Scontro tra Monti e le parti sociali, interviene Abete

La compartecipazione, la concertazione della politica economica del nostro Paese avvenuta in passato tra governo e parti sociali ha prodotto danni.

La frase di ieri del presidente del Consiglio, Mario Monti, all`assemblea annuale dell`Abi, sulla concertazione, ha scatenato una pronta risposta dei sindacati. Il presidente del Consiglio ha spiegato oggi che le parti sociali, in occasione dei provvedimenti adottati, ``abbiano avuto ogni occasione per esprimere il loro punto di vista. Certamente debbono essere consultate dal governo ma pensiamo che per le grandi materie, quelle che riguardano gli interessi pubblici, le parti sociali restino si` parti vitali, importanti, ma non debbono diventare soggetti nei confronti dei quali il governo pratica una sorta di outsourcing di politica economica``. Dura in particolare la risposta del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. ``Monti evidentemente non ricorda che sono 20 anni che non abbiamo concertazione e da allora sono arrivate le leggi della precarieta```, ha replicato il segretarip della Cgil. Secca anche la risposta del leader della Cisl, Raffaele Bobanni, secondo il quale ``non c`e` alternativa alla concertazione in nessun paese a democrazia matura e ad economia avanzata. I governi, per quanto autorevoli e composti da personalita` di altissimo profilo, non possono guidare da soli questa difficile stagione di cambiamenti e di riforme senza un ampio consenso sociale``.

Intanto si registra un intervento illustre sulla diatriba. Non bisogna confondere consociativismo e concertazione. Lo ha sottolineato il presidente di Bnl, Luigi Abete, presidente di Confindustria durante la crisi del `93, ospite de ``L`economia in tasca - Gr Rai``.

``Il professor Monti ha espresso due concetti condivisibili ma ha anche usato un`espressione invece non condivisibile - ha detto Abete - I due concetti condivisibili: il primo e` che la rappresentanza di interessi generali dei cittadini e` allocata nel parlamento, e che quindi il parlamento ne deve tenere la tutela e deve decidere quando si tratta di interessi generali; il secondo e` che negli anni Ottanta alcune forme di consociativismo hanno portato danni alla societa` perche` si sono basati sullo scambio di oneri a danno delle generazioni future. Non e` condivisione invece l`espressione e la confusione con la concertazione: la concertazione e` proprio il contrario del consociativismo``.

``La concertazione - aggiunge il past president di Confindustria - e` stata realizzata negli anni `90, in modo particolare vale l`esempio del `92, l`accordo che ha retto per 15 anni l`economia italiana e che tutti considerano di grandissima importanza. E` stata una modifica dell`esperienza del consociativismo: rimanendo ferme le responsabilita` di ciascuno ci si dava degli obiettivi condivisibili e compatibili, un metodo di dialogo e poi alla fine di questo discorso ognuno decideva. In alcuni casi decidendo insieme - come nel `93 quando l`accordo fu condiviso dal governo e dalle parti sociali, e in altri casi non condividendo le scelte, come nel `95 quando la riforma delle pensioni vide la Confindustria da me presieduta non d`accordo, e questo non significa che il governo non fece i provvedimenti che considerava necessari. Il 93 ha salvato l`italia, non lo dico io, lo dice la storia, ma non credo che questo pensiero non sia condiviso dal presidente Monti``.

``Il vero problema - ha sottolineato infine Abete - e` che l`esperienza di relazioni industriali e` diversa in relazione alle funzioni storiche che ciascuno ha svolto: il presidente Monti svolge un`importante azione politica in termini positivi, condivisa da tutte le persone di buon senso: io faccio parte di queste``.

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