COME INVERTIRE IL TREND?

COME INVERTIRE IL TREND?

Trento, 22 gennaio 2024. Di Paolo Rosa, avvocato.

L’attuale Governo promette, nella legislatura, la riforma delle pensioni sullo schema di quota 41.

“Faremo una riforma delle pensioni per un decennio, incentivando a restare al lavoro nei settori in cui c’è bisogno e favorendo l’uscita con 41 anni di contributi negli altri” (Durigon con intervista a La Repubblica del 16.01.2024).

La situazione di Cassa Forense, rebus sic stantibus, è rappresentata dalla pagina del bilancio tecnico al 2020, situazione standard, che qui ricordo:

(Bilancio tecnico standard 2020 di Cassa Forense, Tabella di pag. 21 - foto a corredo)

Nel 2036, cioè tra 12 anni, si vedono i primi dati negativi!

Con l’ 01.01.2024 doveva entrare in vigore la riforma della previdenza forense che è però di là da venire e questo creerà, come ho già anticipato in precedenti scritti, un problema di retroattività della riforma, al fine di scongiurare il danno erariale di ben 43 milioni di euro, tra mancati introiti e risparmi di spesa previdenziale per il 2024.

Ma anche la retroattività creerà un nutrito contenzioso.

La prof. Elsa Fornero nel suo “Una questione irrisolta: le Casse previdenziali dei liberi professionisti” in AREL Europa Lavoro Economia, n. 3 marzo 2010 concludeva scrivendo: “A ben vedere dovrebbero essere le giovani generazioni, sulle quali maggiormente peserà l’onere delle attuali promesse, a invocare le soluzioni più lungimiranti, in grado di difendere il loro futuro”.

È di oggi la notizia che appena 148 candidati si sono presentati alle prove di abilitazione per l’esercizio della professione di avvocato in Abruzzo. Si pensava che lo scorso anno si fosse toccato il fondo con 240 aspiranti ma quest’anno si è raggiunto un clamoroso minimo storico.

Un po’ così pare sia accaduto in tutte le Corti d’Appello.

Vi è quindi, per la previdenza forense, un problema di demografia perché la professione non è più attraente per i nostri giovani, offrendo solo difficoltà e una reddittività molto scarsa.

Questo è un dato che il legislatore previdenziale, ovviamente, non può trascurare.

Ma il legislatore previdenziale non può trascurare nemmeno la reddittività della professione, perché questi due dati macroeconomici viaggiano insieme.

Occorre invertire il trend, assolutamente negativo, offerto dal bilancio tecnico standard di cui sopra.

Cassa Forense, in quanto tale, nulla o ben poco può fare per cambiare i due dati macroeconomici di cui sopra, spettando alla politica l’inversione di rotta.

Oggi Cassa Forense può solo agire su due fronti: aumentare la contribuzione da una parte, elevare l’età pensionabile e ridurre le prestazioni dall’altra.

Naturalmente l’utilizzo di queste leve dovrà tenere conto della sostenibilità sociale della riforma.

Oggi come oggi, dato che l’avvocatura è spaccata in due categorie, quella in bonis, pari a circa l’8% del totale, che però dispone del 50% dell’intero PIL dell’avvocatura italiana, e tutto il resto che si dibatte tra un reddito che va da zero ad € 35.000,00, obiettivamente, non è in grado di sostenere, dal punto di vista sociale, l’aumento della contribuzione, sia dei minimi che del contributo soggettivo e si rischia, aumentandoli, di ingigantire il già enorme credito contributivo di CF verso gli iscritti

Il management ha perduto anni e anni di tempo prezioso per riformare il sistema con la dovuta gradualità.

Oggi non c’è più tempo.

Oggi il Governo è alla ricerca di denaro fresco; il Governo punta a 20 miliardi di dismissioni in 3 anni mentre sarebbe auspicabile un’opera di spending review, ovviamente non un massacro sociale, che porti ad eliminare le inefficienze.

A mio giudizio, una di queste inefficienze, oggi è la cd previdenza privata che, gravata da problemi di demografia e redditività, cerca di autoalimentarsi solo aumentando la contribuzione e riducendo le prestazioni, il che non è proprio in linea con i parametri costituzionali.

Tra 15 - 20 anni, come dimostra il grafico di cui sopra, le pensioni degli avvocati saranno volatili perché dipenderanno dall’andamento dei mercati finanziari, il che significa solo traslocare il rischio sugli iscritti, obbligati per legge ad esserlo.

Oggi sarebbe ancora possibile rientrare nel pubblico in cambio della patrimonializzazione acquisita.

Il prof. Sabino Cassese, padre della privatizzazione della previdenza dei liberi professionisti, nel corso del forum dell’Enpaia (Ente di previdenza degli addetti e degli impiegati in agricoltura) a Roma, sollecitato a dire la sua sul tema dell’autonomia degli enti pensionistici privati ha detto: “avreste dovuto opporvi di più, siete stati poco vigilanti – rivolgendosi idealmente ai vertici delle Casse – in merito all’invasione illegittima di organi di controllo alla ricerca di spazi di potere, sostenendo, infine, come vi sia stata una vera e propria esondazione del potere pubblico sul comparte della previdenza privata e privatizzata”.

Io inviterei il prof. Sabino Cassese a valutare queste sue osservazioni con i bilanci tecnici delle Casse di previdenza e con il funding ratio delle stesse.

Perché non pensare che il potere pubblico si sia avveduto della criticità del sistema previdenziale privato?

Cassa Forense dovrebbe, comunque, avviare una opera di informazione agli iscritti per rappresentare, dati alla mano, la situazione, senza infingimenti.

Si pubblichi senza indugio l’articolato della riforma e le relazioni di accompagnamento, le note ministeriali e le proposte di CF, unitamente al bilancio preventivo 2024 e al bilancio tecnico 2023 per dare alle giovani generazioni la possibilità di proporre le soluzioni più lungimiranti, in grado di difendere il loro futuro.