Tra dollaro ed euro, verso l`armistizio

di Guido Colomba, Direttore responsabile “The Financial Review”, docente dell`Università R.C. Dante Alighieri di Roma e membro del Direttivo Assofinance   C`è una guerra in atto tra euro e dollaro? Le due valute hanno problemi simili ma gestiti con rapporti di forza totalmente differenti. Il debito pubblico Usa è detenuto per oltre il 65% all`estero.

Tra dollaro ed euro, verso l`armistizio
Per l`euro la percentuale scende al 21% (aveva sfiorato il 30% l`anno passato) ma è molto più elevata se riferita ai singoli debiti sovrani nazionali. Quando a novembre verrà eletto il nuovo presidente Usa, la Casa Bianca sarà costretta a intraprendere una politica fiscale ben più restrittiva dopo lo stallo che si è verificato tra Obama e il partito repubblicano. Sta di fatto che la decisione della Fed di mantenere i tassi invariati fino a tutto il 2014 la dice lunga sui dubbi che la banca centrale Usa nutre riguardo alla sosteniblità della ripresa economica. La mossa ha avuto una valenza anche verso l`euro che gode di un tasso di riferimento nettamente superiore. Non a caso in poche sedute l`euro ha recuperato quota 1,32 nonostante i downgrading delle agenzie di rating. Ed è questa la chiave interpretativa per chiarire i termini del pesante attacco contro l`euro. Si è creato un clima così teso che persino la magistratura italiana è intervenuta sequestrando i computer di Standard & Poor`s a Milano con possibili imputazioni di aggiotaggio e turbativa di mercato in `concerto` con le altre due agenzie di rating. Quali gli scenari possibili? La maggior parte degli operatori oggi stima un euro-dollaro scendere verso la soglia di 1,1760 ed oltre. Una previsione che non tiene conto delle elezioni presidenziali Usa e del reciproco interesse sulle due sponde dell`Atlantico di evitare i rischi recessivi come attesta la politica della Fed. Il suo presidente, Bernanke, ha avuto cura di diffondere al mercato i dettagli di questa strategia. La cadenza degli eventi è ora chiara: a) evitare il fallimento del sistema bancario europeo attraverso un ruolo della Bce analogo a quello della Fed. Risultato ottenuto con il prestito Bce alle banche europee, il 22 dicembre scorso, di oltre 650 miliardi di dollari per tre anni all`1%. b) mantenere una forte pressione sull`Unione europea al fine di indebolire l`immagine dell`euro a livello mondiale.
La conferma di questa analisi deriva dalla constatazione che, dallo scoppio della crisi Lehman Brothers nel settembre del 2008, nessuna regola operativa è entrata in vigore per frenare la `perversa leva` dei derivati e conoscere l`esatto ammontare dei contratti swap stipulati ogni giorno. Anche la direttiva Mifid, sollecitata a suo tempo da Londra nel 2006 (ha eliminato la concentrazione degli scambi in tutte le borse), è servita a creare questo clima di `licenza di uccidere` concesso alla speculazione internazionale.
Pochi giorni fa il commissario europeo Michel Barnier ha varcato il Tamigi, in un atteso discorso alla Guildhall, ed ha precisato che la City deve giocare con le stesse regole Ue. `L`insistenza di scovare salvaguardie esclusive non sono accettabili - ha argomentato - perché porterebbero all`implosione del mercato unico sotto la spinta di altri paesi alla ricerca di analoghe tutele`. Ed ha evocato lo spettro che allarma tutti i banchieri centrali e cioè l`ulteriore dilatazione del cosiddetto `shadow banking`. La sensazione generale è che si sia tirata la corda a tal punto che i vantaggi siano inferiori ai rischi. Non a caso anche la Merkel ha finalmente aperto ad un aumento del Fondo salva-Stati a 750 miliardi di euro. Domani sarà possibile, in occasione del vertice europeo, una prima verifica di questa aspettativa attribuita al governo di Berlino. A favorire questa svolta è stata la politica europea di Mario Monti lodata ufficialmente dalla Casa Bianca. Il team del premier italiano ha organizzato una vera e propria campagna promozionale nella quale ha potuto spiegare ai partner europei non solo le misure di rigore fiscale e di semplificazione adottate a tamburo battente in Italia ma ha anche evidenziato l`assurdità di una unione monetaria dove i tassi di interesse sui bond sovrani penalizzino alcuni (per l`Italia un costo aggiuntivo di 50 miliardi) a vantaggio di altri, in primis Berlino. Alcuni, come Salvatore Bragantini, hanno definito questa situazione un ingiusto `sussidio` alla Germania. 
 
(The Financial Review - R.F. N°666, 29/1/2012)
 
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