DALLA SPOLIAZIONE LEGALE ALL'UMANESIMO FINANZIARIO

DALLA SPOLIAZIONE LEGALE ALL'UMANESIMO FINANZIARIO

Trento, 26 novembre 2022. Di Paolo Rosa, avvocato esperto in Diritto del Lavoro e Previdenziale.

«La spoliazione legale (o saccheggio legale) è un concetto nel pensiero libertario che descrive l'atto di usare la legge per ridistribuire la ricchezza.

Questo fu coniato da Frédéric Bastiat, più famoso nel suo libro La legge, scritta nel 1850.

I libertari hanno descritto molte azioni dei governi come "saccheggio legale", tra cui si possono distinguere la fiscalità, il protezionismo e l'espropriazione» (fonte: Wikipedia).

Oggi si parla di umanesimo finanziario.

«Il dato sull’investimento dell’attivo patrimoniale delle 19 Casse privatizzate conferma, in linea con gli anni precedenti, una sempre più spiccata tendenza per l’investimento diretto che vale l’82,21% dei 97,83 miliardi di euro di attivo (nel 2020 il dato era pari all’81,49% dei 92,46 miliardi di attivo) pari per il 2021 a 80.430.821.970 di euro mentre il valore degli investimenti indiretti, tramite mandato, ammontano a 17.398.842.277 di euro, un valore stabile rispetto allo scorso anno.

Buona parte degli investimenti diretti, circa il 58%, è tuttavia impegnato in polizze e fondi OICR o FIA che pur essendo sottoscritti direttamente dalle Casse, sono comunque, nei fatti, un risparmio gestito anche se in forma collettiva, affidato a soggetti professionali.

Gli 80,43 miliardi di investimenti diretti risultano impegnati nelle seguenti asset class: a) investimenti immobiliari per il 3,67%; b) monetari (8,43%); c) obbligazionari (8,46%); d) azionari (5,04%); e) polizze (0,75%); f) OICR che assorbono il 35,04%, in incremento rispetto agli anni precedenti; g) FIA che sono ormai un’asset class stabile nei portafogli delle Casse, con il 22,54%; h) ETF (3,65%); i) altre attività non rientranti nelle precedenti (12,33%).

Da questa analisi emerge quindi che l’investimento in fondi (OICR e FIA) è la scelta privilegiata dalle Casse con oltre 46 dei 97 miliardi di attivo e degli 80,4 di investimento diretto. Rispetto al 2020, (figura 3.8.1) risultano in crescita gli investimenti in OICR (la percentuale sul totale degli investimenti diretti cresce del 4,47%), in ETF (il dato sale al 3,65% rispetto al 3,46% del 2020) e in FIA.

Si riducono gli investimenti monetari di quasi 2 punti percentuali e quelli obbligazionari pari nel 2021 a circa 6,8 miliardi rispetto ai 7 miliardi del 2020, contrazione causata sia dalla riduzione dei titoli di Stato italiani che dei corporate bond italiani.
(Fonte: Nono Report Annuale, Investitori istituzionali italiani: iscritti, risorse e gestori per l’anno 2021, a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, anno 2022).

Il 2022 doveva essere l’anno della ripresa e del rilancio economico, ma così non è stato a causa della forte volatilità dei mercati e della crescita economica più contenuta.

Il 2023 si preannuncia ancora più incerto a causa dell’inflazione, delle tensioni geopolitiche e geoeconomiche, per l’aumento dei tassi di interesse da parte delle Banche Centrali, per l’aumento dei prezzi del gas, dell’energia elettrica e del petrolio.

Il Presidente della BCE ha dichiarato che i tassi di interesse continueranno a salire sino a che l’economia non rallenterà al punto da placare l’impennata dell’inflazione, ad oggi cinque volte superiore al target della banca centrale. Il rischio recessione aumenta, sebbene i numeri in nostro possesso non mostrino evidenza per una recessione sull’intero 2023, bensì una di natura tecnica, derivante da almeno due trimestri consecutivi in contrazione.

In questo contesto le Casse di previdenza dei professionisti navigano a vista senza regole cogenti in materia di investimenti e i professionisti versano miliardi di contributi senza curarsi sul come vengano investiti.

(Per il 2021 il totale dei contributi incassati dal sistema Casse è stato di 11,53 miliardi di euro). Ci vorrebbe una maggiore educazione finanziaria nei professionisti italiani.

«I fatti recenti, dalla pandemia alla guerra, hanno imposto un’accelerazione ai cambiamenti già in atto che ci impongono di fare un balzo in avanti.

I problemi sono diventati più urgenti, e dobbiamo occuparcene”, commenta Lusardi.

Con l’aumento della longevità, un contesto di mercato con tassi a zero e l’inflazione che erode i risparmi, occuparsi di investimenti diventa essenziale.

La crisi ci ha mostrato che dobbiamo essere preparati, mettere da parte un tesoretto per i tempi difficili, imparare a gestire rischi in continuo aumento, mantenere i nervi saldi in caso di difficoltà sui mercati perché il panico può indurre a decisioni sbagliate che rischiano di distruggere ricchezza.

L’educazione finanziaria, però – prosegue l’esperta – non riguarda solo gli investimenti, ma tutte le decisioni finanziarie della nostra vita.

Educare al risparmio, significa educare alla previdenza, ad esempio, a pianificare il futuro e a proteggerci dagli imprevisti» (Valorizzare il fattore umano con l’educazione finanziaria del 27.4.2022).

«In un mondo che cambia e diventa sempre più complesso, l’insegnamento dell’educazione finanziaria può fare la differenza, proteggendo le persone dal compiere errori molto costosi, aiutandole a programmare il loro futuro, influenzando il loro benessere finanziario.

Anche la pandemia ci ha dimostrato che avere conoscenze di base di economia e finanza consente di orientarsi meglio nel mondo intorno a noi, aiutando a utilizzare al meglio le risorse a disposizione e a compiere le scelte più adeguate alla situazione concreta» (dall’intervento della prof. Annamaria Lusardi, Direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria alla VII Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali del Senato della Repubblica del 01.02.2022).

Bisognerebbe leggere il saggio di Erich Fromm del 1976Avere o essere”, sulla crisi del capitalismo dove prospetta l’idea di un “nuovo umanesimo”, basato sui valori fondanti dell’essere, simile ad una specie di socialismo liberale.

“Nel futuro, ognuno sarà famoso in tutto il mondo per 15 minuti” Andy Warhol come risposta alla categoria, oggi dominante nei social media, dell’apparire.

“Aprirsi al mondo” è un’espressione che oggi è stata fatta propria dall’economia e dalla finanza.

Si riferisce esclusivamente all’apertura agli interessi stranieri o alla libertà dei poteri economici di investire senza vincoli né complicazioni in tutti i Paesi.

I conflitti locali e il disinteresse per il bene comune vengono strumentalizzati dall’economia globale per imporre un modello culturale unico.

Tale cultura unifica il mondo ma divide le persone e le nazioni, perché “la società sempre più globalizzata ci rende vicini, ma non ci rende fratelli”.

Siamo più soli che mai in questo mondo massificato che privilegia gli interessi individuali e indebolisce la dimensione comunitaria dell’esistenza.

Aumentano piuttosto i mercati, dove le persone svolgono il ruolo di consumatori o di spettatori.

L’avanzare di questo globalismo favorisce normalmente l’identità dei più forti che proteggono sé stessi, ma cerca di dissolvere le identità delle regioni più deboli e povere, rendendole più vulnerabili e dipendenti.

In tal modo la politica diventa sempre più fragile di fronte ai poteri economici transnazionali che applicano il “divide et impera” (dalla lettera enciclica Fratelli tutti di Papa Francesco).