Movi€conomy - Una poltrona per due (1983) di J. Landis

I had the most absurd nightmare. I was poor and no one liked me. I lost my job, I lost my house, Penelope hated me and it was all because of this terrible, awful Negro. Guardando ‘Una poltrona per due’ è impossibile non notare le somiglianze con ‘Tootsi’ (film del 1982 diretto da Sydney Pollack) o i riferimenti ai grandi classici di Frank Capra. Il film infatti vuole essere si divertente, ma vuole anche raccontarci qualcosa sulla natura umana – all’interno di un contesto finanziario – e ci sono molti momenti durante i quali ci dimentichiamo che si tratta di una commedia e rimaniamo coinvolti oltre le aspettative nella vicenda.

Movi€conomy - Una poltrona per due (1983) di J. Landis

Ci troviamo di fronte a un’idea semplice: un broker bianco di successo e uno straccione di colore che vive per la strada vedono le loro vite invertirsi (da qui il titolo originale “Trading places”) e si trovano loro malgrado a dover imparare nuove abilità che non avrebbero mai pensato di avere.

Non si tratta esattamente di una storia originalissima, ma come accade per molte storie, a volte la trama è fuorviante e sono i personaggi a fare la differenza, e i protagonisti di ‘Una poltrona per due’ sono il risultato di intuizioni comiche efficacissime. Eddie Murphy interpreta Billy Ray Valentine, un truffatore che fa la sua prima comparsa travestito da reduce del Vietnam cieco e senza gambe. Dan Aykroyd è invece Louis Winthorpe III, un broker che si occupa di commodity, mentre - grazie ad un’altra scelta molto felice di casting - i veterani Raplh Bellamy e Don Ameche interpretano i fratelli Duke, due uomini incredibilmente ricchi – e datori di lavoro di Aykroyd - che si divertono a scommettere sulle vite delle persone per passare il tempo.

Un giorno si presenta loro una situazione particolarmente allettante. Aykroyd fa infatti arrestare Murphy per avergli rubato la valigetta, ma l’accusa è frutto di un malinteso e Murphy è innocente, però è nero e ha avuto la sfortuna di imbattersi nel broker di fronte a un club molto snob. Per Randolph Duke, uno che crede che sia l’ambiente in cui si cresce a determinare il successo o l’insuccesso nella vita di un individuo, questa è un’opportunità d’oro per testare la sua teoria.  Scommette così un dollaro con suo fratello che se Aykroyd e Murphy si scambiassero di posto, il ragazzo di colore della strada riuscirebbe presto a diventare bravo nel capire e gestire il mercato delle commodity tanto quanto il ragazzo bianco di buona famiglia.

Essendo i Duke molto ricchi, possono far accadere praticamente qualsiasi cosa, e così  spogliano Aykroyd di tutto – lavoro, casa, fidanzata, limousine e rispetto per sé stesso – e consegnano di contro una nuova vita di agi a Murphy. Il resto del film segue così le vicende dei due mentre si adattano alla loro nuova condizione, in un’alternanza di scene comiche ma anche drammatiche (Aykroyd è pronto perfino a suicidarsi), fino alla conclusione nella quale i due assieme scopriranno una losca manovra di speculazione tentata dai fratelli Duke grazie a informazioni riservate ottenute con la corruzione, che li condurrà però ovviamente alla giusta – e prevedibile – punizione.

In definitiva si tratta di una commedia brillante, non solo perché va oltre i singoli sketch divertenti da pochi secondi stile sitcom, ma perché riesce a trattare di argomenti finanziari in maniera divertita e ‘leggera’ (cosa fatta mai tentata fino ad allora) e non si lascia prendere dalla facile strada che avrebbe suggerito il  trito rapporto che l’America ha per tradizione col pregiudizio di stampo razziale. Al contrario, si focalizza invece sulle sfaccettature dei protagonisti e sulle loro peculiarità, così che risultino simpatici al pubblico proprio per come sono fatti. Gran merito va sicuramente agli sceneggiatori e al regista, quel John Landis già autore di ‘The Blues Brothers’ e ‘Animal House’, che riescono ad elevare la pellicola al di sopra degli standard delle pellicole comiche dell’epoca. E non è un caso che ancora oggi venga riproposto durante le festività natalizie.

Quello che però rimane particolarmente impressa è tuttavia la recitazione coinvolgente. Murphy e Aykroyd formano una coppia perfettamente affiatata, capace di essere così specificamente eccentrica che lo spettatore in qualsiasi momento non guarda a loro semplicemente come al bianco e al nero. Interpretano personaggi con dei tratti ben delineati, con stili e modi di pensare personali e radicati.

Anche il cast di supporto è tratteggiato con attenzione, basti pensare a Jamie Lee Curtis, una prostituta dal cuore d’oro che maneggia Buoni del Tesoro.

‘Ricky e Barabba’, film italiano diretto e interpretato da Christian De Sica nel 1992, ne è in qualche modo un remake. Ma avremo tempo di parlarne un’altra volta…

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