RIUNIONE DI EMERGENZA DELL'ONU. SUPERARE Il DOPPIO STANDARD PER EVITARE L'ESCALATION IN MEDIO ORIENTE

RIUNIONE DI EMERGENZA DELL'ONU. SUPERARE  Il DOPPIO STANDARD PER EVITARE L'ESCALATION IN MEDIO ORIENTE
Amir Saeid Iravani. Ambasciatore iraniano all'ONU

Redazione, 15 aprile 2024.

Vasily Nebenzya, rappresentante della Russia alla riunione di emergenza di ieri promossa dall'ONU, ha dichiarato che si assiste ad  “una dimostrazione di ipocrisia e di doppi standard che è quasi imbarazzante da guardare”.

In effetti, l'ONU non si era pronunciata per condannare l'attacco israeliano al consolato iraniano a Damasco che si insiste a definire "presunto".

Allinizio del mese di aprile, la Russia aveva preparato un comunicato stampa di denuncia di tale attacco che avrebbe dovuto essere lanciato dall'ONU, ma, questa iniziativa era stata bloccata da un intervento congiunto di Francia, Regno Unito e Stati Uniti, asse trainante che offre il fianco a critiche di parzialità nelle scelte. 

In questo, alla luce dell'attuale richiesta di Israele, che chiede alle Nazioni Unite di condannare il recente attacco dell'Iran, si ravvisa un doppio standard praticato dall'istituzione internazionale che scandalizza una parte di mondo.

Durante la sessione di ieri, Guterres ha dichiarato che "È ora di fare un passo indietro dal baratro..... Abbiamo la responsabilità condivisa di coinvolgere attivamente tutte le parti interessate per prevenire un’ulteriore escalation”.

Al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ha ricordato  agli stati membri che la Carta delle Nazioni Unite vieta l'uso della forza contro l'integrità territoriale o l'indipendenza politica di qualsiasi stato, assorbendo, con evidente debolezza, la condanna implicita degli attacchi al consolato iraniano a Damasco.

Mentre, esplicita è stata la sua condanna dell'attacco dell'Iran a Israele, per quanto la stessa "Carta" preveda, come legittima, la reazione ad un attacco subito.

Gli Stati Uniti sono impegnati in un complesso esercizio di equilibrismo diplomatico, su un filo che demarca la conferma della totale alleanza con Israele e la volontà di evitare un'escalation sedandone gli intenti aggressivi che si sono già sentiti in questi giorni in reazione alla pioggia di droni iraniani.

Amir Saeid Iravani, ambasciatore iraniano ha affermato che Teheran non vuole l'espansione del conflitto, ma, se attaccato sarebbe costretto a difendersi, anche contro gli USA.

Questa dichiarazione è avvalorata da alcuni funzionari statunitensi che interpretano l'azione iraniana come la risposta alla necessità di salvare la faccia e non come espressione di una volontà guerrafondaia.

Mentre, il ministro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz ha detto che Israele esigerà un prezzo dall’Iran quando sarà il momento “giusto”.

L'attacco iraniano è stato concepito in modo chirurgico, mirando contro presidi militari israeliani per evitare danni ai civili e, ieri, l'ambasciatore iraniano ha affermato che l'attacco contro Israele “è stato interamente nell'esercizio del diritto intrinseco dell'Iran all'autodifesa”, precisando che Teheran aveva avvertito gli alleati 72 ore prima dell'attacco.

Gli USA hanno negato  di aver ricevuto l'avviso facendo apparire alla percezione di chi osserva il "consesso straordinario" come un ritrovo di ragazzetti impenitenti, anzichè di leader che hanno in mano il futuro del pianeta.

Al di là degli equilibri di forza interni all'ONU, comunque, parole sono state pronunciate e restano.

Pare che Biden abbia detto, direttamente, al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu,  che Washington non avrebbe partecipato ad alcuna azione offensiva contro l’Iran.

I rappresentanti di Stati Uniti,  Giappone, Germania, Francia, Gran Bretagna, Canada e Italia, riuniti in videoconferenza,  hanno  concluso che l’Iran, “con le sue azioni, ha fatto ulteriori passi avanti verso la destabilizzazione della regione e rischia di provocare un’escalation regionale incontrollabile” e che le loro nazioni “sono pronte ad adottare ulteriori misure ora e in risposta a ulteriori iniziative destabilizzanti”.

L'attacco iraniano potrebbe allargare la protesta degli israeliani contro Netanyahu complicando, ulteriormente, la situazione interna.

La materializzazione armata di un ennesimo nemico agganciata alla sua leadership, è ragione di incremento dell'incertezza e della paura in terra d'Israele, mentre la morte insiste tra i palestinesi per mano dei militari e dei coloni israeliani.

Per evitare l'escalation, condizione che pare sgradita alla gran parte dei leader in campo, le "Grandi Democrazie" del G7 e l'ONU, dovrebbero abbandonare il doppio standard, ammesso che ne abbiano il potere e la forza.

Dalla Cina, con l'invito alla calma e alla moderazione, la posizione è che l'attacco dell'Iran in risposta al bombardamento israeliano dell'ambasciata iraniana in Siria sia stato "contenuto".

Israele dovrebbe evitare ulteriori azioni provocatorie che potrebbero esacerbare la situazione e causare ulteriori danni all’Iran che sarebbe costretto a difendersi.
Gli esperti cinesi propongono una chiave di lettura carica di insidie. La concentrazione sull’Iran da parte di Israele potrebbe essere una mossa strategica per coinvolgere gli Stati Uniti nella guerra, 
assicurandosi un maggiore sostegno da parte di Washington, dato che pare ridursi.

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