi che attraversa l’Eurozona’’. Appare chiaro, quindi, che le posizioni di Francia e Germania sono ancora distanti a tal punto da far prefigurare il vertice di domenica come un banco di ulteriori negoziazioni, senza risultare risolutivo. Dunque gli appelli delle scorse settimane di Barroso e Trichet ad accelerare i tempi sulle manovre di potenziamento dell’Efsf sono rimasti disattesi con il risultato che tutto questo tentennare ha fatto impennare il rendimento dei Btp decennali a 6,01%, con 402 punti base di spread nei confronti dei Bund tedeschi (il record dei rendimenti era stato toccato il 5 agosto scorso con il 6,4%). I principali nodi da affrontare riguardano l’avvio di negoziati con i creditori privati di Atene, un piano di rafforzamento dei mezzi propri delle banche europee, l’entrata in vigore della governance economica della zona Euro e il rafforzamento dell’integrazione economica all’interno dell’area stessa. Le proposte di Francia e Germania sul rafforzamento dell’Efsf sono però contrastanti: Sarkozy vorrebbe conferire al fondo salva stati una licenza bancaria, permettendogli di finanziarsi presso la Bce, la quale è però contraria; la Merkel vorrebbe trasformare il fondo in un assicuratore sui bond di nuova emissione dei paesi colpiti dalla crisi del debito. Intanto da Bruxelles trapelano indiscrezioni secondo cui l’orientamento prevalente è quello di rendere prima possibile il fondo permanente, con la previsione che esso possa concedere prestiti preventivi fino al 10% del PIL per i paesi a rischio. Nelle casse di Spagna e Italia potrebbero entrare, quindi, circa 270 miliardi di euro. Il presidente della Fed Ben Bernanke ha definito la crisi europea come un evento assolutamente risolvibile, a patto che le negoziazioni dei politici europei portino a una strategia concreta e condivisa almeno prima del G20 previsto a Cannes per il 3-4 novembre. Ancora drammatica la situazione in Grecia, dove ieri, durante la seconda giornata di sciopero generale, un manifestante ha perso la vita per un infarto. Le misure di austerità approvate dal Parlamento greco prevedono il taglio di 30 mila dipendenti pubblici, la riduzione di stipendi e pensioni fino al 60% nel settore pubblico e limiti alla negoziazione collettiva. La botta d’arresto nei lavori sembra avere portato qualche piccola conseguenza anche per la forte Germania: le stime di crescita sono state riviste al ribasso dal ministro dell’Economia Roesler dall’1,8% all’1%, sintomo che in questo periodo nessuna nazione può dormire sonni totalmente tranquilli.  

Tra Berlino e Parigi ancora empasse sull’Efsf: spread ai massimi