Derivati, arriva la condanna per chi ingannò i comuni...in Australia

Scommetto che leggendo il titolo per un attimo vi è passata per la mente la pazza in idea che in Italia chi sbaglia paga vero? No, tranquilli, siete sempre ancorati nella realtà nostrana, quella dove le banche possono infarcirvi di biomassa (per dirla elegantemente) per poi tutto sommato riprendere la vita di sempre senza troppi problemi (si pensi al caso eclatante Cassino-JP Morgan, leggetevi questo interessante pezzo, conclusosi poi con un transazione mai rivelata nei termini ). Ma in Australia a quanto pare no (non è questione di esterofilia o fregnacce varie, vogliamo semplicemente fare delle rilevazioni empiriche). Anzi, anche se non siete la venditrice diretta, ma il vostro operato avrebbe comunque tratto in inganno la parte lesa dall`affare, beh siate pur certi che un po` di grattacapi vi toccano.

E i grattacapi sono toccati nello specifico all’agenzia di rating Standard & Poor`s, la quale avrebbe tratto in inganno gli investitori assegnando il massimo dei voti ad un prodotto derivato molto complesso e il cui valore e` crollato due anni dopo essere stato creato da Abn Amro.  Ma vediamo la vicenda nel dettaglio.


I comuni avevano perso l`equivalente di 13 milioni di euro in complessi investimenti in titoli Cpdo (Constant proportion debt obligations), pubblicizzati come Rembrandt notes e creati da ABN Amro, che avevano ottenuto il rating AAA da Standard and Poor`s. I comuni avevano perso il 93% del capitale investito verso la fine del 2006 nei titoli, acquistati tramite la società di servizi finanziari Local Government Financial Services (Lgfs). Il giudice della Corte Federale di Sidney Jayne Jagot ha stabilito che i comuni hanno diritto ad essere risarciti da Lgfs, Standard and Poor`s e ABN Amro, colpevoli di negligenza e di condotta ingannevole. Ciascuna delle tre realtà dovrà rimborsare un terzo della somma totale, che con gli interessi è arrivata 24 milioni di euro.


Questo è il giudizio (non definitivo, ora arriverà probabilmente l’appello) della corte, che ha quindi dato ragione a 13 comuni australiani che avevano acquistato l`obbligazione incriminata, in quanto“un`agenzia di rating `ragionevolmente competente`, non avrebbe potuto assegnare la tripla A a quel prodotto”. D’altra parte si sa, competenza e onestà non necessariamente sono qualità destinate a convivere.
``